di Redazione
Con la legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021- 2023” era stato istituito nel bilancio del Ministero dell’istruzione un fondo (articolo 1, comma 510), con una dotazione di 3 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2021, per ampliare l’offerta formativa dei licei musicali e consentire l’attivazione dei corsi a indirizzo jazzistico e nei nuovi linguaggi musicali, demandando al Ministero dell’istruzione la definizione delle modalità di utilizzazione delle risorse. Il Ministero dell’Istruzione con il decreto 167 di giugno del 2022 aveva provveduto a definire i criteri di riparto e di “individuazione e valutazione delle proposte progettuali delle istituzioni scolastiche”.
Si trattava, come è ovvio, di un segnale importante verso il mondo della musica, poiché quel finanziamento finalizzato all’attivazione di corsi extracurricolari a indirizzo jazzistico consentiva di avviare nei Licei Musicali percorsi scolastici di valorizzazione dei nuovi linguaggi musicali (Jazz, Popular Music, Musiche Tradizionali, Musica Elettronica) e relativa costituzione di posti di insegnamento di strumento musicale.
L’Associazione Nazionale Docenti ha fortemente sollecitato e sostenuto l’iniziativa poiché rispondeva ad una domanda crescente di studenti che, affascinati da questo genere musicale, si avvicinavano con entusiasmo allo studio della musica, ma anche perché l’attivazione di posti di insegnamento afferenti ai Nuovi Linguaggi Musicali rappresentava un passo concreto verso l’armonizzazione dei percorsi di studio e della filiera musicale, prevista dal decreto 382/2018, nonché per dare finalmente pari dignità, in ambito didattico, scolastico e culturale, alle discipline musicali.
Per l’Associazione Nazionale Docenti si trattava di aprire una “prospettiva di speranza”: per gli studenti che, ancora oggi, non hanno garantita una formazione pre-accademica adeguata ai requisitid’ingresso richiesti per l’ammissione ai diplomi accademici dell’AFAM per i succitati corsi; per i diplomati in “Scuola di Jazz” che, ancora misteriosamente senza risposte normativamente adeguate, non si vedono riconosciuti il proprio titolo di studio alla pari di tutti gli altri corsi di indirizzo strumentale rilasciati dal sistema AFAM. È importante, a tal proposito, ricordare che i diplomi accademici di indirizzo strumentale di area Jazz non hanno valore di titolo di accesso per l’inserimento in graduatorie o candidature a concorsi a cattedra per l’insegnamento di strumento nelle Scuole Secondarie di primo grado ad indirizzo musicale e negli stessi licei musicali.
In sostanza, pare si sottenda l’idea che le competenze in uscita maturate dai suddetti Diplomati non sarebbero sufficienti per insegnare gli elementi generalisti e di base di uno strumento musicale: se sei diplomato in jazz o pop-rock non sei in grado di insegnare una scala musicale, l’emissione negli strumenti a fiati, musica d’insieme, etc…
La questione, dunque, non è riconducibile solo all’insegnamento di un linguaggio jazzistico (piuttosto che altro), ma al fatto di discriminare i Diplomi Afam “Scuola di Jazz” rispetto a quelli “ad indirizzo classico” senza alcuna motivazione culturale e scientifica.
Ma come il gambero, a quel passo in avanti, lo stanziamento di tre milioni di euro, sono seguiti due passi indietro, il taglio di due milioni di euro.
Infatti, dalla lettura del decreto ministeriale numero 129 del 6-07-2023, relativo all’”Ampliamento dell’offerta formativa dei licei musicali attraverso l’attivazione di corsi a indirizzo jazzistico e nei nuovi linguaggi musicali”, si apprende che lo stanziamento sul cap. 1420 “Fondo per l’attivazione di corsi extracurricolari a indirizzo jazzistico nei licei musicali” è ridotto ad un milione di euro.
Le ragioni di questa decisione non sono state chiaramente esplicate, ma è fondamentale che ci sia un dialogo aperto e trasparente con tutte le parti coinvolte per riesaminare la questione. Al momento, ciò che si vede sono le pagine digitali della Gazzetta Ufficiale, ma speriamo che ci sia spazio per una revisione e una valutazione più approfondita anche di altre questioni che interessano tutto l’ordinamento degli studi musicali.