di Paolo Luciani
Concorso straordinario della scuola, concorso ordinario, preselettiva, valutazione dei titoli. Tutto e il contrario di tutto, ma tutto sbagliato.
Da mesi, ciclicamente, le pagine delle riviste specializzate del settore scuola e non solo, si riempiono di articoli e interviste sul tema dei concorsi della scuola.
Gli argomenti sono molteplici come molteplici sono le criticità. La beffa è che ad ogni criticità corrisponde una soluzione che crea o amplifica ulteriori criticità.
Cerchiamo di riassumere almeno le più rilevanti, nemmeno pensando di farlo per ordine, che nessuno sa più qual è.
Criticità 1 Ci sono 150.000 precari nella scuola, e a settembre saranno 200.000. Molti di questi sono in attesa del concorso ordinario, e tra questi alcuni aspettano anche il risultato del concorso straordinario.
Criticità 2 Molti docenti con più di tre anni di servizio che hanno partecipato al concorso straordinario, a guardare le prime indiscrezioni sui risultati, sembra che non abbiano superato la prova unica sostenuta.
Per cui, Criticità 3, molte delle cattedre previste dal bando non saranno assegnate in ruolo nel prossimo a.s. 2021/22, andando ad aumentare ulteriormente il numero dei supplenti.
Di conseguenza, Criticità 4, il ministro Brunetta ha prospettato, con il beneplacito di alcuni sindacati come la UIL, la possibilità che la prova preselettiva prevista nel prossimo Concorso Ordinario, quella “con le crocette” venga sostituita con una selezione in base ai titoli e al servizio posseduto.
E così, troviamo da una parte il Movimento Cinque Stelle, ma anche il movimento “L’alternativa c’è” con in testa la Senatrice Bianca Laura Granato, che difendono le procedure ordinarie a garanzia di chi si è preparato per affrontare la preselettiva e a garanzia di una selezione che si faccia in base al merito degli aspiranti, dall’altra parte, invece, la Lega (ma anche il Pd) che spingono per una selezione per titoli e servizi, che di fatto, se fosse veramente così, non è necessario essere dei geni per capirlo, taglierebbe fuori tutti i giovani dalle procedure concorsuali.
Per cui criticità 5, il rischio di privare una generazione di giovani di una opportunità, e implicitamente dire loro, “continuate a espatriare qui in Italia non c’è futuro per voi” è non solo concreto ma molto serio.
Se questa è la sintesi del garbuglio, trovare il capo di questa matassa è impresa ardua se non impossibile, ma proveremo a “ripercorrerla” a ritroso, almeno in parte.
In ordine di tempo, l’ultima novità è certamente la proposta di Brunetta. Di cosa si tratta?
Partiamo dalle sue stesse parole riportate in una intervista sull’Huffington Post del 10 aprile scorso: “Io voglio riportare i giovani al centro: non come vittime delle distorsioni, dei concorsi ottocenteschi con carta e penna, delle selezioni con centinaia di migliaia di partecipanti che possono durare fino a quattro anni, dei quiz come per la patente auto. Ma come protagonisti di una Pubblica amministrazione che ha disperato bisogno di essere rinnovata e qualificata per diventare catalizzatore della ripresa”
Fin qui le sue parole sono assolutamente condivisibili: I giovani al centro degli interventi, prove concorsuali di livello, non più quiz da patente d’auto…”
Rileviamo quindi, almeno dalle sue parole, tutte le buone intenzioni. Ma come intende mettere in pratiche le buone intenzioni?
Lo vediamo in parte con l’art. 10 decreto legge appena uscito, n.44 del 1° aprile.
L’articolo 10 stabilisce per tutti i concorsi futuri della pubblica amministrazione la completa digitalizzazione della prova scritta ed eventualmente anche la prova orale in videoconferenza. Prevede, inoltre, delle modalità semplificate con un protocollo validato dal Comitato tecnico-scientifico che permette le selezioni dei concorsi bloccati a causa della pandemia, quindi quelli della scuola in corso.
