La legge 107/2015 – la cosiddetta Buona scuola – ha riservato alla Scuola dell’Infanzia Statale una delega legislativa per procedere all’istituzione di un “Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita ai 6 anni”, costituito dai servizi educativi per l’Infanzia (Nidi d’Infanzia comprensivi di micronidi, nidi aziendali e Sezioni Primavera) e dalle Scuole dell’Infanzia.
Nella legislazione attuale Nidi, Sezioni Primavera e Scuole dell’Infanzia possono essere gestiti da privati o enti locali mentre la sola Scuola dell’Infanzia viene gestita direttamente anche dallo Stato. Ed è della Scuola dell’Infanzia Statale che intendo parlare…
Essa costituisce, insieme alla Scuola Primaria e alla Secondaria di primo grado, “il primo segmento del percorso scolastico che concorrere all’elevazione culturale, sociale ed economica del Paese. Si rivolge alle bambine e ai bambini dai tre ai sei anni di età ed è la risposta al loro diritto all’educazione e alla cura, in coerenza con i principi di pluralismo culturale ed istituzionale presenti nella Costituzione della Repubblica, nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e nei documenti dell’Unione Europea”: lo affermano le Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’Infanzia e del primo ciclo d’istruzione 2012, tuttora vigenti. Già da questa asserzione si evince la notevole importanza che la Scuola dell’Infanzia Statale assume nella formazione dell’uomo e del futuro cittadino promuovendo nei bambini che la frequentano lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, della competenza, fornendo un contributo fondamentale nella costruzione delle “ radici dell’alfabetizzazione ”, in previsione dei traguardi di sviluppo che essi dovranno acquisire al termine della scuola dell’obbligo. Le alte finalità che ora il legislatore riconosce alla Scuola dell’Infanzia Statale con al centro il bambino e i suoi poliedrici bisogni cognitivi, affettivi, relazionali, estetici, etici, secondo il comma 181 lettera e) della Legge 107/15 dovrebbero lasciare il posto alla “conciliazione dei tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori”, trasformando di fatto questa Scuola in un mero servizio di assistenza ai bisogni delle famiglie!
Il “cambio di prospettiva” che si vorrebbe imporre alla Scuola dell’Infanzia Statale appare evidente così come la sua totale rivisitazione istituzionale, organizzativa e strutturale, paventata attraverso il riferimento ad una “quota capitaria per il raggiungimento dei livelli essenziali, prevedendo il cofinanziamento dei costi di gestione, da parte dello Stato con trasferimenti diretti o con la gestione diretta delle Scuole dell’Infanzia e da parte delle regioni e degli enti locali al netto delle entrate da compartecipazione delle famiglie utenti del servizio”. Non più Scuola Statale dunque, ma servizio integrato gestito da regioni, enti locali e famiglie. Emerge nuovamente nel comma 181 la probabile deriva assistenziale che interesserebbe anche le modalità organizzative della didattica stessa, poiché saranno previsti “tempi di compresenza del personale dei servizi educativi per l’Infanzia e dei docenti di Scuola dell’Infanzia” e una modifica dell’orario di servizio degli stessi, ora fissato a 25 ore settimanali frontali (comunque il più alto rispetto agli altri gradi scolastici). Si pensa forse ad una omologazione del ruolo dei docenti dell’Infanzia al personale dei servizi educativi per l’Infanzia? Facendo così perdere la specificità culturale e pedagogica della scuola dell’Infanzia e il ruolo che questa oggi svolge riconosciuto e apprezzato dai colleghi degli ordini di scuola successivi e dalle famiglie? Ancora, chiedo,con non poca preoccupazione: nel “sistema integrato 0-6 anni” i docenti della Scuola dell’Infanzia saranno ancora docenti di ruolo della Scuola Statale Italiana? Manterranno la loro identità culturale e professionale e i diritti e i doveri dei docenti degli altri gradi scolastici, come ora sancito? E come faranno tante mamme e papà che già ora faticano a pagare la retta per la mensa e/o il trasporto -lo vedo e vivo ogni giorno- ad affrontare la prevista compartecipazione delle famiglie utenti del servizio alle spese di gestione del futuro servizio integrato? Attualmente la Scuola dell’Infanzia Statale è gratuita per quanto riguarda il personale ed il funzionamento generale, come è bene che sia e che resti!
