di Redazione.
L’AND insiste sulla proposta di modifica della progressione stipendiale evidenziando le contraddizioni e gli elementi di criticità riguardanti i criteri di attribuzione dei bonus premiali ai docenti. L’intervento di Davide Capobianco, presidente AND provincia di Napoli, analizza i vari aspetti del Decreto ministeriale n. 258/2022, attuativo dell’art. 45 del D.L. 36/2022, sottolineando i tratti che introducono chiari elementi discriminatori e disparità di trattamento dei docenti.
Egregi Operatori della Scuola,
desideriamo portare alla vostra attenzione una questione che da tempo riguarda il mondo scolastico, e in particolare gli aspetti legati alla retribuzione del personale docente e del personale ATA. Parliamo di quella che considero una discriminazione ingiustificata tra i professionisti che operano all’interno delle scuole, in relazione agli aumenti salariali e alla progressione stipendiale.
In questi anni, abbiamo assistito a un sistema che premia in maniera diseguale i docenti, in particolare quelli che sono stati beneficiari di bonus premiali, spesso legati a criteri vaghi e non sempre equi. Tale sistema ha creato disparità tra i professionisti, alimentando un clima di disuguaglianza e disaffezione tra il personale scolastico.
La richiesta che solleviamo è quella di rivedere i criteri di progressione salariale, al fine di stabilire un sistema che garantisca un aumento salariale più rapido per tutti i docenti e il personale ATA, indipendentemente dal bonus premiale o altre modalità particolari. È essenziale che la retribuzione sia più equa e rispecchi in modo giusto l’impegno e la qualità del lavoro svolto, senza creare barriere artificiali tra i lavoratori della scuola e, in particolare, tra i vari insegnanti.
A tale riguardo, evidenziamo ulteriori discriminazioni di trattamento per i docenti con il nuovo bonus regolato dal decreto ministeriale n. 258/2022, che attua l’art. 45 del D.L. 36/2022 e prevede la suddivisione dei fondi secondo i seguenti criteri:
– 70% dei fondi destinati agli insegnanti che, negli ultimi cinque anni, non hanno presentato domanda di trasferimento, mobilità o assegnazione provvisoria, né hanno accettato incarichi annuali su altre classi di concorso. Sono inclusi in questa categoria anche i docenti soprannumerari trasferiti d’ufficio con mobilità condizionata;
– 30% dei fondi destinati a coloro che, da almeno cinque anni, prestano servizio in scuole situate in aree a rischio, caratterizzate da un alto tasso di abbandono e dispersione scolastica o rischio spopolamento. In questo caso, è necessario che il docente non sia residente o domiciliato nella provincia in cui è ubicata la scuola.
Nel complesso, la divisione dei fondi può risultare discriminatoria in quanto favorisce particolari categorie di docenti (quelli che non hanno richiesto mobilità o che lavorano in aree a rischio), ma non tiene conto di altre variabili importanti come la necessità di spostamenti per motivi familiari, di salute o per altre ragioni personali, né premia equamente il lavoro in scuole che affrontano difficoltà simili, ma non ricadono nelle aree specificamente identificate come “a rischio”.
Questo porta a una situazione potenzialmente ingiusta, in quanto per alcuni docenti che, pur lavorando nelle stesse scuole a rischio, potrebbero essere esclusi dal bonus per il solo fatto di aver tentato di cambiare sede o di spostarsi in una scuola diversa (magari per ragioni personali o professionali), pur non avendo ottenuto il trasferimento o il passaggio. Questo è il caso dei docenti che hanno visto respinta la loro domanda di mobilità e che pur continuando con immutato impegno e dedizione a lavorare nella stessa scuola, che rimane in un’area a rischio, non riceveranno il bonus per il semplice fatto di aver cercato di cambiare.
In sostanza, la situazione evidenzia una disparità di trattamento: i docenti che non hanno mai chiesto mobilità, pur magari in situazioni simili, sono favoriti, mentre quelli che hanno provato a migliorare la propria condizione (senza riuscirci), si trovano ad essere penalizzati.
Un altro elemento di criticità si evidenzia nel secondo criterio del Decreto Ministeriale n. 258/2022, che stabilisce che il bonus venga assegnato ai docenti che prestano servizio da almeno cinque anni in scuole situate in aree a rischio, ma che non siano residenti o domiciliati nella provincia in cui si trova la scuola. Questo criterio risulta a dir poco problematico, specialmente quando si considerano le distanze tra le località e la realtà geografica complessa di alcune aree.
Infatti, ad esempio, un docente che abita a Marcianise (CE), pur essendo distante solo pochi chilometri da una scuola a rischio situata ai confini della provincia di Napoli, potrebbe essere premiato, mentre un docente che vive a Portici, Boscoreale, Ercolano, Pompei oppure a Gragnano (tutti nella provincia di Napoli), ma che lavora nella stessa scuola, non riceverebbe il bonus, anche se la distanza in termini di tempo di viaggio potrebbe essere simile o addirittura maggiore nel caso del docente che risiede in provincia di Caserta.
Questa disparità di trattamento sembra irragionevole, soprattutto considerando che le distanze geografiche, e quindi il disagio logistico e quotidiano, non vengono adeguatamente prese in considerazione. In pratica, docenti che affrontano gli stessi o addirittura maggiori, disagi legati alla distanza dalla scuola e alla difficoltà di spostamento, vengono esclusi semplicemente per il fatto di abitare nella stessa provincia.
Una rigida applicazione della soglia di distanza tra il domicilio e la scuola, che non tiene conto delle reali difficoltà che devono affrontare i docenti che vivono in aree densamente popolate e geograficamente più complesse. Questa situazione può apparire come un’ingiustizia, penalizzando docenti che si trovano a lavorare in contesti altrettanto difficili, ma che sono resi “invisibili” da un criterio che ignora le reali distanze pratiche.
In sintesi, questa modalità di assegnazione del bonus rischia di essere percepita come inadeguata e poco equa, perché non tiene nella giusta considerazione le complessità geografiche e logistiche, creando disparità tra docenti che si trovano a lavorare nelle stesse aree critiche ma che sono penalizzati in modo arbitrario.
Davide Capobianco – Presidente AND Provincia di Napoli