di Pio G. Sangiovanni.
Il vero problema da risolvere è proprio quello dei meccanismi di reclutamento, a partire dagli stessi concorsi, che al momento perpetuano un sistema di precariato cronico, in un clima di crescente tensione che non è più tollerabile.
Il mondo della scuola, tradizionalmente, è stato sempre attraversato da diatribe e conflitti normativi e giuridici nell’assegnazione degli incarichi ai docenti, sia a tempo determinato che indeterminato, che sfociano di frequente in ricorsi e “guerre” a suon di carte bollate, davanti ai vari Tar o tribunali del lavoro distribuiti nel Bel Paese. Tuttavia alla fisiologica conflittualità di una categoria sempre pronta a contestare, spesso a ragione, con il terzo millennio si è aggiunto un uso sistematico dell’arma del ricorso giurisdizionale, in forma singola o collettiva, per ottenere il riconoscimento di diritti elementari violati o addirittura non contemplati da leggi e regolamenti dello Stato. Ormai esistono delle organizzazioni professionali o sindacali nate proprio con lo specifico scopo di promuovere impugnative o ricorsi tesi all’ottenimento di emolumenti o spettanze che l’Amministrazione dovrebbe garantire a prescindere, oppure ancora per impugnare gli esiti di fasi di concorsi organizzati dalla stessa.
Da ultimo, in ordine di tempo, si sono aggiunti anche gli aspiranti dirigenti scolastici, “ordinaristi” contro “riservisti”, in attesa di assunzione in servizio a seguito dell’espletamento di due differenti concorsi per il reclutamento. Ma questa è cronaca degli ultimi giorni che avrà il suo epilogo nelle aule del TAR Lazio giorno 5 settembre 2024, senza escludere naturalmente code negli ulteriori gradi di giudizio.
Ma un altro problema che riempie le pagine dei giornali e dei diversi siti specializzati e va assumendo contorni per certi aspetti drammatici, è quello riguardante gli aspiranti docenti risultati idonei a seguito di regolare concorso svolto negli anni scorsi, che attendono ancora di essere assunti in ruolo. Per indicarli viene da tempo utilizzato il termine “invisibili”, sono presenti nelle graduatorie di merito e sono ben noti, ma restano in attesa da qualche anno di essere assorbiti, senza avere alcuna certezza, nonostante le dichiarazioni di volontà di risolvere definitivamente il problema da parte dell’organo di governo.
“Idonei senza merito”.
In questo caotico e indistinto turbinio di norme e contro-norme, intrecciate da lacci e lacciuoli, adesso si è aggiunto un nuovo “limbo” di docenti che, per rendere bene l’idea, chiameremo “anonimi”: si tratta di migliaia di aspiranti che sono risultati idonei al concorso PNRR 2023; hanno cioè superato positivamente tutte le prove previste, ma è come se ciò non fosse avvenuto. Si trovano di fatto nella paradossale condizione di essere “idonei, ma senza merito”, non essendoci alcuna graduatoria che ne attesti la valutazione e il relativo posizionamento. Docenti che hanno affrontato sacrifici indicibili e costi economici consistenti per prepararsi e raggiungere le sedi per sostenere le prove di esame, distanti a volte anche mille chilometri, che si ritrovano con un pugno di mosche e la mortificante prospettiva di dover rifare il concorso PNRR in programma per i prossimi mesi. Come dire, dopo il danno la beffa!
Mentre cresce la protesta e un diffuso senso di frustrazione ampiamente testimoniato quotidianamente dagli organi di informazione, per quella che viene considerata una violazione della Carta costituzionale, la richiesta unanime è che si proceda alla pubblicazione delle graduatorie degli idonei in modo da dare una prospettiva concreta, facendo finalmente uscire dall’anonimato tanti giovani laureati che chiedono di avere pari dignità rispetto ad altri colleghi, che hanno avuto magari la fortuna di rientrare nelle “percentuali” indicate nel bando di concorso.
La procedura concorsuale in oggetto non prevede idonei.
Ecco cosa si è vista rispondere una fra le tante “anonime” che, non ritrovando il proprio nominativo nell’elenco delle graduatorie “a titolo di merito”, che invece comprendeva anche candidati con un punteggio di gran lunga più basso del suo, considerandolo un mero errore materiale, aveva chiesto il suo corretto inserimento:
Gentile candidata, in riscontro alla sua richiesta, le comunichiamo quanto segue: “la graduatoria è composta da un numero di soggetti pari, al massimo, ai posti previsti dal bando di concorso” (Art. 9 c. 1 D.D.G. n. 2575/2023 scuola secondaria di primo e secondo grado – D.D.G. n. 2576/2023 scuola dell’infanzia e primaria). La procedura concorsuale in oggetto non prevede, pertanto, idonei. I candidati sono presenti in graduatoria a titolo di merito o riserva, secondo quanto previsto dalla normativa vigente in materia di riserve di posti e delle riserve ex lege.
Tale normativa è richiamata dal bando di concorso e dal decreto di approvazione della graduatoria di suo interesse: “La legge n. 68/1999, D.lgs. n. 66/2010, D.L. n. 44/2023, convertito con modificazioni dalla legge n. 74/2023 – in materia di riserve di posti e delle riserve ex lege (cfr. D.D.G. n. 2575/2023; D.D.G. n. 78/2024 scuola secondaria di primo e secondo grado – D.D.G. n. 2576/2023 e D.D.G. n. 77/2024 scuola dell’infanzia e primaria) da considerare nella graduatoria di merito, in forza di cui vengono inseriti candidati titolari della citata “Riserva 30%” e candidati in possesso dei titoli di riserva di legge, nei limiti dell’art. 5 dei D.P.R. n. 487/1994 e n. 82/2023, secondo cui “1. Nei pubblici concorsi, le riserve di posti in favore di particolari categorie di cittadini, comunque denominate, non possono complessivamente superare la metà dei posti messi a concorso”.
Non più rinviabile la riforma del sistema di concorsi e reclutamento
Come si vede, la risposta dell’asburgico funzionario ha sciolto il nodo con un richiamo burocraticamente ineccepibile ma che, nella sostanza, viene ritenuta, a ragione dagli interessati, come una grave ingiustizia perpetrata nei loro confronti. Nel frattempo già stuoli di avvocati sono al lavoro per affilare le armi del diritto e preparare eventuali ricorsi amministrativi per contestare la violazione di diritti costituzionalmente garantiti.
Al di là di qualsiasi considerazione riferita alla correttezza della procedura, il vero problema da risolvere è proprio quello dei meccanismi di reclutamento, a partire dagli stessi concorsi, che al momento perpetuano un sistema di precariato cronico, in un clima di crescente tensione che non è più tollerabile.