Analisi & Commenti

Dopo la riforma della Costituzione è tempo di togliere di mezzo la legge 107/2015

 

 

 

 

Pio G. Sangiovanni

 

 

 

La firma dell’accordo quadro del 30 dicembre 2016 fra il Governo e i sindacati che apriva la strada al rinnovo del contratto dei lavoratori della PA, scuola inclusa, scaduto ormai dal 2009, aveva avviato una discussione di merito molto articolata e piena di riserve sulla sua effettiva applicabilità, alla luce delle limitate risorse economiche disponibili. Tuttavia erano stati in molti a sottolineare l’innegabile valore positivo del passo compiuto che recuperava, di fatto, il metodo ed una nuova stagione della concertazione fra esecutivo e parti sociali. Adesso, con l’esito del voto referendario che ha travolto il governo e il Presidente del consiglio il quale, prima ancora che fossero resi noti gli exit poll, aveva già convocato una conferenza stampa nottetempo durante la quale ha preso atto della sconfitta e comunicato la fine dell’esperienza di governo con l’annuncio di immediate dimissioni nelle mani del Capo dello Stato Mattarella.

Una decisione inevitabile che ha aperto una crisi di governo proprio nel momento in cui giungeva alle battute conclusive l’iter parlamentare di approvazione della legge di stabilità con tutti i provvedimenti connessi.

Ed è proprio su queste questioni che si concentra l’attenzione delle parti interessate, a cominciare dal mondo del lavoro e dei lavoratori della scuola. I problemi sul tappeto sono quelli posti da sempre dalle centinaia di migliaia di docenti che hanno cercato con tutti i mezzi legittimi di ostacolare fin dall’inizio la legge 107/2015, della cosiddetta “Buona scuola”, mettendone in evidenza gli elementi profondamente sconvolgenti di tutto l’impianto della scuola pubblica e democratica, così come era stata concepita dalla Carta costituzionale. Appelli, iniziative e ogni tipo di azione era stata posta in essere al fine di ricondurre il processo di riforma nel giusto solco di quei principi di equità, libertà di insegnamento e rispetto della dignità del personale che quotidianamente opera nel mondo della scuola con passione, spirito di sacrificio e grande senso di responsabilità.

Purtroppo le cose sono andate per come tutti sappiamo, ma finalmente i nodi sono giunti al pettine con il referendum costituzionale che ha sonoramente bocciato una proposta di riforma della Carta costituzionale assolutamente inaccettabile e malfatta. La lezione che se ne trae è che quando si tocca la Costituzione della Repubblica italiana, si tocca un nervo scoperto degli italiani; la Costituzione va innanzitutto rispettata. Questa è la conclusione più semplice e logica che si trae, al di là dei tanti che in vario modo si sono dichiarati vincitori.

La nuova fase politica che si apre è all’insegna delle incertezze e sicuramente farà saltare le modifiche alla Legge di bilancio che riguardavano anche la scuola. Tuttavia a questo punto ciò che più conta è che al nuovo Esecutivo e ai futuri candidati al governo del Paese si chieda e si pretenda di togliere di mezzo la Legge 107 che ha avuto il tragico merito di avvelenare i rapporti nel mondo della scuola creando ingiustizie, precarietà e incertezze senza fine.

Pio G. Sangiovanni

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