di Francesco Greco, Presidente dell’Associazione Nazionale Docenti
Il tema di questo seminario, che ripetiamo per il secondo anno, “Musica per la vita”, sintetizza la necessità di una effettiva integrazione del sapere musicale nel percorso formativo dei nostri studenti. Un’affermazione che può apparire retorica, ovvia, purtroppo non è così!
L’evidenza dei fatti
Intanto, il sistema degli studi musicali in Italia appare come una piramide rovesciata ovvero lo studio effettivo della musica si concentra nella parte alta della piramide, ma si disperse nella parte bassa. Rovesciare la piramide significa rendere effettivo lo studio della musica, dalla scuola dell’infanzia a quella primaria e via proseguendo. Studio effettivo, perché normativamente lo studio della musica è già presente nel nostro ordinamento scolastico. Per poterlo fare, occorre anche rinforzare la struttura della piramide, innestando, nella tradizione consolidata degli studi classici, il contributo fecondo dei nuovi linguaggi musicali, in grado di accendere quella scintilla emotiva, che può divenire passione e spinta motivazionale capace di attrarre quella platea di studenti che altrimenti mai si avvicinerebbe agli studi musicali.
E questo apre altri fronti e sollecita altre considerazioni che devono essere tenute ben presenti. Tutti elementi che sono tra loro connessi, ma che sono l’esplicitazione intellettuale del perché e del come lo studio della musica debba far parte del percorso formativo di tutti. Elementi che sono anche la chiave di lettura di quanto diremo e che apro con due considerazioni:
La specificità del sapere musicale
Il sapere musicale ha ormai una sua chiara collocazione nell’ambito dei saperi formalizzati, codificati, con un proprio statuto epistemologico, con un proprio dominio, una propria metodologia, un proprio linguaggio. Ma, a differenza di altri saperi che basano prevalentemente il loro apprendimento sulla dimensione cognitiva, tanto da far definire questa forma di apprendimento “fissità funzionale”[1], il sapere musicale attiva di per sé altre dimensioni dell’apprendimento che sono quella emotiva, quella corporea e quella sociale. Dunque, il sapere musicale ha in sé una potente funzione formativa che lo rende capace di cambiare comportamenti e atteggiamenti e, pertanto, di svolgere una forte funzione educativa.[2]
La salvaguardia del sapere musicale
La studio della musica, affinché conservi la sua valenza educativa e formativa, nella scuola deve sempre trovare connessione e integrazione con il contesto storico e culturale di riferimento, con la specifica letteratura. Inoltre, la teoria e la prassi devono sempre alimentare una comprensione critica del fenomeno musicale, anche per capirne le ragioni, l’evoluzione e gli sviluppi nel tempo.
Tutto questo, in una prospettiva di sistema, non può che avvenire con percorsi strutturati, progressivi che assicurano allo sviluppo culturale e artistico degli studenti continuità e certezza nei vari passaggi scolastici.
Qual è lo stato dell’arte?
Il nostro è un Paese con una nobile e antica tradizione musicale, però l’insegnamento della musica fu introdotto nella scuola media solo negli anni Sessanta con il decreto ministeriale del 24 aprile 1963, come componente dell’educazione artistica. L’educazione musicale, come allora fu definita, fu introdotta con un’ora obbligatoria nella prima classe e facoltativa nelle altre. Solo nel 1979 fu resa obbligatoria con due ore settimanali in tutte le tre classi, mentre nel 1999 è stata istituita la classe di concorso di Strumento musicale[3] e resi ordinamentali i corsi ad indirizzo musicale, già autorizzati in via sperimentale[4].
L’organizzazione dei corsi ad indirizzo musicale poi è stata rivista dalla legge 107, del 13 luglio 2015, e, più recentemente, dal decreto interministeriale del 1° luglio 2022, n. 176[5]. Con la nuova disciplina dei percorsi a indirizzo musicale, che entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico 2023/24, alla scuola secondaria di primo grado, nell’ambito della filiera musicale, viene attribuito un ruolo di raccordo in entrata per gli alunni della scuola primaria (e a questa dalla scuola dell’infanzia) e di raccordo in uscita degli studenti che proseguono verso i licei musicali[6].
