Indagine OCSE-Talis 2009
Il Rapporto Ocse-Talis (Teaching and Learning International Survey), presentato lo scorso 17 giugno al Ministero dell’Istruzione, evidenzia la situazione allarmante della scuola italiana e conferma quanto già evidenziato in altri studi. Per la scuola italiana la questione principe non è solo quanto si spende, considerato che l’Italia spende per l’istruzione assai meno di altri paesi europei rispetto ai quali, secondo le statistiche dell’Eurostat si situa al 21^ posto tra i paesi Ue, con una spesa di appena il 4,4% del PIL, subito dopo la Bulgaria (4,5%) e poco prima della Grecia (4%), della Slovacchia (3,8%) e della Romania (3,5%), ma anche come si spende.
Ciò detto, va fugata ogni semplificazione e le comparazioni per essere significative devono tener conto delle specificità del nostro sistema educativo.
In Italia, secondo l’Ocse (Education at a Glance) ciò che incide nella spesa non sono certo le retribuzioni percepite dai docenti –tra le più basse dei paesi Ocse!-, ma, essenzialmente, per il rapporto docenti/studenti, il maggior impegno orario degli studenti e il minor rapporto studenti/classe. Tuttavia, se si considera che in Italia, a differenza di altri Paesi, sono presenti docenti per il sostegno (oltre 90.000) e che esiste in ogni scuola e in ogni classe un docente di religione cattolica (quasi 27.000), il cui organico, a carico dello Stato, è gestito per buona parte direttamente dalle gerarchie della Chiesa, si può ben vedere come, escludendo dal computo queste due figure, il rapporto docenti/studenti si avvicini molto alla media Ocse.
Per quanto riguarda il rapporto studenti/classe, bisogna considerare l’inadeguatezza dell’edilizia scolastica, le particolarità morfologiche del nostro territorio e delle sue strutture di collegamento, oltre che la presenza, giova ricordarlo, di 8.100 comuni, in cui si polverizza il nostro sistema di amministrazioni locali.
Per quanto concerne i risultati negli apprendimenti, anche qui occorre considerare che il dato non è uniforme sul territorio nazionale e che le indagini includono anche gli studenti delle scuole private, le cui performance sono ben al di sotto di quelli delle scuole statali, anzi sono proprio le scuole private che abbassano la media dei risultati nelle indagini condotte dall’Ocse.
L’investimento in istruzione è essenziale per lo sviluppo del nostro Paese. All’istruzione non si può guardare solo in termini ragionieristici, le risorse risparmiate devono rimanere nella scuola statale per migliorarla, se non si vuole coscientemente favorirne il suo declino.
In allegato presentazione e dispositive