Analisi & Commenti

Sicurezza nelle scuole, emergenza nazionale

Se il 50% delle scuole italiane non ha il certificato di agibilità, se il 65% non ha quello di prevenzione incendi e se il 36% degli edifici necessità di urgenti interventi di manutenzione, allora la sicurezza nelle scuole assurgerebbe al rango di emergenza nazionale. La preoccupazione tra docenti, famiglie e studenti non potrebbe che essere assai notevole.

Si tratta, a parte la carente manutenzione ordinaria, soprattutto nelle regioni meridionali, a incrementare le condizioni di insicurezza degli edifici scolastici, di dati forniti da Legambiente, presenti in un articolo di orizzontescuola.it dal titolo “Liceo Darwin. Morte di Vito Scafidi, condannati anche tre docenti. Si dimettano tutti i responsabili della sicurezza delle scuole italiane”. Dati che pongono “l’Italia al fondo della classifica europea, seguita solo dalla Polonia”.

Piuttosto che ipotizzare le dimissioni dei responsabili della sicurezza delle scuole italiane e dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, sono necessarie puntuali e costanti attenzioni e conseguenti ispezioni, più volte ripetute durante l’anno scolastico, da parte di coloro che hanno la funzione di responsabile dei servizi di prevenzione e protezione (RSPP) (nominato e incaricato non per chiamata diretta del d.s., retribuito con fondi pubblici), di addetto ai servizi di prevenzione e protezione (ASPP), di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) (anch’esso retribuito, sebbene con cifre niente affatto compatibili col peso delle responsabilità assunte). Le attenzioni e le ispezioni debbono essere immediatamente seguite da circostanziate relazioni sulle evidenti, o comunque da far presupporre, condizioni di pericolosità; relazioni inviate al dirigente scolastico, affinché a sua volta formalmente comunichi, immediatamente, allegando la relazione, al sindaco e all’assessore per i lavori pubblici del comune o al presidente della provincia e all’assessore  per i lavori pubblici della provincia, territorialmente competenti in ordine alla tipologia dell’istituto scolastico, quanto è stato evidenziato dal responsabile dei servizi di prevenzione e di protezione, dagli addetti agli stessi servizi e dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, chiedendo il tempestivo intervento per eliminare i pericoli segnalati.

Se l’intervento da parte dell’amministrazione (comunale o provinciale) non è immediato, il dirigente scolastico deve procedere con la diffida nei confronti delle autorità comunali o provinciali, affinché intervengano immediatamente, avvertendo che in caso contrario, e quindi di mancato immediato intervento, oltre a declinare la propria responsabilità, si rivolgerà, con circostanziato esposto, alla magistratura, all’ufficio per la protezione civile, al direttore generale dell’ufficio scolastico regionale e al dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, al Miur, al presidente della Regione e ai competenti assessori regionali per l’istruzione e per le opere pubbliche. Se, nonostante la sua diffida, l’intervento dell’autorità comunale o dell’autorità provinciale competente non avviene tempestivamente, il dirigente scolastico, poiché potrebbe configurarsi l’esistenza di un reato penalmente perseguibile (e lo sarebbe anche nei suoi confronti se, avendo omesso di presentare la denuncia, si verificasse un incidente – per esempio, il crollo di un soffitto – con danni soprattutto alle persone: alunni, docenti, ata, genitori di alunni o altre persone a qualsiasi titolo presenti nell’edificio), ha l’obbligo di presentare circostanziata denuncia all’autorità competente, ovvero alla Procura della repubblica. Se le condizioni di pericolosità sono particolarmente evidenti e alquanto gravi, valuterà l’opportunità e la necessità di chiudere l’accesso all’edificio scolastico.

Per quanto concerne le responsabilità, tra le “disattenzioni”, le “omissioni” e soprattutto tra le “sordità” degli amministratori comunali, provinciali e regionali (anche per quanto concerne le “verifiche” dei direttori generali e dei dirigenti degli uffici scolastici), sono recentemente emerse – evidenziate da Lucio Ficara nel suo articolo “Ds sotto inchiesta per violazione delle norme sulla sicurezza” (con la precisazione che “l’inchiesta portata avanti dal PM Raffaele Guariniello è soltanto la punta di un iceberg, in quanto la situazione riscontrata nelle scuole su citate rappresenta in buona parte le scuole italiane e non l’eccezione”) – quelle che derivano da condizioni di irregolarità degli istituti scolastici “Vittorini” di Grugliasco e “Pascal” di Giaveno, in Piemonte, nel torinese, che hanno visto sotto inchiesta i rispettivi dirigenti “per violazione del Testo unico della sicurezza sul lavoro”. Per quanto concerne la “Vittorini”, la contestazione del PM Guariniello ha riguardato “la presenza di lana di vetro, materiale cancerogeno nei controsoffitti”. Per quanto concerne la “Pascal”, la contestazione ha riguardato le accertate “carenze strutturali in relazione al rischio sismico della zona, in quanto le parti prefabbricate potrebbero sganciarsi e crollare, procurando notevole danno agli studenti e al personale della scuola”.

La sentenza del processo d’appello per il crollo del controsoffitto nel liceo “Darwin” di Rivoli, in provincia di Torino – in conseguenza del quale il 22 novembre 2008, alle ore 11.05, al termine dell’intervallo, morì lo studente di diciassette anni Vito Scafidi a causa della caduta del controsoffitto, con tutto il pesantissimo materiale che vi stava sopra, nell’aula nella quale si stava svolgendo la lezione –, pone tra i condannati anche i tre insegnanti che avevano la funzione di responsabili per la sicurezza della scuola.

Il dott. Raffaele Guariniello, procuratore generale e coordinatore del pool di magistrati dell’accusa, dopo la conclusione del procedimento ha detto: “Questo processo è importante anche per il futuro perché ci sono scuole con grossi problemi di sicurezza non solo a Torino. Spero che il nuovo governo sappia trarre insegnamento da questa tragedia e investire sulla sicurezza nei luoghi dove mandiamo i nostri figli e nipoti. C’erano tutti gli elementi per rendersi conto che la situazione era tragica. Questo dramma poteva essere evitato”.

Prof. Sebastiano Maggio

Presidente Sezione AND di Catania

 

 

 

 

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