Analisi & Commenti

Curricolo verticale unitario Scuola Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° grado o sistema integrato 0-6 anni?

 

 

 

 

 

 

Le Indicazioni Nazionali per il curricolo per la Scuola dell’Infanzia e per il primo ciclo d’istruzione 2012 affermano che “la Scuola dell’Infanzia, la Scuola Primaria e la Scuola Secondaria di primo grado costituiscono il primo segmento del percorso scolastico e contribuiscono in modo determinante all’elevazione culturale, sociale ed economica del Paese”.

Tale assunto si arricchisce di concretezza e operatività metodologico-didattica negli Istituti Comprensivi, ove si creano le condizioni “perché si affermi una scuola unitaria di base che prenda in carico i bambini dall’età di tre anni e li guidi fino al termine del primo ciclo di istruzione”. I tre ordini di scuola, ciascuno con identità educative e professionali specifiche, operano pertanto in continuità verticale garantendo un percorso scolastico unitario, progressivo e continuo dai 3 ai 14 anni delineato dal legislatore ormai da tempo. Gli insegnanti degli Istituti Comprensivi condividono ogni aspetto della vita scolastica e promuovono scelte didattiche significative ed esperienze di apprendimento efficaci con attenzione a ciascun alunno attraverso progetti, esperienze, attività e approcci metodologico-didattici comuni. Nella legge 107/2015 art.1 commi 180 e 181 lettera e) e nello schema di decreto legislativo, Atto del governo n. 380, si legge di un nuovo “Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino ai sei anni” costituito da servizi educativi per l’infanzia (nidi, micronidi, servizi integrativi, sezioni primavera), scuole dell’infanzia statali e paritarie. Si continua con la costituzione di Poli per l’Infanzia che “accolgono, in un unico plesso o in edifici vicini, più strutture di educazione e di istruzione per le bambine e i bambini fino a sei anni di età […] anche al fine di favorire la massima flessibilità e diversificazione per il miglior utilizzo delle risorse, condividendo servizi generali, spazi collettivi e risorse professionali”: questi due punti in particolare hanno creato molte perplessità nel mondo scolastico e soprattutto tra i docenti di ruolo nella Scuola dell’Infanzia Statale. Perché pensare ad un “sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni” se è in vigore un sistema formativo integrato 3-14 anni? S’intende forse disgregare il percorso formativo unitario 3-14 anni definito dalle Indicazioni Nazionali 2012 e sancito dagli Istituti Comprensivi? La Scuola dell’Infanzia Statale perderà l’identità pedagogico-didattica faticosamente costruita dal 1968 ad oggi? Diventerà una “coperta troppo corta” tra i servizi educativi 0-3 ed il Primo ciclo d’istruzione? Da chi sarà gestita? E i Poli per l’infanzia come saranno organizzati visto che tantissime Scuole dell’Infanzia Statali condividono già con la Scuola Primaria e Secondaria di primo grado servizi generali, spazi collettivi e risorse professionali?

Queste e molte altre domande sono state poste dal 2015 ad oggi ai maggiori esponenti dei vari partiti politici italiani attraverso articoli specifici, mail, post e commenti sui social, nei convegni e nelle assemblee sindacali, nei tavoli tecnici, in incontri collegiali o singoli…le risposte poco chiare, evasive, a volte contraddittorie, quasi mai esaustive e qualche volta al limite della denigrazione professionale! Alle stesse domande hanno dato risposta la Presidente della VII Commissione Cultura della Camera dei deputati onorevole Fulvia Piccoli Nardelli, la consulente per Scuola e Università della VII Commissione dott.ssa Giulia Gobbi e l’ispettore del Miur Loredana Leoni in un incontro con un piccolo gruppo di insegnanti di ruolo nella Scuola dell’Infanzia Statale, avvenuto il 15 marzo scorso. La Presidente e tutte le altre figure istituzionali presenti hanno evidenziato l’importanza che la Scuola dell’Infanzia Statale riveste all’interno del sistema d’istruzione italiano rassicurando sulla permanenza della stessa negli Istituti Comprensivi, Omnicomprensivi e Circoli didattici secondo la normativa vigente, nel rispetto delle Indicazioni Nazionali 2012 e di tutti i docenti che vi operano quotidianamente con impegno e dedizione.

Nei giorni successivi anche Umberto D’Ottavio, deputato del PD e relatore dell’Atto di indirizzo n. 380, ha fatto sentire la sua voce attraverso alcune testate giornalistiche, ribadendo che nessun cambiamento avverrà rispetto all’inclusione della scuola dell’Infanzia Statale negli Istituti Comprensivi e sottolineando che i timori evidenziati su questo punto da molti docenti dell’Infanzia sono immotivati perché “nello 0-3 ci saranno educatori e nel 3-6 insegnanti con titoli e competenze diverse. Quindi le Scuole dell’Infanzia che fanno parte degli istituti Comprensivi resteranno legate e parte integrante di quegli Istituti e di quei Collegi dei docenti”. D’Ottavio continua poi chiarendo che “i Poli per l’infanzia non costituiscono nuove istituzioni scolastiche ma sono legati da un lato all’eventuale utilizzo degli edifici e dall’altro alla possibile continuità tra nidi e Scuole dell’Infanzia”.

Finalmente chiarezza? Certamente ascolto. Attento e partecipato. E poi affermazioni precise. Certo le parole, sicuramente e oggettivamente autorevoli, non lasciano dubbi: la Scuola dell’Infanzia Statale resterà il primo gradino del percorso d’istruzione, inserita negli Istituti Comprensivi, e i suoi insegnanti continueranno ad essere parte integrante ed attiva dei Collegi docenti come da normativa vigente.

Fidarsi o meno è prerogativa di ognuno e solamente il tempo potrà dare contezza dei fatti. Per ora si accolgono positivamente le dichiarazioni degli importanti esponenti politici e delle istituzioni su menzionati auspicando che alla Scuola dell’Infanzia Statale sia riservato sempre e comunque lo stesso trattamento degli altri ordini di Scuola. Nel bene e nel male, come si suol dire.

 

Marina Castelli, Raffaella Patrizio, Lucia Sparagna, insegnanti di Scuola dell’Infanzia Statale

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