12/08/2005
di Gino De Vecchis*
Con il decreto legislativo 17 ottobre 2005 (Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53), pubblicato a novembre sulla Gazzetta Ufficiale, si compie, sotto molteplici aspetti, l’ultimo atto della Riforma Moratti, che aveva già visto innovato il primo ciclo (scuola primaria e scuola secondaria di primo grado), con il decreto legislativo del 19 febbraio 2004, n. 59.
Si tratta di una riforma dalle vaste proporzioni e dalle profonde implicazioni, che ha suscitato accesi dibattiti e confronti, e molte insoddisfazioni da parte di docenti, studenti e famiglie.
Non entro nel merito della riforma, di cui è apprezzabile la ristrutturazione unitaria, coerente e simultanea di tutto il sistema, così come avevano cercato di fare i precedenti ministri Berlinguer e De Mauro. Mi limito, quindi, a presentare alcune brevi considerazioni riguardanti l’insegnamento e la collocazione della Geografia nel quadro generale, ricordando l’importanza che la disciplina riveste nella ricerca delle spiegazioni e delle motivazioni dei fatti geo-antropici, nell’individuazione e nella comprensione dei rapporti di interdipendenza, nella valutazione critica dell’organizzazione del territorio e degli interventi che lo modificano.
Pur soffermandomi sulla scuola secondaria superiore, occorre fare almeno un cenno al primo ciclo, anche perché uno dei principali vantaggi didattici nell’approntare in un’unica soluzione l’intero percorso scolastico è rappresentato dalla possibilità di imprimere significativi segni di continuità, necessari nella formazione e nei processi di apprendimento dei ragazzi.
Occorre dire che, almeno per la Geografia, questi segni non appaiono così forti, come avrebbero potuto essere, soprattutto nel passaggio tra il primo e il secondo ciclo, in particolare quando – come vedremo – si è stabilito in quali Licei inserire la disciplina.
Per prima cosa va sottolineata una nota positiva: nelle Indicazioni nazionali vengono affrontati, fin dal primo ciclo, concetti forti e di grande attualità, quali ad esempio lo sviluppo umano, lo sviluppo sostenibile e i processi di globalizzazione. Altro fondamentale segno di continuità, che rappresenta un campo di applicazione importante dell’insegnamento geografico, riguarda i nuovi strumenti e metodi di rappresentazione dello spazio geografico: telerilevamento, cartografia computerizzata, Gis. Tali temi, affrontati necessariamente in maniera preliminare nel primo ciclo, sono ampiamente sviluppati nel secondo. Queste frontiere nella didattica della Geografia, ormai consolidate in tanti progetti elaborati dai docenti e proposte dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (si confronti il sito www.aiig.it ), finalmente compaiono a livello istituzionale.
Le nuove Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola Secondaria di 1° grado mantengono la tradizionale impostazione regionale, per cui il docente deve fare attenzione a non cadere in una conoscenza stereotipata, ripetendo cioè modelli fissi e convenzionali basati su una descrizione regionale del pianeta, superficiale e nozionistica. Innovano, invece, ripartendo la Geografia regionale in due momenti successivi: nella scuola primaria si studia prevalentemente l’Italia, nella secondaria di primo grado l’Europa e il mondo.
La decisione di passare da un procedimento ciclico, da tempo in vigore, a uno di tipo progressivo, va, però, a incidere in maniera negativa proprio nella continuità con il secondo ciclo, poiché la Geografia, presente nel primo biennio del Liceo classico, del linguistico, dello scientifico e delle scienze umane, risulta completamente assente nel Liceo artistico, nel musicale e coreutico, nel tecnologico.
L’assenza totale in questi Licei priva di fatto gli studenti di conoscenze indispensabili, fra le quali quelle relative ai grandi problemi mondiali (ambientali e socio-economici) legati alla globalizzazione. In particolare lo studio dell’Italia, limitato alla sola scuola primaria quando l’età non ne consente un’analisi più complessa, impedisce un’adeguata conoscenza del nostro Paese a un consistente numero di ragazzi.
Si aggiunga, inoltre, che nel Liceo tecnologico la Geografia manca anche negli indirizzi Logistica e Trasporti, Produzioni biologiche e Biotecnologiche alimentari e Costruzioni Ambiente e Territorio, dove pure la disciplina rivestirebbe un forte carattere professionalizzante.
