Che la comunicazione non verbale del docente, in termini di gestualità, diversa modulazione della voce, un volto sorridente e rasserenante, uno sguardo che esprima attenzione ed interesse nei confronti dei singoli componenti della classe, avesse un effetto benefico sulla motivazione allo studio e, di conseguenza, sul rendimento degli allievi, erano già in tanti a sostenerlo basandosi sulla esperienza quotidiana. Adesso la conferma arriva da uno studio condotto da una ricercatrice dell’Università della Florida, la psicologa Vichy Zygouris-Coe, che ha dimostrato che la comunicazione non verbale degli insegnanti può influenzare considerevolmente l’apprendimento: sia per la passione trasmessa attraverso il corpo nel parlare di certi argomenti, sia per le aspettative positive verso gli allievi comunicate allo stesso modo.
La ricerca è stata svolta seguendo un gruppo di 60 bambini di scuole elementari, per un periodo di 5 mesi e mezzo; un vero e proprio diario di bordo nel quale si ponevano periodicamente ai ragazzi domande sulla percezione che essi ritenevano la maestra avesse nei loro confronti, in termini di apprezzamento.
L’esito dell’indagine della ricercatrice americana ha dimostrato che quanto più erano coinvolti, resi partecipi ed ascoltati dai propri insegnanti, tanto migliori erano le loro prestazioni scolastiche. Il prestare orecchio ai commenti degli studenti non valeva solo riguardo all’apprendimento, ma era importante anche quando questi ultimi esponevano vicende personali. La psicologa della Florida ha osservato che quello che contava maggiormente nel creare questo rapporto di intesa tra allievi e docenti era il comportamento non verbale di questi ultimi. Guardare spesso negli occhi gli studenti mentre parlavano di sé o delle loro difficoltà scolastiche; evitare di interromperli o di parlare sopra di loro; mostrare posture aperte, inclinare il busto verso di loro durante l’interazione, sorridere e tenere il corpo orientato nella loro direzione erano i segnali che maggiormente contribuivano a questa sintonia. Insomma, interagire con gli studenti e coinvolgerli mentre si spiega qualcosa li rende più attenti e partecipi: così, un insegnante che invece di stare dietro la cattedra, si muova fra i banchi suscita sicuramente un’attenzione maggiore. Cercare il loro sguardo, nell’affrontare gli argomenti di studio e accorgersi di quando intendono intervenire o si sentono colpiti da quello di cui si parla sono altre tattiche che si rivelano molto efficaci per creare partecipazione e per far comprendere a fondo il tema della lezione.
Forse qualcuno la penserà diversamente, ma è fuor di dubbio che con un professore come Robin Williams, il professor Keating dell’Attimo Fuggente, qualsiasi studente diventerà entusiasta per lo studio di una determinata materia, mentre altrettanto scontato è il risultato che otterrà il docente svogliato o estremamente distante che farà vivere con ostilità o difficoltà lo studio della disciplina interessata, ottenendo risultati a dir poco deludenti.
Pio G. Sangiovanni