di Redazione.
Il 58° Rapporto Censis 2024 interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese. Le Considerazioni generali introducono il Rapporto con l’esortazione a ritrovare la via della crescita mediante la capacità di aprirsi al nuovo. Nella seconda parte, La società italiana al 2024, vengono affrontate le questioni di maggiore interesse emerse nel corso dell’anno descrivendo la sindrome italiana, le insidie della continuità nella medietà, la guerra delle identità, la mutazione morfologica della nazione, i conti che non tornano e le equazioni irrisolte del sistema-Italia, i fenomeni ambivalenti e in chiaroscuro. Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza.
Proponiamo integralmente il paragrafo della seconda parte del Rapporto Censis 2024 che evidenzia la mancanza di quelle conoscenze di base che rappresenta, quasi plasticamente, la diffusa sensazione di fragilità, disorientamento e vulnerabilità esistente nella società italiana.
«Benché in Italia gli analfabeti propriamente detti siano ormai una esigua minoranza (solo 260.000), mentre i laureati sono aumentati fino a 8,4 milioni, ovvero il 18,4% della popolazione con almeno 25 anni (erano il 13,3% nel 2011), la mancanza di conoscenze di base rende i cittadini più disorientati e vulnerabili.
Non raggiungono i traguardi di apprendimento: in italiano, il 24,5% degli alunni al termine del ciclo di scuola primaria, il 39,9% al terzo anno della scuola media, il 43,5% all’ultimo anno della scuola superiore (negli istituti professionali quest’ultimo dato sale vertiginosamente all’80,0%); in matematica, il 31,8% alle primarie, il 44,0% alle medie inferiori e il 47,5% alle superiori (anche in questo caso il picco si registra negli istituti professionali con l’81,0%).
Si palesano profondi buchi di conoscenza in tutte le fasce di età anche in relazione a nozioni che si sarebbe tentati di dare per scontate:
– con riferimento ai grandi personaggi e eventi della storia patria, il 55,2% degli italiani risponde in modo errato o non sa che Mussolini è stato destituito e arrestato nel 1943, il 30,3% (in questo caso il dato sale al 55,1% tra i giovani) non sa dire correttamente chi era Giuseppe Mazzini (per il 19,3% è stato un politico della prima Repubblica), il 30,3% non conosce l’anno dell’Unità d’Italia, il 28,8% ignora quando è entrata in vigore la Costituzione;
– con riferimento ai grandi personaggi e eventi della storia mondiale, il 49,7% degli italiani non sa indicare correttamente l’anno in cui è scoppiata la Rivoluzione francese, il 42,1% non conosce l’anno in cui l’uomo è sbarcato sulla Luna, il 25,1% ignora l’anno della caduta del muro di Berlino, il 22,9% non sa che Richard Nixon è stato un Presidente degli Stati Uniti (e non un grande calciatore inglese, come crede il 2,6%), il 15,3% non conosce Mao Zedong (o magari lo scambia per l’uomo più anziano del mondo, come fa l’1,9%) e, infine, il 13,1% non sa che cosa è stata la guerra fredda;
– con riferimento ai grandi scrittori e poeti italiani, il 41,1% degli italiani crede erroneamente che Gabriele D’Annunzio sia l’autore de L’infinito oppure non sa dare una risposta in merito, per il 35,1% Eugenio Montale potrebbe essere stato un autorevole presidente del Consiglio dei ministri degli anni ’50, il 18,4% non può escludere con certezza che Giovanni Pascoli sia l’autore de I promessi sposi e, infine, il 6,1% crede che il sommo poeta Dante Alighieri non sia l’autore delle cantiche della Divina Commedia;
– con riferimento ai capolavori dell’arte italiana, il 35,9% degli italiani cade nell’abbaglio di considerare Giuseppe Verdi l’autore dell’Inno di Mameli o comunque non ha una idea in proposito, invece per il 32,4% la Cappella Sistina potrebbe essere stata affrescata da Giotto o da Leonardo da Vinci, non da Michelangelo.
Si riscontra poi una preoccupante incapacità di collocare correttamente sulla carta geografica le città straniere, se il 23,8% degli italiani non sa che Oslo è la capitale della Norvegia, ma anche le città italiane, se il 29,5% non sa che Potenza è il capoluogo della Basilicata. Le difficoltà di calcolo lasciano perplessi, se per il 12,9% degli italiani la moltiplicazione di 7 per 8 non fa necessariamente 56. E l’ignoranza regna sovrana anche in merito ai meccanismi istituzionali, visto che più di un italiano su due (il 53,4%) non attribuisce correttamente il potere esecutivo al Governo, bensì al Parlamento o alla magistratura (tab. 8).
Sono dati che per molti italiani pongono il problema di una cittadinanza culturale ancora di là da venire. E che lasciano prevedere una condizione di ignoranza diffusa anche nel prossimo futuro, quando le attuali giovani generazioni entreranno nella vita adulta e dovranno occupare posizioni di responsabilità. L’ignoranza è una minaccia anche per la democrazia, se per i cittadini diventa difficile decodificare le proposte politiche, riconoscendo quelle fondate su presupposti falsi o con fini manipolatori. Nel limbo dell’ignoranza (del resto, per il 5,8% degli italiani il “culturista” è una “persona di cultura”) possono attecchire convinzioni irrazionali, pregiudizi antiscientifici, stereotipi culturali (fig. 9):
– per più di un quarto degli italiani (il 26,1%) gli immigrati clandestini presenti oggi in Italia sarebbero 10 milioni;
– il 20,9% è convinto che tramite la finanza gli ebrei dominano il mondo;
– il 15,3% crede che l’omosessualità sia una patologia con origini genetiche;
– il 13,1% ritiene che l’intelligenza delle persone dipenda dalla loro etnia;
– per il 9,2% la propensione a delinquere avrebbe una base genetica (si nasce criminali, insomma);
– e per l’8,3% islam e jihadismo sono la stessa cosa. »