Note & Interventi

Se a governare sono i tecnici e non la Politica.

Ancora una volta la scuola fa parlare di sé dopo l’ennesimo tentativo di scippo perpetrato inopinatamente dal MEF, con la motivazione che si tratterebbe di un “atto dovuto”.

Per la verità, la storia del “recupero del credito erariale accertato”, che moltissimi docenti si vedranno comunicare nel cedolino dello stipendio di gennaio 2014, con contestuale decurtazione di € 150,00 dallo stipendio, nasce alcuni mesi fa con l’emanazione del DPR 4 settembre 2013, n. 122, “Regolamento in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti, a norma dell’articolo 16, commi 1, 2 e 3, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111 e pubblicato nella GU Serie Generale n. 251 del 25-10-2013, entrato in vigore il 9.11.2013.

 Per la sua natura alquanto tecnicistica, probabilmente molti, anche fra gli addetti ai lavori non avevano fatto molto caso a dove si sarebbe andati realmente a parare. Ma certamente non è sfuggito ai tecnici del Ministero del Tesoro che hanno fatto un po’ di conti mettendo immediatamente in moto la procedura, come se si trattasse semplicemente di “atto dovuto”, appunto, come è stato candidamente ribattuto alle rimostranze del Dicastero della Istruzione e alle feroci polemiche che ne sono derivate, una volta divulgatasi la notizia e avuta reale contezza degli effetti reali. Infatti, in pieno periodo natalizio, con nota datata 27 dicembre 2013, Messaggio 157/2013, destinato agli utenti NoiPA, il MEF preannunciava che tutti gli interessati avrebbero ricevuto sul cedolino dello stipendio di gennaio il seguente messaggio: “Si comunica che, in applicazione del D.P.R. 122/2013, art. 1, comma 1, che proroga fino al 31 dicembre 2013 l’art. 9, comma 23, D.L. 78/2010, relativo al blocco degli automatismi stipendiali per il personale del Comparto Scuola, è stato accertato un credito erariale di € ………. imponibile fiscale (al netto delle ritenute previdenziali) con recupero a decorrere dalla mensilità di gennaio 2014 con rate mensili di € 150,00 lorde fino a concorrenza del debito. Si precisa che il recupero applicato sullo stipendio lordo determina contestualmente l’applicazione di un importo IRPEF più basso”.

Per la cronaca, e per completezza di informazione, bisogna dire che la stessa nota aveva precisato quasi in premessa che “L’applicazione è esclusa, ai sensi del comma 22 del D.L. 78/2010, per il personale della Magistratura, Avvocati e Procuratori dello Stato”.

Quanto è successo è davvero inquietante in quanto va a colpire ulteriormente i lavoratori del comparto scuola già duramente penalizzati e mortificati negli ultimi anni, e la marcia indietro annunciata nella giornata di mercoledì 8 gennaio 2014, in seguito al vespaio di polemiche che ne è seguita, non può far stare per niente tranquilli, proprio quando invece si cominciava a pensare che la stagione dell’ostracismo dei Governi nei confronti della scuola, all’insegna dell’aberrante motto “tanto con la cultura non si mangia”, sembrava fosse definitivamente tramontato.

Pio G. Sangiovanni

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