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Al via il nuovo anno scolastico 2024/25. Sarà l’anno dello Ius Scholae?

I dati del Notiziario MIM e gli auspici di Ernesto Galli Della Loggia

di Pio G. Sangiovanni.

Galli Della Loggia: lo Ius Scholae potrebbe rappresentare una svolta per l’Italia, contribuendo a costruire una nuova identità nazionale inclusiva e dinamica, investire sul futuro, creare una società più equa, integrata e competitiva e restituire al nostro Paese la capacità di affrontare con successo le sfide del nuovo secolo.

La politica nazionale si divide e si scontra trasversalmente sullo Ius Scholae, la possibilità di concedere la cittadinanza ai giovani stranieri che completano il ciclo scolastico in Italia. Un confronto che, ci sembra, finora si sia caratterizzato più per vari proclami di carattere ideologico che sulla reale volontà di lavorare in modo sinergico alla ricerca della migliore soluzione condivisa, nell’interesse del Paese e del suo futuro.

Nel frattempo il MIM lo scorso 8 agosto ha pubblicato il Notiziario “Gli alunni con cittadinanza non italiana anno scolastico 2022/2023”, che rappresenta uno strumento illuminante per conoscere i dati oggettivi di una realtà che nessuno può più eludere o liquidare superficialmente con uscite pseudo-patriottiche o, peggio, all’insegna di pregiudizi ideologici di nessun costrutto.

Secondo questi dati riferiti all’anno scolastico 2022/2023, in Italia gli alunni con cittadinanza non italiana sono 914000, cioè l’11,2% degli iscritti nelle scuole del Paese, con una maggiore incidenza al Nord dove raggiunge il 16%, mentre al Sud e nelle Isole si attesta al 4%. La proposta dello Ius Scholae, com’è noto, si rivolge a quella che viene indicata come la “seconda generazione” di stranieri, che rappresentano la stragrande maggioranza, circa il 65%. Esattamente 598.745 minori stranieri che hanno già frequentato uno o più cicli scolastici in Italia.

Inoltre, secondo varie ricerche di istituti qualificati, sono circa 60mila gli alunni stranieri che ogni anno completano regolarmente il primo ciclo di istruzione. Un numero che tende ad aumentare ed è in controtendenza rispetto all’andamento della popolazione studentesca italiana, che continua invece a diminuire in modo quasi fisiologico e ha fatto registrare nell’anno scolastico 2022/2023 un saldo negativo pari a -145mila unità. Il numero di alunni con cittadinanza non italiana, per converso, è aumentato del 4,9% su base annua (+42.500), dovuto soprattutto alla crescita dei nati in Italia (+9.759, +1,7%) e agli studenti che per la prima volta frequentano una scuola italiana (ben 29.186 nuovi ingressi in un anno).

Per quanto riguarda la distribuzione geografica degli alunni con cittadinanza non italiana, essa non è uniforme sul territorio nazionale. Il 65,2% si trova nelle regioni del Nord, seguite dal Centro con il 23,3% e dal Mezzogiorno con l’11,5%. Le regioni con la maggiore incidenza sono l’Emilia-Romagna (18,4%), la Lombardia (17,1%) e la Liguria (15,8%). Dieci province, tra cui Milano, Roma e Torino, concentrano il 38,9% del totale degli studenti stranieri, mentre tra quelle con la più alta percentuale di alunni di origine migratoria, in rapporto alla popolazione scolastica totale, al primo posto troviamo Prato con il 28%, seguita da Piacenza (25,2%) e Parma (21,3%). Dati che presentano situazioni di classi in cui la percentuale di alunni stranieri tocca il 70% del totale e che, di fatto, rendono non praticabili le ipotesi circolate nei mesi scorsi di porre un limite di presenza di non italiani in ogni singola classe, non superiore al 20%.

Con l’avvio del nuovo anno scolastico, dunque, ai primi posti dell’ordine del giorno dell’agenda politica e non solo, resta quello dello Ius Scholae. Da affrontare però con senso di responsabilità e competenza, mettendo da parte inutili steccati ideologici o miopi calcoli elettoralistici, con l’unico obiettivo di dare una risposta dal punto di vista normativo a un problema reale che non può essere più rinviato. Nella consapevolezza che è in gioco il futuro dell’Italia.
Che si tratti proprio di questo, lo dimostra la recente presa di posizione di un intellettuale del calibro di Ernesto Galli Della Loggia, il quale sostiene che in un contesto di risorse limitate e con l’Italia in difficoltà nell’affrontare le sfide del XXI secolo è necessario, innanzitutto, ripensare e rilanciare l’intero sistema educativo, dalla scuola dell’infanzia all’università, includendo anche i grandi istituti di ricerca. Un rinnovamento che tuttavia deve essere strettamente legato alla crescente presenza di giovani stranieri nel nostro Paese, riflettendo l’urgenza di formare i “nuovi italiani” e di integrare le ondate migratorie per garantire un futuro solido all’Italia.

Lo Ius Scholae, ovvero la concessione della cittadinanza ai giovani stranieri che completano il ciclo scolastico in Italia, secondo Galli Della Loggia, potrebbe rappresentare una svolta per il Paese, contribuendo a costruire una nuova identità nazionale inclusiva e dinamica, investire sul futuro, creare una società più equa, integrata e competitiva, e restituire al nostro Paese la capacità di affrontare con successo le sfide del nuovo secolo.

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