Che il sistema delle prove Invalsi, da anni al centro di molteplici e precise critiche di merito, fosse da rivedere radicalmente se non addirittura da abolire a causa della dubbia utilità nell’ambito del sistema di istruzione italiana, adesso sembra essere certificato a seguito della decisa azione di boicottaggio messa in atto dagli alunni e dai loro genitori dei vari livelli di scuola. Anche se siamo in presenza di dati non definitivi, il tam tam delle notizie provenienti dalle diverse istituzioni scolastiche, parla di prove praticamente saltate a causa dell’assenza in massa degli alunni o effettuate soltanto da pochi intimi, il che non cambia la sostanza del risultato.
Certo, qualcuno dirà che le già criticatissime prove di valutazione degli apprendimenti degli alunni si sono ritrovate nel pieno della mobilitazione del mondo della scuola ed in concomitanza con lo storico sciopero del 5 maggio 2015, ma questo dato pur innegabile, non può bastare da solo a spiegare la discutibilità di una formula che ha in sé ineludibili elementi di debolezza strutturale.
Senza voler andare ad esaminare la scelta dei contenuti dei singoli quesiti e delle varie tipologie delle prove, è opportuno fare alcune considerazioni sulle modalità di svolgimento e di trasmissione dei dati contenuti nei questionari somministrati agli allievi, le quali non sembra che negli anni abbiano subito delle revisioni migliorative, almeno dal punto di vista tecnico. Si tratta di una procedura assolutamente farraginosa e stressante, soprattutto per quanto riguarda la defatigante e interminabile attività di inserimento delle singole risposte degli alunni all’interno della schermate su file Excel, reso disponibile alle segreterie scolastiche soltanto nel primo pomeriggio del giorno della prova, con l’obbligo per gli osservatori esterni di caricare il file nel sistema Invalsi entro le ore 18 del giorno successivo. Una procedura assolutamente arcaica, ripetitiva e ad altissimo rischio di commettere errori materiali da parte degli osservatori e somministratori delle prove stesse, ridotti in condizioni di vero e proprio sfinimento a livello psicofisico.
Viene spontaneo chiedersi il motivo per cui una struttura così collaudata, competente ed efficiente, come l’Istituto Nazionale di Valutazione della Scuola Italiana, non abbia ancora pensato di far svolgere direttamente online le prove agli studenti, predisponendo appositi moduli contenenti i quesiti da sottoporre agli allievi, in modo da garantire piena obiettività formale ed eliminando ogni rischio di commettere errori materiali, non tanto nella correzione delle risposte aperte, quanto nella estenuante ed interminabile pratica di digitalizzazione nelle famose maschere. Una cosa incredibile se si pensa che quest’anno i poveri somministratori e osservatori esterni si sono dovuti sobbarcare anche il compito di trascrivere una serie di risposte degli alunni, a quesiti a risposta aperta, inserendo singole parole o esprimendo una posizione più articolata senza limite di spazio. Un fatto davvero inquietante, oltre che naturalmente irritante per tanti docenti ai quali veniva imposto di trascrivere fedelmente e pedissequamente anche eventuali errori di ortografia o altro ancora.
Per fare una battuta esemplificativa, praticamente si è voluto far utilizzare il nobile metodo degli amanuensi del medioevo in una società e con sistemi operativi in cui, invece, tale uso è superato da ogni ragionevole pratica. Eppure la predisposizione di piattaforme virtuali offerte dalle nuove tecnologie, adatte allo svolgimento di questo tipo di indagine sono state sperimentate con successo nel mondo della scuola in varie occasioni, fra le quali citiamo solo a titolo di esempio le Olimpiadi della cultura e del talento e le recenti edizioni delle Olimpiadi di italiano. Non si capisce, pertanto, come ancora si sia potuto concepire e reiterare una procedura che insiste sull’uso imperterrito del cartaceo, anche se riciclato, obbligando i docenti a trasformarsi in copisti e amanuensi digitali.
Insomma, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, le prove Invalsi, così come concepite e organizzate, sono assolutamente da accantonare dando finalmente spazio ad un vero e proprio processo di valutazione della qualità delle scuole e dei livelli di apprendimento degli allievi, che coinvolga in modo effettivo tutti gli attori coinvolti, dagli studenti ai docenti, dai genitori al mondo delle associazioni e delle imprese, alla società e al territorio più in generale.
Pio G. Sangiovanni