È un quadro molto articolato quello che emerge dal rapporto annuale OCSE “Education at a Glance: OECD Indicators” che fotografa lo stato dell’istruzione nel mondo e mette ancora di più in evidenza le contraddizioni della scuola italiana che, se da un lato fa emergere innegabili positività riguardo alla qualità dell’insegnamento e l’aumento dei livelli di istruzione, dall’altro segna una sensibile e preoccupante sfiducia da parte dei giovani verso questa istituzione che, com’è stato già detto non viene più percepita, o lo è sempre meno, come un “ascensore sociale”.
In oltre 600 pagine, disponibile al momento in inglese, francese e tedesco, il report fornisce dati sulla struttura, il finanziamento e le prestazioni dei sistemi di istruzione nei 34 paesi membri dell’OCSE, così come in un certo numero di paesi partner. Con oltre 150 grafici, 300 tabelle e 100000 cifre, Education at a Glance presenta i dati fondamentali su: l’uscita delle istituzioni educative; l’impatto di apprendimento in diversi paesi; risorse finanziarie e umane investite nell’istruzione; l’accesso, la partecipazione e la progressione all’interno dei sistemi di istruzione; l’ambiente di apprendimento e l’organizzazione delle scuole.
“L’accesso all’istruzione – si legge nel documento di sintesi – continua a progredire e il numero di adulti con un alto livello di competenze in lettura continua a crescere; ma si accentuano le disparità socioeconomiche poiché l’impatto dell’istruzione e delle competenze sulle opportunità individuali di successo nella vita è considerevolmente aumentato. Se osserviamo la situazione occupazionale, in media, oltre l’80% dei laureati svolge un’attività lavorativa, rispetto a meno del 60% degli adulti con livelli d’istruzione inferiori al secondario superiore, segno che il mercato del lavoro ricompensa gli elevati livelli d’istruzione e di competenze. Non per questo, tuttavia, gli adulti con un’istruzione di livello universitario, in particolare i giovani adulti, sono al riparo dalla disoccupazione. In media, nei Paesi dell’OCSE, il tasso di disoccupazione degli adulti laureati si è attestato al 5% nel 2012 (rispetto al 3.3% nel 2008); ma per la classe di età dei 25‑34enni, il tasso registrato nello stesso anno è stato del 7,4% (rispetto al 4,6% nel 2008). Comparativamente, il tasso di disoccupazione dei 25‑34enni privi di un livello d’istruzione secondaria superiore è stato del 19,8% nel 2012, rispetto a un tasso del 13,6% nel 2008. Tali dati riconfermano che la recente crisi economica ha colpito maggiormente i giovani adulti con bassi livelli d’istruzione (Indicatore A5)”.
Per quanto riguarda l’Italia, le tabelle OCSE confermano che anche da noi la laurea conviene, ma in misura sensibilmente inferiore rispetto alla media OCSE, a causa di un sistema produttivo poco innovativo che esprime una domanda di alte qualifiche professionali molto inferiore a quella degli altri paesi sviluppati. La mancata o insufficiente valorizzazione dal punto di vista occupazionale e retributivo dei giovani altamente qualificati produce, inoltre, un rallentamento della crescita dei livelli di istruzione che rimangono, quindi, molto al di sotto della media OCSE. Anche a causa della crisi la situazione peggiora ulteriormente: sono in aumento i cosiddetti “Neet” (Not in Education, Employment or Training), fra i 15 e i 29 anni che passano dal 19,2 nel 2008 al 24,6 per cento del 2012; e, se si considera la fascia di età 20-24 anni, un giovane su tre non studia e non lavora. Anche le iscrizioni all’università diminuiscono mentre dal 2010 risulta fermo il processo di diminuzione della dispersione scolastica e degli abbandoni da parte di coloro che hanno superato i 16 anni di età. Complessivamente sono comunque aumentati i livelli di istruzione: i giovani senza diploma sono diminuiti fra il 2000 e il 2012 dal 41 al 28 per cento e la percentuale dei laureati, tra 25 e 34 anni, è salita dall’11 al 22 per cento (il 62 per cento dei nuovi laureati sono donne). Miglioramenti sensibili che, tuttavia, non colmano la differenza con i pari grado europei; infatti i giovani italiani fra i 25 e i 34 anni senza diploma, sono il 28 per cento, rispetto alla media OCSE che è del 17,4 e una media europea (UE 21) del 15,7. Non va meglio sul fronte laureati, dove l’Italia si colloca al 34° posto su 37 paesi.
Il report annuale degli indicatori OCSE presenta innegabili segnali positivi che, però, non sembrano per niente incoraggiati dalle politiche governative che segnalano come dal 2008 la spesa per l’istruzione, pubblica e privata, è stata ridotta del 12 per cento e, tra i 34 presi in esame, l’Italia è il solo paese che tra il 2000 e il 2011 diminuisce la spesa pubblica per le istituzioni scolastiche (- 3 per cento), a differenza dei paesi OCSE dove, invece, è decisamente aumentata.
Pio G. Sangiovanni