Analisi & CommentiNews

Dirigenti tecnici con funzioni ispettive, ancora numeri insufficienti nonostante il concorso

L’importanza fondamentale del ruolo ispettivo nel garantire la qualità e l’equità del sistema educativo

di Redazione.

L’indizione del concorso ordinario per la copertura di 146 posti da dirigente tecnico con funzioni ispettive, da parte del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, ha riportato al centro dell’attenzione il ruolo e la funzione del corpo ispettivo all’interno del più ampio dibattito sulla qualità del sistema educativo italiano.

Bisogna rilevare innanzitutto che l’Italia evidenzia in questo settore gravi carenze sia dal punto di vista numerico che per quanto riguarda le risorse destinate al monitoraggio e alla valutazione delle istituzioni scolastiche. Questo elemento, unito alla complessità delle sfide specifiche del sistema educativo nazionale, rende ormai il rafforzamento del corpo ispettivo una necessità urgente e imprescindibile se si vogliono seriamente affrontare le formidabili sfide e criticità del mondo in cui viviamo.

Sicuramente l’avvio delle procedure di concorso da parte del MIM dimostra un’attenzione concreta verso il problema, riconoscendo l’importanza fondamentale del ruolo ispettivo nel garantire la qualità e l’equità del sistema educativo. Tuttavia, nonostante il valore di questo intervento, la situazione complessiva che emerge dal confronto con quanto avviene a livello europeo, rende in modo assai eloquente l’insostenibilità della situazione italiana. Infatti, anche considerando i 146 ispettori che saranno reclutati con l’espletamento del nuovo concorso, il contingente complessivo si attesterà sulle 166 unità, con un evidente deficit strutturale rispetto alle esigenze di un sistema educativo complesso e diversificato.

Nel contesto europeo, invece, il ruolo degli ispettori scolastici è strettamente connesso alla capacità di assicurare un monitoraggio continuo e capillare della qualità dell’istruzione. In Inghilterra, ad esempio, l’Office for Standards in Education (Ofsted) può contare su circa 1.760 ispettori, che effettuano valutazioni regolari in tutte le scuole con cadenze programmate. In Francia, dove il corpo ispettivo conta circa 1.500 unità, viene adottato un approccio centralizzato della valutazione sia per gli insegnanti che per le istituzioni scolastiche. I Paesi Bassi, pur essendo un paese di dimensioni relativamente piccole, dispongono di un organico di 480 ispettori che garantiscono un controllo sistematico, affiancano le istituzioni scolastiche e contribuiscono ad un miglioramento continuo.

Un quadro davvero poco edificante per l’Italia, dunque, nonostante la consapevolezza che i dirigenti tecnici svolgano una funzione essenziale per affrontare alcune delle sfide più urgenti del sistema educativo nazionale, come la lotta contro i diplomifici. Una vera e propria piaga che mina la credibilità dell’intero sistema scolastico e trova terreno fertile proprio in contesti dove il controllo è insufficiente o poco incisivo e in cui gli ispettori, con le loro competenze tecniche e la loro capacità di operare verifiche puntuali, rappresentano una risorsa strategica capace di contrastare questi fenomeni, garantendo il rispetto delle norme e promuovendo una cultura della trasparenza e dell’eccellenza educativa.

Ma per rendere pienamente efficace il corpo ispettivo italiano, oltre l’incremento numerico è necessario un intervento strutturale investendo significativamente nella formazione continua, potenziando le risorse tecnologiche a loro disposizione e introducendo sistemi di raccolta e analisi dei dati che consentano di identificare con maggiore precisione le criticità sulle quali intervenire.

Il recente concorso per il reclutamento di 146 nuovi ispettori, quindi, rappresenta un passo nella giusta direzione, ma non può essere considerata una soluzione definitiva. In Italia c’è ancora molto da fare per colmare il divario con gli altri paesi europei e garantire un organo ispettivo in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze del sistema educativo. La sfida è anche e soprattutto di tipo qualitativo: un corpo ispettivo più ampio, meglio formato e dotato di risorse adeguate, può fare la differenza non solo nel garantire il rispetto delle norme, ma anche nel promuovere un’istruzione equa, inclusiva e di qualità. Senza un intervento deciso in questa direzione, il rischio è che l’Italia rimanga indietro, compromettendo il futuro delle nuove generazioni e la competitività del paese a livello globale.

Pulsante per tornare all'inizio