Incontro Seminariale La scuola nei 150 anni dell’Unità d’Italia
“L’Italia da circa mezzo secolo s’agita, si travaglia per divenire un sol popolo e farsi nazione. Ha riacquistato il suo territorio in gran parte. La lotta collo straniero è portata a buon porto, ma non è questa la difficoltà maggiore. La maggiore, la vera, quella che mantiene tutto incerto, tutto in forse, è la lotta interna. I più pericolosi nemici d’Italia non sono gli Austriaci, sono gl’Italiani.
E perchè?
Per la ragione che gl’ltaliani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro rimanere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico il loro retaggio; perchè pensano a riformare l’Italia, e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro, perchè l’Italia, come tutti popoli, non potrà divenir nazione, non potrà esser ordinata, ben amministrata, forte così contro lo straniero, come contro i settari dell’interno, libera e di propria ragione, finchè grandi e piccoli e mezzani, ognuno nella sua sfera non faccia il suo dovere, e non lo faccia bene, od almeno il meglio che può. Ma a fare il proprio dovere, il più delle volte fastidioso, volgare, ignorato, ci vuol forza di volontà e persuasione che il dovere si deve adempiere non perchè diverte o frutta, ma perchè è dovere; e questa forza di volontà, questa persuasione, è quella preziosa dote che con un solo vocabolo si chiama carattere, onde, per dirla in una parola sola, il primobisognp d’Italìa è che si formino Italiani dotati d’alti e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani” (D’Azeglio M., I miei ricordi, Einaudi, Torino, 1971, Edizione di riferimento Barbera, Firenze, 1891).
Vent’anni addietro le parole di Massimo Taparelli D’Azeglio sarebbero state lette con il distacco per l’epoca in cui furono scritte, non oggi. Spinte populistiche e disgregatrici tendono a vanificare il sacrificio di quanti credettero nell’unificazione politica, per le migliori prospettive economiche e sociali che avrebbe potuto assicurare agli italiani.
La ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia rappresenta in questo seminario un momento di riflessione sul ruolo della scuola nella costruzione di un’identità nazionale, volta a contenere le diversità linguistiche, dialettali, antropologiche e sociali e ad affermare una cultura condivisa e una comune lingua, l’italiano.
Programma
Incontro Seminariale
La scuola nei 150 anni dell’Unità d’Italia
Sala degli Specchi
Palazzo della Provincia di Cosenza
Piazza XV marzo, 5 – Cosenza
15 marzo 2011
ore 09.00 – 13.30
Presiede
Prof. Francesco Greco, Presidente Associazione Nazionale Docenti
Ore 09.00 Saluti
Dr. Massimo Mariani
v. Prefetto di Cosenza
Dott.ssa Maria Francesca Corigliano
Assessore alla Cultura Provincia di Cosenza
Col. Francesco Ferace
Comandante Carabinieri provincia di Cosenza
Ore 09.20 Relazioni
Continuità e discontinuità nella scuola italiana
Prof. Franco Cambi, Università di Firenze
La scuola pubblica nella nostra Costituzione
Prof.ssa Caterina Gammaldi, Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione
La scuola italiana tra passato, presente e futuro
Prof. Giuseppe Spadafora, Università della Calabria
Scuola e Mezzogiorno
Prof. Giuseppe Trebisacce, Università della Calabria
Ore 11.15
Consegna targa in argento
alla Prof.ssa Luciana Simonetta
Ore 11.30
Tavola rotonda
Coordina
Arcangelo Badolati
Gazzetta del Sud
Partecipano
Franco Crispini, Giuseppe De Bartolo, Ernesto D’Ippolito, Vincenzo Ferraro, Francesco Laratta, Cesare Marini
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