di Libero Tassella
Certamente i governi di centro destra e centrosinistra e gli attuali epigoni dell’attuale legislatura con i governi colorati giallo verde, giallo rosso per finire all’attuale ammucchiata con al comando il super Draghi.
I ministri pro tempore hanno le loro colpe, forse solo Fioramonti non è stato al gioco dimettendosi, inutile fare i nomi, li conoscete tutti, sono stati portatori di una scuola via, via sempre più dirigista e asservita alle logiche del mercato. Ma cosa ha ridotto la scuola così, una scuola dove si promuovono tutti gli alunni, dove fiorisce l’analfabetismo di ritorno o funzionale, la scuola dei test e dell’Invalsi, la scuola addestramento, della burocrazia didattica che non educa a pensare ma eseguire, la scuola che conferma tutte le differenze socioculturali del Paese, che non solo conferma, ma amplia.
In estrema sintesi, è facile elencare, da dove parte questo declino, elencando alcune perle di mala politica scolastica degli ultimi vent’anni: dall’autonomia scolastica alla dirigenza scolastica; dalla razionalizzazione della rete scolastica alla drastica riduzione degli organici e alle conseguneti classi pollaio che tutti dicono di voler eliminare, ma che di fatto invece moltiplicano; il passaggio dalla scuola delle conoscenze a quelle delle competenze. Non dimenticando la legge 107 del 2015, un capolavoro passato alla “storia” come Buona Scuola che ha aumentato il potere della dirigenza scolastica ed eliminato la democrazia nella scuola.
La scuola di oggi è al servizio del mercato e non è più un’istituzione della Repubblica come individuata dalla Costituzione Repubblicana. Tutto questo è mascherato da una sindrome neo tecnologica che mistifica il mezzo con il fine.