Quattro quesiti per sconfiggere il più grave attacco alla scuola della Repubblica, alla libertà di insegnamento e alla democrazia nella scuola.
Insegnanti, studenti, genitori, lavoratori della scuola: siamo i promotori dei quattro quesiti del referendum sulla scuola per abrogare il peggio della legge conosciuta come “buona scuola”… che però è buona solo per la propaganda.
Abbiamo portato nelle piazze centinaia di migliaia di persone, protestato, dialogato, presentato proposte per cambiare questa legge sbagliata, che rischia di riportare indietro la scuola italiana, quando invece è chiaro a tutti che l’istruzione pubblica è la più grande risorsa per il futuro del Paese. Non è servito a niente. Allora abbiamo deciso di fare la cosa più semplicemente democratica: appellarci alla partecipazione popolare.
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Docenti a chiamata discrezionale
Se vince il SI il dirigente scolastico non potrà più, a sua discrezione, scegliere e confermare o mandar via dopo tre anni i docenti. L’assegnazione dei docenti alle scuole avverrà con criteri oggettivi e senza il ricatto della scadenza, eliminando il rischio di gestione clientelare (in Italia…..poi) delle assegnazioni, e di limitazione della libertà d’insegnamento: il preside non potrà condizionare l’autonomia professionale dei docenti
Il merito dei docenti
Se vince il SI viene abrogato il potere del dirigente scolastico di scegliere i docenti a cui dispensare discrezionalmente il premio salariale per presunto “merito” (con tutti i rischi clientelari che non facciamo fatica a immaginare). Il comitato di valutazione torna composto dai docenti e dal dirigente, non deve più identificare nessun “criterio per la valorizzazione” e si limita a esprimere parere sul periodo di prova dei neo-assunti. Il fondo annuale da 200 milioni si conferma salario accessorio per valorizzare tutti i docenti, precari inclusi, ed è inserito nella contrattazione integrativa nazionale e di scuola.
Risorse alle scuole pubbliche
Se vince il SI ogni donazione da parte dei cittadini confluisce solo all’interno del sistema d’istruzione nazionale statale, redistribuendo le risorse tra zone ricche e povere e scuole che ne hanno più o meno bisogno. Si eviterà così la creazione di scuole di élites e di scuole-ghetto e il prevedibile sbilanciamento a favore delle scuole private, in modo da garantire il diritto allo studio a tutti.
Alternanza scuola lavoro
Se vince il SI viene abrogato il limite minimo fissato per legge di 400-200 ore in azienda (istituti tecnici e professionali e licei) di alternanza scuola-lavoro. Potranno così decidere le singole scuole quando, dove e come pianificare esperienze professionali coerenti con gli obiettivi del proprio Piano di Offerta Formativa, evitando di perdere ore di lezione anche in assenza di esperienze di lavoro formative, solo per ottemperare a una formalità.
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