Il DPCM 8 marzo 2020 lo esclude espressamente: “Al fine di mantenere il distanziamento sociale, è da escludere qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa.” (Art. 2, c. 1, lettera h, ultimo paragrafo)
Con grande ritardo, e con colpevole leggerezza, finalmente per la scuola sono state adottate alcune misure per fronteggiare la pandemia virale invocate da oltre un mese dall’Associazione Nazionale Docenti.
Nondimeno, non possiamo non evidenziare come di fronte all’eccezionalità e gravità della situazione molti dirigenti scolastici abbiano cercato con responsabilità di affrontare le molte problematiche scaturenti dalla pandemia virale e dalla sospensione delle attività didattiche, mentre qualcun altro non abbia ancora compreso che la “guerra è finita”. Quella guerra fatta di imposizioni burocratiche tanto inconsistenti quanto inutili, di vessazioni e afflizioni deleterie perpetrate verso docenti e personale amministrativo, che ormai da oltre un ventennio vengono dispensate a piene mani.
Per questi signori, malgrado tutto, occorre far squillare forte il suono della campanella, dato che nonostante l’espresso divieto posto dal DPCM 4 marzo 2020 hanno continuato a convocare riunioni e ad imporre contra legem la presenza a scuola dei docenti. Rientrano, infatti, nell’espresso divieto le convocazione di cui all’art. 74 Capo V del D.lgs 297/94 e quelle di cui all’art. 28 del CCNL 2007. Dunque, non solo le attività di insegnamento, ma anche quelle funzionali all’insegnamento, in linea con la ratio del DPCM, rappresentando misure volte al contenimento del contagio del covid-19.
Oggi con la pubblicazione del DPCM 8 marzo 2020 questo divieto è ancor più esplicitamente ribadito. Infatti, l’art. 2, c. 1, lettera h, ultimo paragrafo, esplicitamente afferma: “Al fine di mantenere il distanziamento sociale, è da escludere qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa”.
In ragione di ciò, sono certamente illegittime convocazioni di riunioni, richieste di presenza a scuola per la firma o la compilazione di registri, sia anche solo elettronici, o per altri adempimenti meramente burocratici e non essenziali, atteso che potrebbero compromettere le ragioni di sicurezza sanitaria che i due DPCM espressamente tendono a salvaguardare. La stessa organizzazione della didattica a distanza, pur prevista quale possibilità, non può in alcun caso assumere caratteri prescrittivi, né per quanto attiene alla libertà di partecipazione, sia per docenti che per studenti, né per quanto interessa le modalità erogazione/fruizione, per il semplice fatto che la materia, ad oggi, non ha alcuna disciplina legislativa e contrattuale. Senza tralasciare che per alcuni studenti l’impossibilità di fruirne può creare una ingiusta discriminazione, con conseguente lesione del loro diritto fondamentale all’istruzione al pari degli altri studenti a cui tale possibilità non è preclusa.
“La delicatezza del momento -afferma il Prof. Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti- ormai di dimensione storica, richiede comportamenti ispirati al senso di responsabilità, che impegnano ognuno di noi sul piano individuale e collettivo, e la consapevolezza che ancor di più le nostre azioni possano avere effetti importanti sugli altri.”
“Allora –prosegue Greco- stante la gravità dell’emergenza sanitaria, bene farebbero i dirigenti scolastici, in particolare di quelle scuole ove ancora non è stata fatta un’opera generale e straordinaria di igienizzazione dei locali, a preoccuparsi che siano garantiti ambienti sicuri e salubri appena le scuole riapriranno; a cercare con i docenti, attraverso modalità collaborative, e non autoritarie, di valutare modalità e forme affinché a tutti gli studenti giungano informazioni e indicazioni su come poter impiegare utilmente questo periodo di sospensione senza interruzioni nello studio. Tutto questo può avvenire senza la necessità di convocare riunioni, peraltro non consentite, ma attraverso le modalità che le nuove tecnologie consentono.”
“Naturalmente – aggiunge Greco- combatteremo ogni eventuale condotta di dirigenti scolastici che, disattendendo disposizioni normative, impongano comportamenti che possano agevolare il diffondere del contagio negli ambienti scolastici. Non esiteremo ad informarne le autorità sanitarie e di pubblica sicurezza e, qualora necessario, ad agire giudizialmente, anche in sede penale, a tutela del diritto alla salute ed alla integrità psicofisica del personale docente coinvolto.”
“Ma siamo sicuri –conclude il presidente Francesco Greco- che la scuola saprà ancora una volta, malgrado tutto, offrire al Paese il suo contributo fondamentale per superare la più grave crisi sanitaria della medicina moderna. In ogni caso, l’umanità è avvertita, da oggi dovrà imparare a temere nemici tanto invisibili quanto decisivi del suo destino. Un monito che non potrà più ignorare.”