Riceviamo e pubblichiamo.
Come funziona il sistema scolastico sul versante disciplinare? Lo stesso organo che accusa (ossia il dirigente scolastico) ha il potere di giudicare e di sanzionare. In sostanza, non esiste un’autorità che sia terza e neutra, ovvero una figura “super partes”. Allorquando un dirigente promuove una preventiva contestazione d’addebito ed avvia un procedimento disciplinare nei confronti di un sottoposto (che sia un docente o un ATA), ed in seguito lo convoca in sede di giudizio, è il medesimo dirigente che sentenzia ed infligge una eventuale sanzione nei confronti del dipendente. In altri termini, non mi sembra che si tratti di un ordinamento corretto ed equilibrato, e ancor meno democratico. Il sistema in questione è arbitrario e sbilanciato a netto favore del dirigente scolastico, vale a dire a vantaggio di quell’organo gerarchico che si erge sul piedistallo del “pubblico ministero” e, contemporaneamente (!), del “giudice arbitro” che detiene quell’autorità per emettere una sentenza. A maggior ragione, un tale meccanismo “giuridico” risulta oltremodo iniquo e squilibrato, se si tiene pur conto dei poteri e delle prerogative che la legge 107 del 2015 (altrimenti nota come “La Buona Scuola”, varata dall’allora governo Renzi) attribuì ai dirigenti scolastici immessi in ruolo.
Lucio Garofalo