04/09/2003
di Alberto Giovanni Biuso
Direttore del Centro Studi dell’A.N.D
L’Associazione Nazionale Docenti ha più volte ribadito la centralità del problema del reclutamento degli insegnanti. Solo dei docenti preparati nelle loro discipline, capaci di utilizzare la didattica come uno strumento e non come il fine, con un ruolo anche economicamente riconosciuto, potranno costituire il perno della riforma della scuola. Anche per questo difendiamo il progetto delle Scuole di Specializzazione all’Insegnamento e condividiamo la proposta -riferita da Alessandra Ricciardi su Italia Oggi del 1 ottobre- di abilitare i docenti tramite tali scuole e non mediante i concorsi pubblici nazionali: «l’abilitazione valida sarà conseguita presso le Ssis». Sarebbe, questa, un’innovazione migliorativa, a condizione -naturalmente- di dotare le Ssis di adeguati strumenti finanziari e di renderle davvero selettive dei migliori laureati. Una riforma, quindi, ben diversa da quella «stupefacente babele di progetti, proposte, indirizzi, dai quali con grande fatica ogni tanto si prova a tirar fuori qualche decisione pratica e concreta che ogni volta lascia tutti perplessi e fa persino rimpiangere il vecchio e obsoleto ordinamento» (Cesare de Michelis, Il Tempo, 25/9). Di fronte a tanta confusione e alla irrazionale esigenza di innovare astraendo dai contenuti concreti del rinnovamento, noi pensiamo che dovremmo essere tutti -docenti, ministero, studenti, pedagogisti- un po’ più prudenti, anche per evitare di ripetere gli errori che hanno condotto al vero e proprio fallimento della riforma scolastica inglese: «imposta ad un corpo docente che l’ha aspramente combattuta per anni, la nuova struttura del sistema continua a evidenziare serie inefficienze» (A.Balducci, Italia Oggi, 1/10).
In un ampio intervento sul Sole 24 Ore del 28/9 il Ministro Moratti riconosce che «il capitale umano può persino incidere sul maggiore o minore senso civico di una nazione, sugli interessi culturali, sulla diffusione della lettura» ed «è per questo che maggiori investimenti nell’istruzione e nella formazione avranno in futuro ricadute positive sullo sviluppo dell’intero Paese, contribuiranno a generare maggiori entrate fiscali per lo Stato, miglioreranno gli standard di vita della nostra società». Sono queste -a parte l’espressione capitale umano che non ci piace per la sua evidente impronta mercantile- delle affermazioni e dei propositi certamente condivisibili ma ci chiediamo anche come esse siano compatibili con quei «segnali di indisponibilità alle esigenze della scuola» che il Presidente dell’A.N.D. ha chiaramente rilevato nel suo Comunicato Stampa dello scorso 25 settembre. Segnali che Balducci su Italia Oggi del 24/9 ha sintetizzato con efficacia «in un aumento del numero di allievi per classe, in una sforbiciata agli organici e in un ridimensionamento dei servizi che i cittadini erano soliti considerare garantiti». A proposito delle tante giustificazioni addotte per spiegare i tagli all’istruzione, l’autrice osserva che «le economie si fanno sugli sprechi ma non sul servizio». Un’ulteriore conferma delle preoccupazioni espresse dall’A.N.D. è quanto scrive il Corriere del 30/9 a proposito delle difficoltà incontrate dalla Moratti nell’ultimo Consiglio dei Ministri nel tentativo di evitare le dimissioni di massa dei Rettori e di «far decollare la riforma della scuola». Sul numero odierno di Italia Oggi e del Sole 24 ore, comunque, Roberto Miliacca e Marco Ludovico presentano un quadro un po’ più confortante. Miliacca scrive, infatti, che «Letizia Moratti avrebbe chiesto, e ottenuto, dall’esecutivo di fare dietrofront su gran parte dei sacrifici richiesti al comparto». Osserviamo, però, che se la scuola è un elemento strategico della vita culturale ed economica dell’Italia, non basta “tagliare di meno” ma bisognerebbe “investire di più”, risparmiando -invece e ad esempio- su alcuni progetti di lavori pubblici tanto faraonici quanto inutili o persino dannosi.
Segnaliamo infine un articolo di Laura Kiss su Affari & Finanza del 30/9 nel quale, a proposito dell’e-learning, il Professor Lee Greci dell’Università di Pennsylvania afferma di «provare una sorta di eccitazione nel collegarmi in rete e leggere le domande che arrivano dagli studenti. Certo, il tempo occupato a insegnare si è dilatato, ma è anche vero che posso gestirlo a mio piacimento». Noi dell’A.N.D. abbiamo provato le stesse sensazioni e anche per questo lavoriamo per fare dell’insegnamento a distanza un’occasione di ampliamento delle relazioni didattiche e delle conoscenze, evitando che esso diventi l’ennesima ed effimera tecnologia multimediale.
Milano, 1 ottobre 2002
Alberto Giovanni Biuso
Direttore del Centro Studi dell’A.N.D