Per i concorsi già banditi per i quali non sia stata svolta alcuna prova, le amministrazioni possono, non devono, prevedere una fase di valutazione dei titoli di studio legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle prove successive e possono prevedere una sola prova scritta e una eventuale prova orale.
I concorsi che saranno banditi durante lo stato di emergenza, dovranno, invece, obbligatoriamente prevedere una fase di selezione attraverso la valutazione dei titoli di studio per essere ammessi alla fase successiva, la prova scritta. La prova orale, invece, resta eventuale.
Questa modalità introdotta dal decreto 44 del 1° aprile, la valutazione di titoli e servizio per la preselezione alle prove successive, ha immediatamente provocato le reazioni di rappresentanti del mondo della scuola e di altre forze politiche.
La Senatrice Bianca Laura Granato, che ci sembra la più esaustiva, ha scritto nella pagina ufficiale di “L’Alternativa c’è”:
“Con le vacanze pasquali arriva anche la sorpresa della sanatoria dei bocciati al concorso straordinario: non è un provvedimento una tantum, ma semel pro semper (ovvero a regime)!
Tutti coloro che infatti hanno accumulato anni di precariato (più ne hanno meglio è) poiché respinti alle selezioni precedenti, di cui l’ultima conclusasi solo a febbraio 2021, o avranno fatto incetta di titoli culturali (master e certificazioni varie), disponibili sul mercato a pagamento, saranno, con le nuove regole, di diritto ammessi alle prove scritte e orali del concorso per l’insegnamento, mentre ne saranno esclusi coloro che per essersi laureati da meno tempo non avranno avuto accesso a queste provvidenze.
Si introduce surrettiziamente una procedura falsamente selettiva riservata ai precari, che preclude ai giovani capaci e meritevoli ma privi di mezzi di accedere ai ruoli dell’insegnamento in tempi accettabili. “
La Granato denuncia quindi una sanatoria mascherata, per assumere i bocciati al Concorso Straordinario, che già detta così è un concetto di assurdità abnorme.
A questa sanatoria si aggiungerebbe una doppia beffa:
- L’assunzione di coloro che negli anni hanno fatto incetta di titoli disponibili sl mercato a pagamento
- Un regalo ai venditori di titoli (Master e certificazioni varie)
Ma allora a chi gioverebbero le disposizioni contenute nel decreto 44 del 1° aprile?
- A chi ha molti titoli, che ha avuto la disponibilità finanziaria di pagare enti privati, soprattutto in modalità online.
- Ai meno giovani, considerato che i neolaureati pur volendo non hanno ancora avuto modo di avventurarsi nel meccanismo dell’accumulo di titoli a pagamento.
- Ai precari che non hanno superato il concorso straordinario.
Se così stanno le cose, come dice la Senatrice Granato, la classe docente della Scuola Statale, che è già la più vecchia d’Europa, sarà ancora più vecchia. Risultato, i Giovani dovranno fare le valigie e varcare i confini di questo strano paese.
Le parole di Rammarico della Senatrice Granato, “Ancora una volta la scuola viene svenduta e tradita da una classe politica attenta solo alla propria autoconservazione.
Si perfeziona il disegno di una scuola statale che finalmente sarà tanto scadente da essere competitiva con i diplomifici, che così avranno nuovi pretesti per ricevere finanziamenti pubblici.
Il dettato costituzionale che prevede l’erga omnes per i concorsi pubblici è stato tradito, chi non potrà comprarsi i titoli, non potrà nemmeno accedere alla selezione.”
Il ministro Brunetta ha respinto però le accuse sostenendo nella sua intervista sull’Huffington Post che “Non saranno invece valutati all’inizio titoli di servizio o esperienza professionale, come erroneamente leggiamo nei volantini diffusi in rete… Servizio ed esperienza, insieme ai titoli di studio, potranno soltanto concorrere alla formazione del punteggio finale”
Questa affermazione del ministro Brunetta è davvero difficile da comprendere, ma più che altro appare una affermazione falsa. Se leggiamo il famigerato art. 10 al comma 1 c) troviamo scritto chiaramente “Una fase di valutazione dei titoli e dell’esperienza professionale ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali; in tal caso, il relativo punteggio concorre alla formazione del punteggio finale”
Delle due una: o il ministro Brunetta non è consapevole del contenuto esatto del suo decreto o ci prende in giro sapendo di farlo.