Continuando la disamina del comma 181, leggo della costituzione di poli per l’Infanzia “anche aggregati a Scuole Primarie e Istituti Comprensivi”: con ciò si vorrebbe intendere che la Scuola dell’Infanzia Statale non farebbe più parte degli Istituti Comprensivi? Se cosi fosse, senza l’essenziale connessione anche istituzionale con gli ordini scolastici successivi, la Scuola dell’Infanzia Statale perderebbe la propria identità faticosamente costruita dal 1968 -anno della sua nascita- ad oggi. Le Indicazioni Nazionali 2012 rilevano che “la generalizzazione degli Istituti Comprensivi, che riuniscono Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado, crea le condizioni perché si affermi una scuola unitaria di base che prenda in carico i bambini dall’età di tre anni e li guidi fino al termine del primo ciclo di istruzione e che sia capace di riportare i molti apprendimenti che il mondo oggi offre entro un unico percorso strutturante”. È essenziale allora ricordare e ribadire che gli Istituti Comprensivi e/o Omnicomprensivi di cui la Scuola dell’Infanzia Statale oggi è parte integrante, si contraddistinguono come luoghi di coesistenza/convivenza di identità culturali e professionali diversificate con un unico fine: un percorso scolastico unitario e continuo, senza interruzioni e fratture per gli alunni e con una prospettiva organica e sistemica riferita a tutti gli operatori scolastici, alle famiglie, al territorio e alle sue esigenze. Nell’ottica di compartecipazione e condivisione di ogni aspetto del percorso formativo degli alunni dai 3 ai 14 anni (o 3-19 anni) risulta evidente come lo “strappo” di questo segmento scolastico dagli altri ordini di scuola avrebbe ripercussioni su tutto il percorso seguente e come il sistema integrato 0-6 anni possa apparire riduttivo e settoriale rispetto alla più ampia visione dell’educazione, dell’apprendimento e del curricolo continuo appena descritta.
Un altro aspetto da considerare, strettamente legato al comma 181, riguarda le assunzioni dei docenti precari che da anni sono inseriti nelle varie graduatorie (ad Esaurimento, di Istituto). Senza entrare nel merito della questione, vorrei sottolineare che, per la Scuola dell’Infanzia, non è stato stato previsto il necessario potenziamento ormai in dirittura d’arrivo per tutti gli altri gradi scolastici. E non sarà quindi possibile avere docenti in più per ampliare l’offerta formativa e/o affiancare nella didattica insegnanti che operano anche con 29 alunni. Perché no!? Nelle Graduatorie ad Esaurimento Infanzia ci sono circa 23.000 docenti che ogni anno, e da tanti anni, con amore, dedizione e diligenza prestano servizio nelle nostre Scuole Statali. Sono stati esclusi dalla fase C delle assunzioni, con evidente depauperamento della loro funzione docente, affermando che, per loro, la stabilizzazione sarebbe avvenuta con l’entrata in vigore del sistema integrato 0-6 anni. Ebbene, riporto testualmente ciò che si legge al punto 6 del suddetto comma: “prevedendo la copertura dei posti della Scuola dell’Infanzia per l’attuazione del piano di azione nazionale per la promozione del sistema integrato anche avvalendosi della graduatoria a esaurimento per il medesimo grado di istruzione come risultante alla data di entrata in vigore della presente legge”. Le interpretazioni tra i docenti precari, su questo punto, sono state e sono ancora molteplici e impazzano sui social. C’è chi ne dice bene (pochi in verità), senza SE e senza MA, pensando di poter avere l’agognato ruolo. C’è chi riflette e chiede LO STESSO IDENTICO TRATTAMENTO DEI COLLEGHI DEGLI ALTRI GRADI SCOLASTICI, pensando di non volere il ruolo in altra istituzione che non sia la Scuola dell’Infanzia Statale. Io rilevo e stigmatizzo un anche di troppo. Infatti nell’eventuale attuazione del sistema integrato 0-6 anni, gli enti locali potrebbero avvalersi anche delle Graduatorie ad Esaurimento nazionali per reclutare personale. Però i Comuni bandiscono concorsi autonomi per educatori nei Nidi e docenti nelle Scuole dell’Infanzia quindi esistono, e sono in vigore, graduatorie comunali colme di precari come quelle nazionali. Quale scenario si prospetterebbe? Una diatriba infinita tra docenti precari, comunali o nazionali che siano, l’ennesima “guerra tra poveri”. E non oso immaginare cosa potrebbe accadere se gli enti locali non potessero, nel tempo, garantire nemmeno i livelli essenziali dei servizi, visto che hanno facoltà di esternalizzarli! Si resta veramente basiti e attoniti nel constatare quanto la Buona scuola si mostri matrigna nei confronti della Scuola dell’Infanzia Statale!
