Contratti

Contratto mobilità, nulla di nuovo sotto il sole

 

Con accordo del 31/12/2018 è stato siglato il nuovo CCNI mobilità per il triennio 2019/2022.

Queste le principali novità:

La mobilità sarà distinta nelle tre fasi: comunale, provinciale, interprovinciale.

Le sedi esprimibili saranno su: scuola, distretto, provincia, comune.

Ottenuto il movimento richiesto, il docente acquisirà titolarità su scuola, ciò in linea con l’abolizione degli ambiti territoriali prevista dal disegno di legge “Granato”, attualmente al vaglio delle competenti commissioni parlamentari.

I docenti che otterranno una delle sedi richieste saranno soggetti a vincolo triennale sul posto ottenuto.

Le percentuali dei posti disponibili destinati alla mobilità, pari al 50%, saranno così suddivise: 

-anno scolastico 2019/20: 40% trasferimenti e 10% passaggi di ruolo 

-anno scolastico 2020/21: 30% trasferimenti, 20% passaggi di ruolo

-anno scolastico 2021/22: 25% trasferimenti, 25% passaggi di ruolo.

Seguirà, come da prassi, l’ordinanza ministeriale che indicherà in dettaglio le modalità di presentazione delle domande in via telematica, e di pubblicazione degli esiti, previsti, quest’anno, in unica data per tutti gli ordini di scuola.

Il contratto, che recepisce le novità introdotte dal ddl “Granato” relativo all’abolizione della chiamata diretta, non contiene alcuna altra novità di rilievo, dunque, Nihil sub sole novum. Ancora una volta deluse le aspettative dei docenti interessati alla mobilità interprovinciale. C’è da chiedersi cosa ne sia stato del preannunciato piano di rientro in favore dei docenti che prestano servizio in altre province diverse da quella di residenza e dei docenti meridionali immobilizzati al Nord, la maggior parte di essi a causa del perverso meccanismo algoritmico utilizzato dal MIUR per la mobilità conseguente alla legge 107/15, definito, di recente, dal ministro Marco Bussetti: aberrante.

L’abrogazione della legge 107/2015, anche in riferimento alla mobilità territoriale e professionale, era stato uno dei temi della campagna elettorale che aveva orientato molti docenti fidando negli impegni pubblicamente assunti; orientamento che sicuramente ha svolto un ruolo determinante del risultato elettorale. Stupisce, pertanto, il repentino cambio di opinione, e la sottovalutazione del problema, in preoccupante continuità con le scelte politiche dei predecessori.

Per la scuola, dunque, nulla di nuovo sotto il sole.

 

 

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