04/09/2003
di Capuzzo Fiorella Maria Bernadette
Responsabile AND Regione Lombardia
Nelle gelide giornate che spesso caratterizzano l’inverno milanese si è svolto un convegno, che si è proposto di sviluppare una riflessione globale sul futuro delle riforme scolastiche.
Dopo la recente pubblicazione del cosiddetto Rapporto Bertagna, un documento di ripensamento dell’intero sistema scolastico di istruzione e di proposta di una nuova riforma degli ordinamenti scolastici, sembra, infatti, inevitabile affrontare i temi più scottanti che stanno caratterizzando questa stagione scolastica.
Ma quale stagione sta vivendo la scuola in questo momento? Certamente una stagione invernale piuttosto rigida, caratterizzata da un clima incerto con precipitazioni di sfiducia e di disorientamento.
Dalla recente indagine OCSE emerge, infatti, un panorama della scuola italiana ancora piuttosto debole, specialmente per ciò che riguarda l’impianto culturale del nostro sistema scolastico, ma anche per la rigidità dei sistemi della formazione e dell’università.
L’autonomia scolastica e la riforma dei cicli hanno cercato in qualche modo di dare risposta a questi elementi di debolezza, semplificando l’impianto del sistema scolastico in tre ordinamenti: scuola dell’infanzia, scuola di base e secondaria, delineando un percorso formativo unitario dai 3 ai 18 anni basato su un curricolo flessibile ed introducendo l’obbligo scolastico e formativo in un sistema integrato di istruzione, formazione e lavoro., mentre il blocco delle riforme voluto dal nuovo Governo da un lato e la necessità di riattivare completamente il sistema dall’altro lato stanno ora “congelando” la scuola .
In questo senso il documento Bertagna, pur introducendo, a volte, novità non sempre condivisibili, offre una occasione importante per la ripresa del dibattito sulle riforme.
La filosofia di tipo ingegneristico che soggiace al Documento Bertagna ingloba, infatti, alcuni elementi introdotti dalla Legge 30/00, vale a dire: l’obbligo formativo a 18 anni; la valorizzazione della scuola dell’infanzia; la formazione superiore integrata e la necessità di qualificare il sistema della formazione professionale, ed introduce al tempo stesso elementi di novità, che risultano piuttosto critici per gli addetti ai lavori, quali : la riduzione della scuola secondaria da 5 a 4 anni; l’opzione tra istruzione e formazione professionale a 14 anni; l’assenza di strumenti culturali di base; la riduzione dell’orario complessivo di ore/lezione.
La transizione tra un sistema scolastico riformato ed un sistema riformante non pone però ancora al centro le questioni fondamentali della valorizzazione della professionalità e della carriera dei docenti, quali attori principali proprio delle riforme stesse.
Per trasformare il sistema scolastico del nostro Paese è necessario, quindi, rilanciare con forza un dibattito sulla questione degli insegnanti, porre al centro delle politiche scolastiche la gestione delle risorse umane. Nella società della Net-Economy le risorse umane costituiscono, di fatto, il vero capitale, ragione per cui si pone il problema della complessità del profilo professionale.
Le professioni esistono, però, sulla base di strutture retributive, del profilo e dell’organizzazione del lavoro.
Nella scuola dell’autonomia serve un uso flessibile delle risorse professionali, dove i docenti possano assumere ruoli diversi, finalizzati al raggiungimento di obiettivi imposti sulla base dell’attuazione di sempre nuove e più complicate riforme .
I docenti sembrano essere diventati OGM, Organismi Geneticamente Mutabili, pronti al trasformismo per necessità o per volontà, per soddisfare le esigenze riformatrici di questo o di quel Governo, o semplicemente per amore della scuola; anche se il disagio inespresso e l’insoddisfazione di molti di loro per i processi di cambiamento in atto, spesso estranei e lontani dal quotidiano, costituiscono il vero climax della scuola.
Per uscire da questo lungo inverno sarebbe allora necessario sviluppare una cultura professionale dei docenti, ridefinire il profilo professionale, costituire un ordine professionale, realizzare un codice deontologico, e riprogettare un sistema stipendiale adeguato.