Arriva in anticipo la tradizionale comunicazione del Miur sulle pensioni di docenti e Ata che avranno luogo dal 1 settembre 2018.
Poche le novità sostanziali, mentre la scadenza è fissata la scadenza al 20 dicembre. Docenti e Ata, in possesso dei requisiti, dovranno, come al solito, fare domanda online nel sito del Ministero, le scuole di appartenenza e l’Inps faranno il resto. Sappiamo già che le istituzioni scolastiche lo faranno con comodo e con tante imprecisioni e che l’Inps, ancora una volta, non sarà pronto ad erogare le pensioni puntualmente dal 1 settembre 2018 agli aventi diritto. È successo tutti gli anni e i lavoratori della scuola altro non potranno fare che aspettare. Anche quest’anno molti colleghi hanno ricevuto la pensione dopo due o tre mesi, qualcuno ancora aspetta senza stipendio e senza pensione.
Ricordiamo che i requisiti, ancora per il 2018, sono sempre quelli: 1) pensione di vecchiaia se entro il 31 dicembre 2018 il docente o il personale Ata raggiunge l’età di 66 anni e 7 mesi; 2) pensione “anticipata” (contraddizione in termine) se si hanno 42 anni e 10 mesi di contributi se uomo oppure 41 anni e 10 mesi di contributi se donna. Per la scuola ci sono da fare due distinzioni: 1) se si raggiunge quell’età entro il 31 agosto 2018 il pensionamento sarà obbligatorio e quindi “d’ufficio”; 2) se si hanno quei contributi entro il 31 agosto 2018, il pensionamento sarà “d’ufficio”. Se si utilizzano i quattro mesi figurativi che vanno dal 1 settembre 2018 al 31 dicembre, per effetto di una norma di legge che richiama all’anno scolastico piuttosto che all’anno solare, la domanda va fatta online al Miur. Quindi, per riepilogare, si fa domanda Miur solo nel caso che i requisiti di cui sopra siano posseduti oltre il 31 agosto 2018 e fino al 31 dicembre 2018, negli altri casi il pensionamento avviene “d’ufficio”, la scuola di appartenenza rileva e comunica agli uffici superiori che quel posto rimarrà vacante per il prossimo anno scolastico. Il pensionamento “d’ufficio” consente di ricevere la prima rata della liquidazione dopo un anno anziché due anni, lo Stato farà cassa con i denari dei propri dipendenti per 12 e 24 mesi. Come se nulla fosse, tutti d’accordo su questo ulteriore, grave abuso!
Per il resto segnaliamo altre fumose ipotesi di pensionamento per il personale della scuola, sulle quali il Miur sorvola. Si tratta delle insufficienti e discriminatorie proposte dell’anticipo pensionistico: anche qui tanto rumore per nulla, con l’unica opzione per i soli docenti della scuola dell’infanzia, riconosciuti fra le categorie dei lavori usuranti, che avrebbero diritto all’Ape social, un anticipo della pensione a costo zero. Poi si entra nelle forti penalizzazioni che rappresentano un vero e proprio furto di Stato, come l’Ape onerosa oppure opzione donna. Non c’è altro da segnalare. La nota e il decreto Miur rinviano a una successiva circolare congiunta Miur-Inps per raccordare gli uffici scolastici territoriali e gli uffici Inps sulle verifiche del diritto alla pensione.
Ogni docente e Ata che ritiene di avere i requisiti per la pensione a partire dall’anno scolastico 2018/2019 deve solo controllare con molta attenzione che il suo stato contributivo sia esatto e si preoccupi di fare domanda all’Inps. Per il sito del Miur, entro il 20 dicembre, chi non è collocato in pensione “d’ufficio”, e non abbia ricevuto dalla sua scuola una comunicazione in tal senso, chi raggiunge i requisiti al 31 dicembre 2018 anziché al 31 agosto, deve fare domanda online. Si può fare tutto da soli, chi vuole si rivolga ad un patronato, avrà l’assistenza in forma gratuita, non è necessaria e obbligatoria alcune iscrizione ad un sindacato collegato e successive ritenute sulla pensione.
Salvatore Salerno