Note & Interventi

La storia, la scuola, il potere

4/8/2003

di Alberto Giovanni Biuso
Direttore del Centro Studi dell’AND

 COMUNICATO STAMPA

Sulla questione della scelta dei libri di testo di argomento storico, crediamo che vadano dette con chiarezza alcune cose:

– La risoluzione approvata dalla maggioranza in commissione Cultura della Camera è nello stesso tempo inutile e dannosa; inutile perché qualunque libro di testo i ragazzi abbiano in mano, è sempre il docente a condurre la lezione, a spiegare eventi e fonti, a suggerire interpretazioni dei fatti e delle dinamiche storiche; dannosa perché introduce un principio di controllo sulle scelte didattiche dei docenti, che se preso sul serio potrebbe rivelarsi non soltanto lesivo della libertà di insegnamento ma in grado di subordinare l’autonomia della ricerca (anche didattica) e della cultura alle maggioranze politiche sempre variabili, trasformando –in questo modo- la scuola in un luogo di propaganda.

– Sarebbe miope e ipocrita negare che luogo di propaganda la scuola è spesso diventata negli ultimi decenni a opera di quei docenti che hanno interpretato la loro attività come strumento di indottrinamento, venendo meno ai principi di base sia della deontologia professionale che della ricerca scientifica, aiutati in questo da manuali redatti con l’intenzione di imporre una ben precisa visione dell’uomo e della politica.

– Bisogna ammettere un limite riconosciuto in pratica dagli storici di qualunque tendenza: la storia non è e non potrà mai essere una scienza esatta e quindi l’interpretazione assume in essa una funzione centrale e ineliminabile. Marc Bloch, uno dei maggiori storici del Novecento, giudicava «assurda l’idea stessa che il passato, come tale, possa essere oggetto di scienza» (Apologia della storia, Einaudi 1969, pag. 39) e sosteneva che lo storico non può e non deve trasformarsi in un giudice. Cercare la verità nella storia è quindi un’impresa contraddittoria sia che la si tenti per decreto legge, sia che lo si faccia imponendo agli studenti la propria visione del mondo.

Sulla base di queste convinzioni, l’Associazione Nazionale Docenti respinge ogni tentativo di imporre mediante risoluzioni, circolari, decreti, un controllo da parte del Governo e del Ministero di turno sulla libera ricerca scientifica e invita tutti i docenti –non solo quelli di storia- al rispetto dei fatti, per quanto è possibile ricostruirli; della obiettività, come atteggiamento e come metodo, non come impraticabile principio; di tutte le visoni del mondo, delle interpretazioni storiografiche e soprattutto degli studenti che se ne fanno portatori. Se gli eventi di questi giorni saranno serviti a riflettere meglio non solo sullo statuto della storia ma anche sui principi di fondo dell’insegnare, da essi si potrà trarre qualcosa di buono.

Milano, 12 dicembre 2002

 

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