Le note positive concernono principalmente il Liceo economico, dove si trova Geografia-Geografia economica nel primo e nel secondo biennio. L’iter di questo Liceo è stato particolarmente travagliato per la Geografia. Nella prima elaborazione della Riforma, resa nota dal Ministro nel gennaio 2005, la Geografia era presente da sola, con due ore per quattro anni, per un totale di otto ore settimanali di docenza. Successivamente veniva abbinata alle Scienze (Chimica, Biologia, Scienze della Terra), in un’unica denominazione e senza aumento del carico orario. L’assurdità di una Geografia (umana ed economica) inglobata in una simile combinazione non può sfuggire a nessuno e sconcerta come possa essere stata congetturata; senza considerare l’impossibilità per un docente di padroneggiare (e questo anche in una futura prospettiva) contenuti così ampi, vari e distanti. La denominazione comune Scienze-Geografia, inoltre, avrebbe intaccato profondamente lo stesso statuto epistemologico della Geografia.
Nelle Indicazioni nazionali sono inoltre delineati gli Obiettivi Specifici di Apprendimento della Geografia per i Licei. Il blocco di OSA per il biennio è unico, con alcune curvature, secondo il tipo di Liceo.
I due grandi capitoli sono:
Geografia sociale e culturale dell’Italia e dell’Europa.
Il pianeta contemporaneo: le sfide della globalizzazione e i grandi problemi mondiali
Si riportano alcune specificità, che evidenziano le potenzialità interdisciplinari della Geografia.
Per il Liceo classico: Urbanesimo e organizzazione territoriale nella classicità greca e romana; riqualificazione del territorio attraverso i “parchi letterari”.
Per il Liceo linguistico: confini linguistici e confini geografici; riflessi socio-linguistici dei movimenti migratori in Italia e in Europa; isole linguistiche e minoranze.
Per il Liceo scientifico: Distribuzione dei principali tipi climatici in Italia e in Europa.
Le comunicazioni terrestri, marittime e aeree.
Per il Liceo economico, come già detto, vi è l’articolazione in due bienni; l’impianto generale, quindi, consente maggiori approfondimenti:
Per il primo biennio:
La Terra come dimora dell’uomo
La geografia della popolazione
La geografia delle risorse economiche
Gli strumenti della geografia.
Per il secondo biennio:
La geografia economica dell’Italia e dell’Europa
La geografia dell’Unione Europea
Le grandi aree regionali: Nord Africa e medio Oriente, Africa subsahariana, Asia meridionale, America latina, Oceania
Geopolitica del mondo attuale
Il mondo globalizzato e i suoi squilibri.
Oltre agli Obiettivi specifici, la Geografia si trova compresa nell’Educazione alla convivenza civile, in un contesto molto ampio dove può esprimere una delle sue potenzialità più interessanti, quella relativa all’interdisciplinarità, che le deriva dalla caratteristica di leggere e interpretare processi, segni e fenomeni conseguenti all’umanizzazione del nostro pianeta, e di sviluppare così un discorso costituito da una molteplicità di contenuti inerenti alla sfera dell’uomo e alla sfera della natura. In questo senso l’insegnamento della Geografia può costituire un momento didatticamente propulsivo, nel quale gli incontri con altre discipline possono agevolare il conseguimento di obiettivi formativi.
Il lavoro da svolgere è ancora molto e concerne anche la preparazione dei docenti, tanto più che con la Riforma è stato emanato il decreto per la formazione degli insegnanti. Una profonda riflessione dovrà riguardare sia coloro che insegneranno Geografia insieme ad altre materie (a tutti i livelli scolastici), sia coloro che la insegneranno in esclusiva (Liceo economico).
Sarà necessaria un’attenta valutazione non solo nel mondo della scuola, ma anche in quello accademico, che dovrà essere maggiormente sensibile agli aspetti relativi alla formazione e alla didattica della Geografia. Nel fecondo rapporto tra scuola e università, la scuola a tutti i livelli attende dai geografi accademici nuovi input teorici e metodologici da poter elaborare in una didattica efficace e aggiornata.
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* Presidente del Corso di laurea triennale in Geografia e specialistico in Gestione e valorizzazione del territorio presso l’Università degli Studi di Roma «La Sapienza», dove insegna Geografia e Didattica della Geografia. È Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG), della quale presiede da anni la Sezione Lazio.