Considerato che è interesse del Paese assicurare uno sviluppo fisico, psichico e cognitivo equilibrato e sereno dei nostri bambini e delle nostre bambine che solo una Scuola dell’Infanzia capace di porli “al centro del processo di apprendimento” può assicurare, i docenti che vi operano e tutti coloro che credono nella cultura e nella formazione sin dalla più tenera età ravvisano l’indiscutibile necessità di mantenerla quale istituzione dello Stato e parte integrante del servizio d’istruzione statale per non privare i nostri figli/alunni del patrimonio professionale fino ad oggi acquisito e agito in continuità verticale con la Scuola Primaria e Secondaria di primo grado/secondo grado; di fugare ogni proponimento atto a calare su questo particolare e importante segmento del nostro sistema educativo e scolastico, interessi estranei ai bisogni dei bambini, sia che provengano da settori economici, sia da coloro che intendono quest’ordine di scuola come un luogo di parcheggio e non un “ambiente di vita, di relazioni e di apprendimento di qualità, garantito dalla professionalità degli operatori e dal dialogo sociale ed educativo con le famiglie e con la comunità” così come sanciscono le Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’Infanzia e del primo ciclo d’istruzione 2012. A tal proposito è stata promossa dall’Associazione Nazionale Docenti una petizione indirizzata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Istruzione in cui si richiede che venga salvaguardata la specificità organizzativa, pedagogica e didattica della Scuola dell’Infanzia Statale, i cui tratti educativi e formativi sono ritenuti da molti pedagogisti fondamentali per l’apprendimento e per favorire esiti positivi nei passaggi scolastici successivi; introdotta l’obbligatorietà almeno dell’ultimo anno di frequenza, per far sì che tutti i bambini possano godere di positive esperienze di vita, emozioni partecipate e insegnamento/apprendimento valido e consolidato offrendo al contempo la possibilità di entrare in ruolo ai docenti precari di questo grado scolastico. La petizione ha raggiunto in pochi giorni circa 6000 adesioni, a conferma del diffuso dissenso verso quanto la legge 107 propone per quest’ordine di scuola, e sicuramente altre se ne aggiungeranno in difesa del patrimonio metodologico – didattico che racchiude in sé! Ravviso comunque nel comma 181 alcune proposte da accogliere positivamente: la generalizzazione dei Nidi e delle Scuole dell’Infanzia, l’esclusione dei servizi educativi per l’infanzia e delle Scuole dell’Infanzia dai servizi a domanda individuale, la qualificazione universitaria e la formazione continua del personale dei servizi educativi per l’infanzia perché troppo spesso le carenze formative di base di questi operatori sono state al centro di brutti episodi di cronaca. Alla luce di quanto finora esposto, auspico che il legislatore provveda alla generalizzazione dei Nidi e delle Scuole dell’Infanzia sotto l’egida dello Stato e ad accogliere i Nidi nel percorso statale 3-14 anni in atto, con inquadramento del personale educativo nei suoi ruoli, arrivando cosi ad offrire una formazione unitaria statale 0-14 anni piuttosto che procedere alla rottura del funzionale e consolidato connubio Infanzia-Primaria-Secondaria di 1° e 2° grado attraverso la scissione coatta della Scuola dell’Infanzia Statale. Concludendo, secondo il parere di moltissimi cittadini e docenti delle Scuole Statali Italiane di ogni ordine e grado -me inclusa-, il sistema integrato di educazione ed istruzione 0-6 anni “non s’ha fare”!
Marina Castelli, presidente Sezione AND di Latina