
di PIO G. SANGIOVANNI*.
Dai resoconti quotidiani dei mezzi di informazione, ma anche dal nostro osservatorio diretto, emerge che la scuola pubblica italiana è immersa in un clima di profonda conflittualità, di una sorta di tutti contro tutti: coabitazione difficile fra dirigenti e docenti, molto spesso vittime, questi ultimi, di azioni che rasentano il bullismo. Le segnalazioni che ci giungono quotidianamente parlano di atteggiamenti arroganti, decisioni arbitrarie assunte disapplicando le norme o piegandole a interpretazioni personali, per riaffermare una sorta di potere assoluto, esercitato adottando forme subdole di pressione nei confronti dei docenti che non si piegano acriticamente a desiderata a volte discutibili o, semplicemente rivendicano i loro diritti attraverso l’ovvia richiesta di applicazione del contratto di lavoro.
La casistica si allarga ogni giorno e comprende anche la mortificazione degli organi collegiali, ridotti ormai a silenziosi luoghi di ratifica delle decisioni da assumere; discussioni e confronto inesistente e repressione brutale di qualsiasi voce dissenziente; docenti che, a volte, oltre a svolgere il loro compito professionale, sono chiamati ad occuparsi di mansioni di tipo amministrativo, come ad esempio fare fotocopie dei documenti degli studenti, registrarli e, nel caso di scuole che ospitano studenti stranieri, controllare la regolarità dei permessi di soggiorno.
Sovraccarico di corsi di formazione, obbligatori di fatto, anche se non rientrano fra quelli prescritti per legge; e poi, circolari nelle quali si fissa, ad esempio, come limite ultimo per il godimento delle ferie estive il 26 agosto anziché il 31, come previsto dal contratto nazionale, senza che ciò sia contemplato nel piano annuale delle attività. Casi simili si sono verificati in scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione dove, a differenza delle secondarie di secondo grado, non si organizzano attività di recupero estivo con esami finali e relative deliberazioni di ratifica dei risultati da parte degli organi collegiali interessati. Altra questione oggetto di contestazioni che ha dato luogo alle più svariate e a volte bizzarre interpretazioni, riguarda i “permessi annui per motivi personali o familiari dei docenti” di cui all’art. 15, c.2 del CCNL 2006/09.
Una situazione davvero complicata, insomma, che ha generato un malessere profondo che si aggrava e cresce in modo esponenziale, diventando insostenibile, se aggiungiamo lo stillicidio di micro e macro aggressioni e altri episodi di violenza e intimidazioni quotidiane, perpetrati da studenti e genitori nei confronti di docenti e non solo.
Ma “Se Atene piange, Sparta non ride”! Viene alla mente questo antico proverbio, leggendo i dati dell’indagine sul benessere professionale dei dirigenti scolastici italiani, realizzata dall’ANP, il sindacato dei presidi, in collaborazione con l’Università LUMSA e presentata lo scorso 21 maggio al ministro Valditara. Da essa emerge “una situazione di stress professionale cronico e insostenibile che mette a rischio non solo la salute dei dirigenti ma l’efficacia dell’intero sistema scolastico“.
Una conclusione che ancora prima riguarda la categoria dei docenti per i quali, come già altri studi ed inchieste hanno dimostrato ed è ormai risaputo, la situazione è di gran lunga peggiore. Mal comune mezzo gaudio, dunque? Assolutamente no, anzi, nessun gaudio! Ma solo la presa d’atto che l’attuale sistema di governance della scuola pubblica italiana fa star male tutti. Che fare dunque?
Se così è, sommessamente chiediamo che si metta finalmente mano ad una riforma seria della governance del sistema scolastico italiano, eliminando le stridenti contraddizioni attualmente esistenti e restituendo dignità e autorevolezza alla “Scuola comunità educante e democratica“.
*Presidente nazionale AND