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L’Italia è il Paese dell’OCSE con il corpo docente più anziano e mal pagato

 

L’Italia, come emerge dall’annuale rapporto “Uno sguardo sull’istruzione: indicatori dell’OCSE 2018”, è il Paese dell’OCSE con il corpo docente più anziano: nel 2016, il 58% degli insegnanti nell’istruzione primaria e secondaria aveva almeno 50 anni. Sebbene si sia rilevato un costante aumento dell’età degli insegnanti a partire dal 2010, questa percentuale ha recentemente registrato una diminuzione.

L’Italia è altresì uno dei Paesi con la maggiore quota di insegnanti donne, anche se, analogamente ad altri Paesi, la quota delle donne diminuisce con l’innalzamento del livello d’istruzione: nel 2016 tale quota variava dal 99% di donne nella scuola pre-primaria al 63% nella scuola secondaria superiore e al 37% nelle università. Si riscontra un maggior equilibrio di genere tra i docenti più giovani — quelli di età inferiore a 30 anni – sia nell’istruzione secondaria che terziaria, dove almeno il 52% dei giovani docenti erano donne.

Le retribuzioni contrattuali dei docenti nella scuola pre-primaria fino alla scuola secondaria nel settore pubblico sono diminuite costantemente tra il 2010 e il 2016, in termini reali; nel 2016 gli stipendi degli insegnanti corrispondevano al 93% del loro valore rispetto al 2005. Gli stipendi erano altresì inferiori alla media OCSE: gli stipendi iniziali variavano tra l’89% (scuola secondaria superiore di indirizzo generale) e il 94% (scuola pre-primaria) della media OCSE. La progressione stipendiale di un docente lungo la sua carriera è altresì inferiore in Italia rispetto alla media degli altri Paesi dell’area OCSE, con uno stipendio che, al massimo della progressione di carriera, raggiunge tra il 79% (scuola primaria) e l’86% (scuola pre-primaria) della media OCSE ad analogo livello di progressione.

La differenza tra la retribuzione effettiva (stipendi medi lordi prima della detrazione delle imposte, si veda l’Indicatore D3) dei dirigenti scolastici e quelli degli insegnanti è ampia tra i diversi Paesi e livelli d’istruzione. L’Italia è uno dei Paesi che prevede il più alto compenso retributivo per i dirigenti scolastici rispetto agli insegnanti: le retribuzioni lorde effettive dei dirigenti scolastici sono il doppio di quelle degli insegnanti.

La ripartizione delle responsabilità nelle scuole secondarie inferiori e le autorità educative nazionali, regionali e locali è oggetto di molti dibattiti nelle politiche dell’istruzione. In Italia, oltre la metà delle decisioni sono prese a livello centrale (il 52% rispetto al 24% in media nei Paesi dell’OCSE). Due terzi delle decisioni sulla pianificazione e le strutture e almeno la metà delle decisioni sul personale e la gestione delle risorse sono prese al livello del governo centrale.

 

La spesa per studente nel sistema scolastico dal livello primario al livello postsecondario non terziario è tornata agli stessi livelli del 2010

La crisi economica del 2008 è durata più a lungo in Italia rispetto ad altri Paesi. Per questo motivo, la spesa per studente nelle istituzioni scolastiche dalla scuola primaria agli istituti postsecondari non terziari ha ritrovato gli stessi livelli del 2010 solo nel 2015, essendo diminuita del 5% nel 2011. Al livello dell’istruzione terziaria, la spesa per studente è aumentata dell’1% nel 2015 rispetto al 2010: tale aumento è ascrivibile al fatto che, benché il livello della spesa sia diminuito del 7%, nello stesso periodo il numero di studenti è diminuito anch’esso dell’8%.

Il livello di spesa per studente in Italia è inferiore alla media OCSE, anche se il divario è più limitato nella scuola primaria e aumenta con i livelli di istruzione. Nel 2015, il livello di spesa per studente corrispondeva al 99% della media OCSE nell’istruzione primaria, al 95% nell’istruzione secondaria inferiore e all’89% nell’istruzione secondaria superiore. La spesa per studente era inferiore nell’istruzione terziaria (73% della media OCSE, o il 67%, escludendo le spese dedicate alla ricerca e allo sviluppo) e nelle scuole pre-primarie (74%).

 

 

 

 

 

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