Il Ministro di FI ingenuamente o furbescamente menziona la parte del comma 1 c) “il relativo punteggio concorre alla formazione del punteggio finale” ignorando o facendo finta di ignorare che prima di questo c’è scritto “Una fase di valutazione dei titoli e dell’esperienza professionale ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali”
Il comma 1 c) dell’art 10 prevede inequivocabilmente che la selezione per titoli e servizio avviene ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali. Di fatto è senza dubbio una fase preselettiva, che si differenzia dalla preselettiva cosiddetta “a crocette” solo per il fatto che la nuova modalità concorre alla formazione del punteggio finale, a differenza della preselettiva con i quiz il cui punteggio non incideva sul punteggio finale.
La conferma che le intenzioni del ministro Brunetta sono invece chiare e calcolate la troviamo al comma 3 dell’art. 10: “Le amministrazioni, qualora non sia stata svolta alcuna attività, possono prevedere la fase di valutazione dei titoli di cui al comma 1 lettera c) dandone tempestiva comunicazione ai partecipanti … e riaprendo i termini di partecipazione”
A quale concorso starà pensando il Ministro della Funzione Pubblica?
Con il decreto legge n. 44/2021 sono state definite le nuove regole per sbloccare i concorsi già banditi, e sono:
- concorso ordinario secondaria primo e secondo grado, 33.000 posti
- concorso ordinario per infanzia e primaria 12.861 posti
Con l’approvazione del decreto 44 del 1° aprile il Ministero dell’Istruzione, il quale ha la titolarità del bando per il concorso scuola ordinario, ha effettivamente facoltà di decidere di eliminare la prova preselettiva così come era stata prevista in favore di una valutazione dei titoli.
È quindi fondata e su basi solidi la preoccupazione espressa dalla Senatrice Granato.
La disposizione ha, inoltre, messo in allarme tutti gli iscritti alla procedura concorsuale che, nel caso di una modifica dei criteri per l’accesso alle prove, vedrebbero modificate in corso d’opera le regole. Non ci sono dubbi che ad essere penalizzati dalle nuove disposizioni saranno proprio i giovani laureati, magari sprovvisti di master, dottorati o altri titoli post-laurea, ai quali verrebbe impedita la possibilità di misurarsi su un piano di parità con gli altri candidati.
Il D.L. dovrà ora essere convertito in legge entro 60 giorni dalla pubblicazione del provvedimento in Gazzetta ufficiale. Nel corso delle prossime settimane, dunque, il decreto “rimbalzerà” da una Camera all’altra per approvare le proposte di modifica del testo (cd. emendamenti). Attualmente sono diversi i partiti politici che si sono apertamente schierati contro la riforma sui concorsi pubblici.
Nei prossimi giorni comunque, a detta del Ministero della Funzione Pubblica arriverà una circolare a tutte le Pubbliche amministrazioni in cui si spiegherà che i titoli da valutare per le selezioni dovranno essere solo i titoli di studio e non anche i titoli di servizio (esperienza professionale).
Questo aggiustamento del tiro è sicuramente dovuta alle numerose proteste, anche dal mondo giuridico, che ha evidenziato il rischio di una valanga di ricorsi al TAR, che di fatto potrebbero rallentare per un tempo indefinito le procedure concorsuali, tutt’altro che accelerazione.
Ma questo farebbe insorgere i precari storici che contano molti anni di servizio e pochi “altri” titoli di studio, che poi sono gli stessi per cui è stata pensata la sanatoria, ovvero coloro che non hanno superato il concorso straordinario. Fermo restando che i titoli di studio a pagamento rilasciati dalle innumerevoli università telematiche a mio avviso rappresentano tutt’altro che “merito”, e queste ultime verrebbero ulteriormente incentivate a istituire master e corsi di ogni tipo.
Art. 10 DL 44? Tutto sbagliato.
Ma tutto sbagliato anche nel precedente concorso, quello straordinario.
