16/09/2003
Prof.ssa Capuzzo Fiorella Maria Bernadette
Coordinatrice AND Regione Lombardia
Si parla sempre di scuola; spesso, però, quasi per tradizione, appaiono già a fine agosto, sui maggiori quotidiani, articoli che vanno dal caro-libri e caro-cartella, alle nuove tendenze in materia di abbigliamento (grembiule o non grembiule), al walzer di professori, alle finanze che scarseggiano situazione nebulosa dei precari, alle prospettive incerte del mondo della scuola, (persino Platinette nella sua trasmissione radiofonica mattutina ha dedicato qualche minuto al primo giorno di scuola, tornato tanto alla ribalta con l’applicazione della riforma Moratti) e…, solo a volte, in ultimo, degli insegnanti, soprattutto della marea dei precari, che, ogni anno, ricompaiono dopo il letargo estivo ed affollano le piazze e le scuole, minacciando scioperi, che preoccupano presidi e genitori.
Quest’anno, però, qualcosa sembra cambiato, e non credo certo per la travagliata applicazione della legge Moratti che fa debolmente capolino travestita da sperimentazione per non fomentare tutte le incertezze e le perplessità che l’accompagnano.
Si parla, forse per la prima volta seriamente, di insegnanti e del loro stato giuridico.
Gaspare Barbiellini Amidei, in un articolo pubblicato in prima pagina sul Corriere della Sera del 30/8/2003 (“L’orgoglio perduto degli insegnanti”) sostiene, che la maggior parte dei docenti non sono soddisfatti della propria condizione sociale e retributiva e che il prodotto scuola resta parzialmente invenduto sul mercato.
Il 25,5% dei laureati dopo tre anni dal conseguimento del titolo non trova lavoro e 33 laureati su 100 operano in settori nei quali non è necessaria l’università. Certo i docenti dovrebbero essere meno e meglio pagati, più onorati e con un percorso post-universitario burocratizzato e capace di immettere giovani professori nelle scuole con un bagaglio pratico e scientifico e senza precari.
Lo sbaglio maggiore, conclude, quindi, Barbiellini Amidei, è nello svuotamento della carriera e nella connessa debolezza dei livelli retributivi; per questo motivo lo Stato deve trovare maggiore rispetto per il lavoro dei docenti, chiudendo la partita dei precari e definendo correttamente orari e retribuzioni dei docenti sullo sfondo della fine della guerra postideologica.
Al Meeting 2003 di Rimini, tra i vari workshop dedicati al mondo della scuola, il 28 agosto c.a. si è svolto un interessante dibattito dal tema: “Quale stato giuridico per l’insegnante della riforma”. Nella gremita sala hanno caldamente partecipato i relatori; On. Mauro (F.I.), on. Santulli (F.I.), on. Ranieri (D.S.), moderati dal Presidente IRRE Lombardia Meroni.
Un incontro stimolante, sia per il tema, sia per la verve del dibattito. In tale occasione è stata, inoltre, illustrata la prima proposta di legge (n. 4091 “Statuto dei diritti degli insegnanti”) elaborata dall’On. Santulli, come primo firmatario, mirata a disciplinare, in pochi articoli, lo statuto dei diritti degli insegnanti e il loro stato giuridico.
Mi pare importante, in quanto, così come lo stesso Santulli ha espresso, ogni cambiamento o riforma del sistema deve automaticamente implicare una riforma della condizione e del ruolo dell’insegnante.
Ho accolto con positività il PDL che traduce un bisogno diffuso, di cui ho molte volte parlato nei miei articoli e di cui la nostra Associazione si è già fatta carico predisponendo una proposta di legge (PDL 0199 “Istituzione di un Comitato permanente per l’istruzione”) che è stato firmato e presentato in Consiglio regionale della Lombardia e che, mi auguro, percorra rapidamente il proprio iter legis.
Il testo di legge n. 4091 non ha, sicuramente, la pretesa di esaurire tutta la complessa materia della condizione giuridica dei docenti, che, per così dire, dagli anni settanta viene “gestita” dal sindacato, ritengo, però, sia un primo passo di grande interesse, in quanto riporta il dibattito politico sui valori dei docenti ed apre la discussione sui nodi essenziali di tale condizione cercando di delineare un quadro normativo di riferimento, introducendo i concetti di sviluppo di carriera, di selezione, di reclutamento e di valutazione.
Brevemente riassumo il breve articolato di legge:
– il primo articolo indica i compiti che vengono assegnati alla Repubblica nel riconoscere e valorizzare la professione docente;
– il secondo articolo elenca i principi e i criteri della stesura del nuovo statuto dei docenti ed individua il tirocinante, il docente ordinario e il docente esperto;
– il terzo articolo ridefinisce la funzione del dirigente scolastico;
– il quarto articolo affronta il tema della rappresentanza professionale connessa all’esercizio della libertà di insegnamento;
– il quinto articolo riconosce l’attività associativa come dimensione della professione docente;
– l’articolo 7 definisce un’area autonoma di contrattazione;
– l’articolo 8 individua un regolamento governativo come strumento indispensabile per affrontare analiticamente l’articolato di legge.
Non desidero esprimere un giudizio tecnico sull’impianto della proposta normativa, mi auguro, però, che , dopo avere tanto parlato di “professionalità” docente, ci si ricordi che tra i vari parametri che concorrono a delineare il prestigio di un professionista, oltre alla difficoltà e alla durata degli studi, al livello dei diplomi conseguiti, ad uno status giuridico riconosciuto, è necessario definire un reddito e un compenso adeguato alle prestazioni intellettuali che sia pari agli standard europei e a tutti gli altri professionisti.