Note & Interventi

La fine della scuola pubblica

Da un Governo, a torto definito di sinistra, il Paese si aspettava una riforma che effettivamente mettesse al centro di una politica di progresso sociale l’istruzione e con essa il futuro delle giovani generazioni.

Invece, sin dai primi documenti, che seguirono gli annunci rutilanti e demagogici del presidente del Consiglio, è apparso chiaro che la scuola, poco permeabile a nepotismi e clientele, doveva essere colpita nei suoi sistemi di garanzia, essere piegata ai condizionamenti delle caste politiche abituate a far sentire il loro respiro in ogni ambito della pubblica amministrazione.

Ma ancor più forte degli interessi delle caste politiche sono apparsi evidenti quelli di alcune lobby, da sempre vicine ad ogni governo, che da qualche anno impongono con sfacciataggine arroganza, e con riferimento a studi pseudoscientifici finanziati dai loro sostenitori economici (banche, imprese, fondazioni), la loro visione della società e della scuola.

Così le politiche diventano i desiderata delle lobby ed i Governi i loro sciocchi fiduciari. Ma gli interessi delle lobby per definizione sono agli antipodi degli interessi generali del Paese. Un Governo che si mette al loro servizio non solo moralmente e politicamente tradisce la sua missione, che dovrebbe essere svolta con disciplina ed onore, ma tradisce anche la Carta fondamentale del suo Paese.

Questo è il seme avvelenato che crescerà nel grembo di quella che non sarà più la scuola di tutti, quella scuola che ha allevato generazioni di italiani al pensiero critico e alla democrazia.

 

Francesco Greco

 

 

 

 

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