Se sarà confermata la notizia di una percentuale così alta di bocciati ci dovremmo o no porre qualche domanda?
- Sono impreparati gli insegnanti che hanno prestato la loro opera con i nostri studenti negli ultimi anni?
- Le prove del concorso erano inadeguate?
- I commissari che hanno corretto le prove non erano sufficientemente preparati?
Il Concorso Straordinario era stato bandito con le migliori premesse: riconoscere il contributo che i precari hanno dato alla scuola pubblica, che privati negli ultimi anni di percorsi abilitanti e di concorsi biennali, non hanno avuto la possibilità di essere assunti in ruolo.
Ma se fosse vera la prima ipotesi, che gli insegnanti precari sono impreparati, la politica sarebbe rea di aver causato un notevole danno agli studenti, avendo consentito, anzi, essendone pienamente colpevole, per l’abolizione dei percorsi abilitanti, per i concorsi non banditi, per la mancanza di controllo.
Ma io conosco tantissimi docenti precari, e sono sicuro, per esperienza diretta, che sono invece molto preparati.
Allora dobbiamo chiederci se non fon stata pensata bene la modalità della prova scritta non era adeguata?
Il concorso straordinario per il ruolo è stato inizialmente bandito con il decreto dipartimentale 510 del 23 aprile 2020. Secondo quanto indicato nell’articolo 13, la prova doveva essere computer based e composta da 80 domande a risposta multipla.
Questa formula, sicuramente più oggettiva e più veloce da correggere è stata contestata dai sindacati e da buona parte dei potenziali candidati in quanto considerata troppo nozionistica e scarsamente adatta al reclutamento di docenti.
Approfittando della pandemia, i candidati avevano certamente sperato che il ministro Azzolina, preoccupata per le difficoltà a portare a termine le prove a causa del COVID-19, accogliesse le loro richieste per una graduatoria (nemmeno una selezione) per titoli, ossia dentro tutti e per titoli e servizio.
Il Ministero dell’Istruzione, invece, per difendere il principio del merito, a torto o ragione, ha accettato sì le obiezioni riguardo le modalità a risposta multipla, ma, con la legge 40 del 6/6/2020 e il conseguente decreto dipartimentale 783 dell’ 8 luglio 2020, ha modificato la procedura della prova, ma non annullato come speravano molti, prevedendo la somministrazione di domande a risposta aperta, valutabili da un’apposita commissione.
In un certo senso i candidati al concorso straordinario si sono “gettati la zappa sui piedi”, sottraendosi a una prova sicuramente discutibile, ma oggettiva, si sono ritrovati con una prova a risposte aperte, sicuramente più appropriata (almeno sulla carta) a selezionare i docenti in base al merito (così come da loro invocato), ma purtroppo anche molto soggettiva.
La nuova modalità, predisposta per la valutazione delle conoscenze e delle competenze disciplinari e didattico-metodologiche, nonché della capacità di comprensione del testo in lingua inglese ed è stata articolata come segue:
- cinque quesiti a risposta aperta, volti all’accertamento delle conoscenze e competenze disciplinari e didattico-metodologiche in relazione alle discipline oggetto di insegnamento;
- un quesito, composto da un testo in lingua inglese seguito da cinque domande di comprensione a risposta aperta volte a verificare la capacità di comprensione del testo al livello B2.
La prova è considerata superata con il punteggio minimo di sette decimi (equivalente a 56/80, in questa procedura concorsuale), svolta con un sistema informatizzato nel tempo di centocinquanta minuti.
Sia per i posti comune che sul sostegno sono stati previsti i seguenti punteggi:
- Ai primi 5 quesiti afferenti alla classe di concorso, è assegnato un punteggio massimo ciascuno pari a 15 punti;
- Al quesito di inglese, sono assegnati 5 punti (un punto per ognuna delle 5 domande di comprensione del testo).
Per comprendere meglio cosa ha causato un numero elevato di candidati che pur essendo ampiamente al di sopra della sufficienza, 7/10 per intenderci, dobbiamo immaginare che un possibile candidato che ad ognuno dei 5 quesiti risponda in modo più che sufficiente. Ipotizziamo che meriti un 7 pieno, e che anche la commissione la pensi così.
