In un tempo, qual è quello che viviamo, in cui sembrano perdere di ogni significato, quelle che sembravano certezze consolidate, la riflessione su alcune delle dinamiche che, a volte in modo inconsapevole, dominano il nostro agire e danno significati ai nostri comportamenti, non può non essere di evidente attualità. Parimenti, la riflessione sulle rappresentazioni etiche che le società danno di se stesse e su quelle con le quali i governi giustificano le ragioni delle loro politiche1.
Una riflessione che può essere aiutata anche dalle grandi visioni e suggestioni con cui alcune grandi opere della cinematografia hanno rappresentato il tempo presente e quello futuro. Si pensi al forte valore simbolico del monolite nel film di fantascienza “Odissea 2001 nello spazio”, uno dei più grandi capolavori del ‘900, del geniale regista Stanley Kubrick.
Nel film il monolite nero, che compare sin dalle prime scene e poi ricompare in altre scene successive, non può che simboleggiare il mistero che avvolge ed accompagna la vicenda umana. Il monolite, che per forma e colore contrasta fortemente con l’ambiente preistorico, incute negli ominidi da prima paura, ma poi qualcuno più temerario gli si avvicina e lo tocca e così tutti scoprono che il monolite non è in grado di far del male, ma la sua presenza rimane misteriosa, anche per lo spettatore.
A volte le immagini, che sono in grado di presentarci grandi registi, sono più efficaci di tante parole, ma Kubrick ha ben presenti le teorie di Jung, e nel descrivere il rapporto tra l’uomo e l’universo ben comprende che ogni tentativo di scrutare lì dove la luce sembra non arrivi (anche se non esiste ombra che non abbia in se una parte di luce), deve essere compensato da una maggior capacità di osservazione, soprattutto quando si tratta di scrutare quella dimensione misteriosa che avvolge l’individuo e la sua stessa esistenza. L’uomo, sin dall’alba dei tempi, ha cercato di definirne il perimetro, di scrutarne in profondità la portata, in un rapporto a volte conflittuale e, spesso, sopraffatto dal timore di incommensurabili conseguenze che ogni avanzamento nelle conoscenze potesse avere sulla sua sfera individuale e sociale. Da ciò, il ricorso ai miti, ai dogmi, anche quale strumento di dominio dell’uno su l’altro, di un gruppo su altri, di controllo sociale e politico degli individui, di sottomissione di intere società.
La rappresentazione simbolica della dimensione misteriosa dell’uomo è, spesso, e non solo nella psicologia analitica, ricondotta all’archetipo dell’Ombra, quale componente psicologica dell’inconscio individuale e collettivo, vista a volte come l’espressione di pensieri e di sentimenti moralmente o socialmente riprovevoli, a volte come essenziale agli istinti vitali dell’uomo e alla sua capacità di essere creativo, fecondo delle idee che possano far avanzare l’umanità verso traguardi e sentieri diversamente non percorribili. Ciò, dovrebbe indurre al superamento della concezione prettamente negativa che ha caratterizzato la storia dell’ombra nella cultura moderna e che, ancora oggi, resiste, nella coscienza individuale e collettiva, quale dimensione oscura, imperfetta, fin quasi ostile all’uomo.
Non bisogna dimenticare che proprio nella contrapposizione dicotomica che oppone la luce all’ombra, il bene al male, che le società hanno costruito e legittimato la loro stessa esistenza e i loro sistemi di governo. Una legittimazione che è passata attraverso il controllo dei canali attraverso cui si alimentano e si sostengono i sistemi della conoscenza e dei saperi e che informano dei limiti e dei percorsi dell’educazione della persona, di ciò che è bene e, dunque, socialmente accettabile, e di ciò che è male e, dunque, da allontanare, da cacciare, da porre fuori da quell’ordinamento istituzionale che, in uno spazio e in un tempo, interpreta il modo di essere e di sentire di una società.
La crisi che interessa la moderna società occidentale, fuor di ogni dubbio, essa non è solo una crisi economica e finanziaria, ma anche la crisi di legittimazione di un modello sociale e politico e del suo sistema aggregato di valori che nel tempo l’ha sostenuto e orientato e che oggi, un po’ ovunque vacilla, non solo per le sue intrinseche debolezze, ma anche per gli effetti dell’influenza di un pensiero che tende ad affermare forme draconiane di deresponsabilizzazione del ruolo dello Stato e dei connessi corollari volti a minimizzare la dimensione etica dell’azione dei pubblici poteri, tanto da ricondurre ogni decisione a forme meramente utilitariste, di mezzi-fini, con effetti deleteri sullo sviluppo democratico delle società, sull’autonomia e le libertà della persona.
Francesco Greco
______
1 Stralcio relazione al seminario “L’etica e l’ombra. Etica pubblica e processi educativi”, svolto presso l’Università della Calabria, il 23 marzo 2012.