Cinquant’anni dopo, con il decreto ministeriale n. 8, del 31 gennaio del 2011, nella scuola primaria sono state sono state introdotte le prime “iniziative volte alla diffusione della cultura musicale e della pratica musicale”[7], collocate all’interno di un quadro volto a “sviluppare la pratica e la cultura musicali strumentale e corale in tutti i gradi e gli ordini di scuola, di favorire la verticalizzazione del curriculum musicali” [8], con corsi che dovevano coinvolgere gli alunni a partire dal terzo anno fino al quinto.
Mentre nella scuola dell’Infanzia, un anno dopo rispetto alla scuola primaria, con il decreto ministeriale del 16 novembre 2012, n. 254 (Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione) è stato introdotto l’insegnamento della musica, all’interno del campo di esperienza immagini, suoni e colori, permettendo così di avviare un primo percorso di alfabetizzazione musicale, in cui il bambino viene condotto a scoprire, percepire, ascoltare, ricercare e discriminare i suoni all’interno di contesti di apprendimento significativi.
Nella scuola secondaria di secondo grado, nel 2010 con il decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010, n. 89, nell’ambito della revisione dell’assetto ordinamentale dei licei[9], sono stati istituiti i licei musicale e coreutici con un percorso indirizzato all’apprendimento tecnico-pratico della musica e allo studio del suo ruolo nella storia e nella cultura.
La definizione di un percorso liceale di studi musicali, marcatamente volto all’apprendimento tecnico-pratico, pur all’interno di una cornice storico-culturale, fa emergere la formazione di un profilo prettamente professionalizzante, accentuato anche dalla selezione degli studenti in ingresso e dall’obbligo di stipulare convenzioni con i Conservatori.
Sul fronte dei licei musicali, oggi, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui da una parte l’Amministrazione scolastica non intende autorizzare nuove aperture e nuove sezioni, nella prospettiva di un solo liceo musicale e coreutico per provincia con una sola sezione, dall’altra un timido aumento delle iscrizioni, che passano dallo 0,7% al 0,9%, che appare capace di invertire il declino paventato lo scorso anno.
Conclusioni
Allora, poiché ogni conclusione rimanda alle premesse, io mi rifaccio alle mie. Un significativo avvicinamento agli studi musicali liceali può trovare soluzione solo nel superamento dell’impostazione classicista impressa agli studi musicali liceali, aprendo ed innestando il percorso formativo con l’insegnamento curricolare dei nuovi linguaggi musicali e rendendo effettivo e significativo l’insegnamento della musica sin dalla base del nostro sistema scolastico.
Ciò significa che, anche nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, l’insegnamento della musica, debba essere impartito da docenti qualificati, in possesso degli specifici titoli musicali.
* relazione di presentazione del seminario “Musica per la Vita”, svolto presso il Conservatorio di Milano, sala “G. Verdi”, 21 aprile 2023
[1] La fissità funzionale quale atteggiamento mentale, come forma di rigidità di pensiero o di comportamento, fu studiata dallo psicologo Gestaltico tedesco Karl Duncker, al quale si deve anche il termine, nel suo libro Zur Psychologie des produktiven Denkens, pubblicato nel 1935.
[2] La sua capacità di far acquisire “strumenti di conoscenza” per il singolo e nel contempo di svolgere un ruolo chiave nei processi sociali è ben descritta nelle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione: “La musica, componente fondamentale e universale dell’esperienza umana, offre uno spazio simbolico e relazionale propizio all’attivazione di processi di cooperazione e socializzazione, all’acquisizione di strumenti di conoscenza, alla valorizzazione della creatività e della partecipazione, allo sviluppo del senso di appartenenza a una comunità, nonché all’interazione fra culture diverse” (DM 16 novembre 2012 n. 254)
[3] Art. 9, Decreto Ministeriale 6 agosto 1999, n. 201, È istituita la classe di concorso di “strumento musicale nella scuola media” (cl. n. 77/A) per l’insegnamento delle specialità strumentali di cui al presente decreto.
