di Francesco GRECO
Nella conferenza stampa del 10 gennaio 2022 il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha affermato che “la scuola è fondamentale per la nostra democrazia” e che “non ha senso chiudere la scuola prima di tutto “.
Per Draghi, ma tanto vale per l’intero governo e per i partiti che lo sostengono, la scuola che non chiude è diventato il mantra di un paese che non si ferma, mentre la pandemia si espande in ogni dove, chiudendo in casa milioni di italiani, non importa se studenti o insegnanti, imprenditori o lavoratori.
“La scuola prima di tutto”, ma è proprio così?
Dallo scoppio della pandemia, in quasi tutti gli uffici pubblici sono state erette barricate, ponendo forti limiti all’accesso. Alcuni, da allora, queste barricate non le hanno mai tolte. Eppure, in molti di questi uffici può essere garantito il distanziamento ed impedito il contatto. Situazioni certo non praticabili nelle nostre scuole! Né si può affermare che, ad inizio del terzo anno di pandemia, siano stati adottati interventi appropriati affinché le scuole potessero essere considerate veramente “sicure”. A parte i famigerati banchi a rotelle, alle scuole, più che miliardi di euro sono arrivati miliardi di bit ovvero migliaia di file contenenti linee guida, circolari, report e schede da stampare, compilare e rinviare al mittente, ma nessun intervento significativo che potesse assicurare quanto più volte richiesto dallo stesso Comitato Tecnico Scientifico, che, ricordiamo, ha “competenza di consulenza e di supporto alle attività di coordinamento per il superamento dell’emergenza epidemiologica”, per evitare, o quanto meno prevenire, il contagio e la diffusione del virus.
Alla “scuola prima di tutto” non si è pensato, neanche nella fase più cupa della pandemia, senza sottovalutare quella attuale e ciò che ancora potrà accadere, di restituire quanto, in modo bieco e irrazionale, gli è stato scippato. Infatti, sarebbe bastato recuperare le risorse sottratte a partire dai tagli nefasti iniziati dal duo Tremonti-Gelmini, e poi proseguiti con i governi successivi, per realizzare una vera inversione di marcia; sarebbe bastato recuperare gli oltre dieci miliardi di euro sottratti negli ultimi decenni che hanno comportato il taglio di oltre 100 mila cattedre e l’innalzamento del rapporto alunni/classe, di cui le famigerate “classi pollaio” ne sono la perniciosa conseguenza, per trasformare l’epidemia da catastrofe in opportunità di rinascita per la nostra vituperata scuola.
Ma, nulla di tutto questo è stato fatto!
Dopo due lunghi anni, con un virus che continua mantenere sotto assedio l’intero pianeta, la nostra scuola si trova praticamente ferma al gennaio del 2020, quando il governo italiano, dopo che il 30 gennaio l’OMS aveva dichiarato lo stato di emergenza internazionale di salute pubblica, procedeva, il giorno dopo, ad analoga dichiarazione per il nostro Paese, senza nulla fare, se non chiudere le scuole il successivo 4 marzo del 2020. I denari che arriveranno alle scuole con il PNRR sono tanti ed importanti, ma non sono un elemento strutturale della spesa per l’istruzione. Infatti, queste risorse non modificheranno nel lungo periodo il rapporto spesa per l’istruzione PIL che ci pone in coda alle classifiche Ocse e UE; non modificheranno il rapporto alunni/classe che è una condizione strutturale per una didattica di qualità.
Oggi, sospendere l’attività in presenza, pur continuando le lezioni a distanza, perché le scuole di fatto non sono mai state chiuse, sarebbe la chiara ed esplicita ammissione di un Paese che sulla scuola, non senza responsabilità, in questi due anni nulla ha fatto! Ma nulla ha fatto anche sui servizi ad essa collegata, quali i trasporti.
Dopo due anni e due governi, nella scuola, ancora oggi l’unico presidio di sicurezza, se si escludono i vaccini che riguardano tutta la popolazione, rimane la mascherina. Nessuna diminuzione del rapporto alunni/classe, nessun distanziamento!
La scuola per il governo è “sicura” e per la sicurezza di un governo che non può fallire, deve rimanere aperta! Mentre gli ospedali, ormai quasi saturi, sospendono ricoveri per patologie non Covid e interventi chirurgici importanti.
Per noi la “scuola prima di tutto” ha ben altro significato e altri interventi riteniamo necessari, affinché possa essere effettivamente una “scuola sicura”. Certo, oggi, nessuno è in grado di prevedere quale sarà l’evoluzione dell’epidemia e quali strategie dovranno essere adottate per tutelare efficacemente la salute e la sicurezza di tutti. Ma, è innegabile che le misure sanitarie imposte per tutte le altre attività alla scuola non siano applicabili, perché in classi affollate, ove per 5/6 ore permangono in stretto contatto diverse decine di persone, il solo utilizzo delle mascherine, sarebbe come voler tenere, nel palmo di una mano, tutto un pugno di sabbia.
Per noi non solo “la scuola è fondamentale per la democrazia”, ma è la culla della democrazia, poiché ad essa è demandato il delicato compito di alimentare coscienze libere e critiche, di crescere cittadini giusti e capaci di dare senso e sostanza alla nostra democrazia.
Per queste ragioni, stigmatizziamo ogni strumentalizzazione della scuola, da qualunque parte provenga, e chiediamo che si apra un confronto democratico su tutte le questioni che la riguardano, dall’emergenza sanitaria, a quella del recupero delle risorse sottratte dal 2008, ai nodi nevralgici del suo governo e della valorizzazione degli insegnanti. Per il bene della scuola, per il bene del nostro Paese.