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Il nodo stipendio-carriera-valutazione degli insegnanti e la crisi del sistema scolastico Italiano

Note in margine al rapporto OCSE “Education at a Glance 2024”

di Pio G. Sangiovanni.

Il nodo stipendio-carriera-valutazione degli insegnanti resta al centro del dibattito all’interno e fuori dal mondo della scuola, anzi non è esagerato dire che se veramente si vuole uscire dallo stato di crisi profonda in cui si dibatte il sistema scolastico in Italia, è indispensabile scioglierlo superando antiche e nuove contrapposizioni e pregiudizi culturali o ideologici che siano.

Sicuramente alcuni interessanti spunti di riflessione anche a supporto di quanto l’AND sta proponendo da anni sulla necessità di un radicale cambio di paradigma rispetto all’attuale organizzazione del sistema di governance dalla scuola, ci vengono dal rapporto OCSE “Education at a Glance 2024”, presentato a Roma lo scorso 26 settembre nella Sala della Comunicazione del MIM e che ha fatto registrare un interessante confronto fra il Ministro Valditara e il direttore del settore Education & Skills dell’OCSE Andreas Schleicher.

Rimandando per tutti gli approfondimenti all’esaustivo servizio del Direttore Generale Invalsi Paolo Mazzoli, vogliamo qui sottolineare alcuni aspetti che vanno direttamente al cuore del problema e pongono in modo non più rinviabile la questione di tendere finalmente ad un raccordo fra la visione di tipo quantitativo (i docenti guadagnano poco e quindi bisogna fare uno sforzo per aumentare il loro stipendio), e la descrizione di tipo qualitativo-motivazionale che pone anche l’accento sul fatto che la carriera dei docenti è praticamente piatta (“career in Italy is very flat”) come ha dichiarato Andreas Schleicher.

Due differenti prospettive che tuttavia non si escludono, fermo restando il fatto che bisogna innanzitutto aumentare gli stipendi, che sono attualmente pericolosamente “sotto soglia” e tali che sempre meno persone vogliono dedicarsi all’insegnamento, al punto da prefigurare in un prossimo futuro gravi carenze di organico, proprio come sta già avvenendo nel sistema sanitario italiano.

Tuttavia, accanto a questa fondamentale condicio sine qua non, sarebbe opportuno liberarsi di quella sorta di pregiudiziale diffidenza verso qualsiasi proposta di premialità individuale legata anche alla cultura valutativa italiana, percepita spesso come sanzione o premio inappellabile e, in quanto tale, probabilmente da rivedere profondamente. Del resto a livello internazionale in campo accademico, si parla di “performance collettiva, di apprendimento organizzativo e di performance management, cioè di valutazione non orientata ad un giudizio e a un premio ma al miglioramento della professionalità”.

In altri termini, la via maestra da intraprendere per restituire dignità, rispetto e autorevolezza alla nobile arte dell’insegnamento e alla carriera docente, è anche quella che attraverso un procedimento trasparente, ognuno possa aspirare, per esempio, a diventare “docente senior”, con funzioni e ruoli corrispondenti all’elevata qualità professionale derivante anche da una lunga e quotidiana esperienza umana e professionale di dialogo didattico-educativo e intergenerazionale.

Sarebbe questa una conclusione meritata, onorevole e gratificante, completamente opposta rispetto a quella sensazione di inevitabile e malinconico declino che spesso accompagna gli “anziani” docenti prossimi ad essere collocati in “quiescenza”, dopo aver dedicato buona parte della loro vita alla scuola.

ALLEGATI
La nota per Paese: Italia

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