[4] Legge 3 maggio 1999, n. 124, art. 11, comma 9, recante «Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico», per come modificato dal Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 60: A decorrere dall’anno scolastico 1999-2000, i corsi a indirizzo musicale, autorizzati in via sperimentale nella scuola media e funzionanti nell’anno scolastico 1998-1999, sono ricondotti a ordinamento. In tali corsi lo specifico insegnamento di strumento musicale costituisce integrazione interdisciplinare ed arricchimento dell’insegnamento obbligatorio dell’educazione musicale.
[5] L’art. 1, comma 181, lettera g), della legge 107/2015, prevede uno specifico decreto legislativo sul potenziamento dei licei musicali, coreutici … l’armonizzazione dei percorsi formativi di tutta la filiera del settore artistico-musicale, con particolare attenzione al percorso pre-accademico ai fini dell’accesso all’alta formazione artistica, musicale e coreutica e all’università. In applicazione di tale norma è stato emanato il Decreto legislativo 13/04/2017, n. 60 che all’art. 12 prevede che ogni istituzione scolastica secondaria di primo grado possa attivare, nell’ambito delle ordinarie sezioni, percorsi a indirizzo musicale. A tal fine è previsto uno specifico decreto del Ministro dell’istruzione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, nel quale sono definiti: a) le indicazioni nazionali per l’inserimento dell’insegnamento dello strumento musicale, in coerenza con le indicazioni relative all’insegnamento della disciplina della musica, tenuto anche conto delle competenze richieste per l’accesso ai licei musicali; b) gli orari; c) i criteri per il monitoraggio dei percorsi a indirizzo musicale. Il decreto 176/22 è pertanto adottato in applicazione dell’art. 12 del D. Lgs 60/17. Contestualmente alla sua entrata in vigore, cessa di produrre effetti il DM 201/99.
[6] Infatti, è ribadito che, pur restando ferma la vocazione orientativa, “i percorsi a indirizzo musicale concorrono all’armonizzazione dei percorsi formativi della filiera musicale. Essi, infatti, costituiscono uno snodo centrale per la progettazione di una proposta educativa e formativa capace di sostenere ed armonizzare tutta la filiera degli studi musicali, svolgendo un ruolo importante di “raccordo in entrata” con la scuola primaria (e tra questa e quella dell’infanzia) e un ruolo di “raccordo in uscita” prioritariamente con i licei musicali (secondo quanto previsto dall’art. 7 del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89) e con i corsi propedeutici organizzati dagli Istituti superiori di studi musicali” (Allegato A, DM 176 del 2022).
[7] DM del 31 gennaio 2011, n. 8, art.1, “Il presente decreto ha per oggetto iniziative volte alla diffusione della cultura e della pratica musicale nella scuola alla qualificazione dell’insegnamento musicale e alla formazione del personale ad esso destinato, con particolari riferimenti alla scuola primaria”.
[8] DM del 31 gennaio 2011, n. 8, art. 4, “Al fine di sviluppare la pratica e la cultura musicali strumentale e corale in tutti i gradi e gli ordini di scuola, di favorire la verticalizzazione del curriculum musicali, di valutare e valorizzare le pratiche didattiche e i percorsi formativi del personale docente preposto all’insegnamento delle discipline musicali, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca promuove specifici Corsi di pratica musicale destinati a implementare l’approccio alla pratica vocale e strumentale e a fornire le competenze utili alla prosecuzione dello studio di uno strumento musicale.”
[9] con il DPR del 15 marzo 2010, n. 89 è stato adottato, in attuazione dell’art. 64 della legge 133/2010, cosiddetta riforma Gelmini, il Regolamento recante revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei che all’art. 7 istituisce i Licei musicali e coreutici.