La valutazione 7/10 corrisponde a 10,5/15.
È vietato assegnare punteggi con la virgola (anche se poi per ignoranza, e lo abbiamo visto nel Concorso a Dirigente Scolastico, molti commissari hanno usato anche la virgola).
Ma perché la scelta di usare proprio 15 come base di punteggio? È un po’ come al supermercato il prodotto segnato a 9,90 euro. Inconsciamente pensiamo “Costa meno di 10 euro è un affare”.
È risaputo che su una scala da 0 a 15, il punteggio10 appare molto più vicino a 15 e che sia ampiamente immaginato oltre la sufficienza, essendo 2/3 del punteggio massimo, mentre 11 sarebbe percepito come prossimo al valore 15.
Appare verosimile che una commissione nel determinare il punteggio a un compito considerato discreto scriva 10/15 e non 11/15
Ritorniamo quindi all’ipotetico candidato che ha svolto “discretamente” tutti i primi 5 quesiti. Con molta probabilità gli saranno assegnati 5 voti di 10/15, per un punteggio totale di 50.
A questo punto il candidato pur prendendo il massimo alla prova di inglese, ossia 5 punti, con 55/80 sarebbe bocciato. Eppure era un candidato da 7/10, quindi da promozione.
È ovvio che ci sono tantissime altre variabili, come un solo questo insufficiente, sarebbe 7/15 o 8/15? O addirittura 6/15, che da più l’idea della sufficienza?
Ma che dire dei quesiti della prova scritta del concorso straordinario?
Non voglio entrare nel merito del contenuto, tranne per rilevare che i quesiti contenevano le nozioni più aggiornate possibili di didattica, pedagogia ecc.
Non possiamo obiettare sul fatto che i candidati dovessero essere più che sufficientemente preparati, è pacifico che deve essere così, ma la domanda che mi pongo è: i commissari erano altrettanto preparati?
Che era la terza opzione possibile che si prendeva in considerazione sul perché ci sarebbero stati così tanti bocciati.
Non posso certo affermare che i commissari fossero impreparati, come non posso neppure affermare il contrario. Semplicemente non lo so. Ma possiamo fare delle riflessioni.
Chi sono i commissari selezionati per la correzione della prova?
Ogni commissione è stata formata selezionando, dietro domanda, un dirigente e 3 docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado.
Prendiamo ad esempio la selezione dei docenti commissari: a seguito delle richieste si sarebbe formata una graduatoria in virtù del possesso di titoli di servizio, dottorati di ricerca, Master….
Diciamo chiaramente che i commissari ricevono un minimo di compenso quale rimborso spese. Per questo motivo non ci possiamo stupire che chi è già molto attivo e impegnato nel lavoro difficilmente produce la domanda per essere nominato commissario.
Dalle graduatorie vengono selezionati i docenti con il punteggio più alto che è il frutto di molti anni di servizio e titoli vari. Non ci può stupire che la stragrande maggioranza ha molti anni di servizio ed è spesso alla soglia della pensione. E infatti è successo proprio così.
Inoltre molti docenti commissari rinunciano all’incarico mentre le correzioni sono in corso e vengono sostituiti da altri, ma questa è un’altra storia.
A questo punto una domanda è legittima: ma i commissari, docenti per lo più di vecchio stampo, per carità, bravissimi docenti, siamo certi che conoscono meglio dei candidati la pedagogia, la didattica e tutte le novità attuali della programmazione e della valutazione e sono in grado di valutare correttamente le prove?
Questo io non lo so, ma qualcosa, anzi più di qualcosa che non va c’è.
D’altra parte con il decreto del Ministro Brunetta si salverebbero questi docenti che non hanno superato la prova.
Ma possiamo pensare che lo Stato assuma personale inadeguato? Forse sa che qualcosa non ha funzionato come doveva? O peggio ancora per ragioni politiche vuole mettere in cattedra docenti impreparati?
Tutto e il contrario di tutto, ma tutto sbagliato.