Note & Interventi

Pensioni, opzione donna. Una clamorosa bugia

La fanno passare per una generosa concessione del governo con i sindacati confederali soliti plaudenti che la spacciano per una conquista. In realtà è gravemente dannosa per chi la sceglie e contiene un messaggio subdolo devastante.

Parliamo della cosiddetta opzione-donna, la facoltà cioè di andare in pensione con 35 anni di contributi, adesso 37, avendo un minimo di 57 anni di età. E’ un opzione riservata alle donne che trova purtroppo qualche adesione, tutte di troppo, proprio nella scuola pubblica italiana dove, come si sa, è di gran lunga prevalente la presenza al femminile.

Che si tratta di un vero furto di Stato dei contributi previdenziali di chi ha lavorato una vita nella scuola non lo dice il governo, i sindacati, i giornali e le tv asservite. Che si tratta di un tentativo di sperimentare e imporre l’iniquo trattamento pensionistico del “tutto contributivo” mai adeguatamente rivalutato, colpendo solo l’ultima generazione delle pensionande, senza alcuna gradualità e flessibilità, creando disparità ingiuste fra colleghe che vanno o andranno in pensione dopo 4 o 5 anni rispetto a quelle che sono andate nel 2011 o prima, nessuno lo scrive. Per le baby pensioni e per i privilegi di politici e sindacalisti, dei fondi pensioni o assicurazioni integrative mai partiti, della falsità di voler tutelare le nuove generazioni mentre per loro non solo non c’è lavoro ma, di questo passo, non ci sarà pensione visto che lo Stato non destina assolutamente niente della rapina in atto, almeno da Monti in poi, dei contributi previdenziali di tutti, si tace. Opzione donna è stata sperimentata già lo scorso anno, si ripropone quest’anno ed è pure prevista una proroga. Perchè? Come mai il governo è così generoso da prevedere nel bilancio 2016 qualche dollaro in più per queste care donne che vogliono andare in pensione prima di tutti gli altri? E’ presto detto e basta fare due conti. Chi sceglie opzione donna perde nell’assegno mensile pensionistico una cifra oscillante tra il 20% e il 40% della pensione che invece riscuoterebbe con i duri requisiti imposti dalla famigerata legge “Fornero”, cioè 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini per la pensione che hanno il coraggio di chiamare “anticipata”, per tutti l’età minima di 66 anni e sette mesi per la pensione di vecchiaia, requisiti che crescono di anno in anno. Il governo, il PD, quel Damiano, tutt’altro che paladino dei pensionandi, i sindacati confederali compiacenti e ormai uffici di “disbrigo pratiche” governativi hanno confezionato il “pacco” dell’opzione donna molto bene. Mettiamo qualcosa nel disastrato bilancio dello Stato quest’anno e poi ci riprendiamo tutto e molto di più negli anni successivi con interessi usurai, facciamo passare il “tutto contributivo” come una cosa lecita ma solo per il popolo, non tocchiamo il carrozzone Inps, pensioni d’oro e d’argento, non tocchiamo i privilegi dei parlamentari nazionali e regionali, non tocchiamo le migliaia di dirigenti con contratto di diritto privato scelti dalla casta per governare Ministeri e Enti di Stato, Aziende partecipate e falsamente pubbliche o falsamente private che è ormai la stessa cosa, tutto naturalmente senza concorso. Intanto bisogna fare un poco di terrorismo psicologico, l’Inps è in difficoltà, l’ex Inpdap sta fallendo etc. Qual è invece la verità? Sulla opzione donna dovrebbe essere chiaro, concediamo un po’ di soldi all’Inps rispetto agli ingenti incassi del Tesoro dalla famigerata legge “Fornero” ma solo quest’anno, poi ci rifacciamo con almeno 6000 euro in media che togliamo ogni anno e per tutta la vita a queste pensionate di serie B, 500 euro in media ogni mese rispetto alla collega (amica?) che è andata in pensione 4 o 5 anni fa. L’una prende 1000 o 1200 euro al mese, l’altra 1600 o 1800. Ma siamo costretti, l’Inps ed ex Inpdap non possono fare di più… Perchè mai? Per l’Inps basta far parlare il suo attuale Presidente, nominato da Renzi, basta convincere che bisogna avere i conti in equilibrio, fare proiezioni a 50 anni per giustificare il furto degli ultimi 5 anni e quello dei prossimi 10. Per l’Inps basta mantenere il carrozzone che fa di tutto meno quello che tocca fare a un Istituto di previdenza, si occupa di cassa integrazione, invalidità, disoccupazione, borse di studio, maternità, mobilità e chi più ne ha più ne metta, tutto quello che nei Paesi civili e perfino incivili è a carico della fiscalità generale. L’ex Inpdap? Dovrebbe essere da almeno un decennio unica cosa con l’Inps invece sono separati in casa, non si parlano, non hanno un archivio comune e poi ha portato tanto deficit all’Inps… Altra bugia, l’ex Inpdap è da sempre in deficit perchè oltre ad essere un carrozzone, più piccolo, uguale all’Inps è alimentato dai contributi previdenziali dei dipendenti statali e pubblici. Chi non paga i contributi per i dipendenti pubblici, chi è il datore di lavoro che non è mai chiamato da equitalia a pagare? Ma è proprio lo Stato, il governo e i governi precedenti. Abbiamo riassunto qualche pezzo di verità, per invitare tutte le colleghe a non scegliere opzione donna, lasciamola alle mogli degli onorevoli, dei notai, dei primari e dei superburocrati. Non facciamoci rapinare ancora, resistere e chiedere la gradualità e la flessibilità giusta è un obbligo per tutti i lavoratori del pubblico impiego e della scuola. Non bastano 40 anni di lavoro o quota 100 (età+contributi)? Come si vogliono far entrare i giovani nel lavoro in questa Italia con la percentuale più alta di disoccupazione giovanile?


                                                                                                                                                    Salvatore Salerno

                                                                                                                                                     Presidente Sezione AND di Enna, Coordinatore Nazionale Dipartimento Previdenza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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