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Chi ha ucciso la democrazia nelle scuole?

di Libero TASSELLA

Oggi nelle scuole si sono create delle mappe di potere formate dal DS, dai collaboratori e dallo Staff, queste gestiscono le scuole in modo autoritario e verticistico.

La democrazia non esiste più se non come un astratto formulario.

A questa mappa con il tempo si sono unite le RSU e così la mappa si divide al suo interno tutto il salario aggiuntivo che costituisce il suo collante.

La gestione delle scuole è diventata ossessiva e burocratica e la mappa di potere, una sorta di cerchio magico del DS e ogni anno che passa diventa sempre più invadente e invasiva e il potere decisionale dei docenti diventa sempre più irrilevante con l’esplosione della libertà di insegnamento.

Tutti gli altri docenti devono eseguire e piegarsi alle decisioni della mappa di potere, anche in seno al Collegio dei docenti devono ratificare decisioni già prese nella “stanza dei bottoni” ; chi non si piega viene additato, isolato, subisce ritorsioni, è costretto  se non invitato a trasferirsi altrove, viene percepito  o lo si fa percepire come inadeguato a quella determinata scuola e al suo progetto educativo.

Le mappe di potere sono del tutto autoreferenziali, nessuno verifica mai  la loro attività e non possono tollerare  alcun tipo di  dissenso.

Ogni obiezione è considerata una perdita di tempo, una sorta di disfattismo che si oppone alla filosofia del fare  che è  della mappa di potere. Anche i genitori hanno le loro responsabilità, perché sempre più spesso entrano a fare parte degli organi collegiali non perché abbiamo una visione di bene comune, ma esclusivamente per garantire ai propri figli la via più facile.

Ora non si può non  denunciare  come questo costituisca  uno dei mali peggiori della scuola italiana  di cui nessuno purtroppo parla, che alcuni docenti e DS negano fermamente  e che sta demotivando migliaia di insegnanti trasformandoli in passivi esecutori di decisioni prese in camera caritatis o disobbedienti silenti perché  non si sentirebbero collaboratori ma collaborazionisti. Questo sistema si fonda su quello stesso qualunquismo e sulla stessa infingardaggine che spinge all’astensionismo in politica; infine è un sistema garante di un meccanismo ai cui vertici ci sono i funzionari ministeriale e quelli degli ufffici scolastici regionali fanno da anello di congiunzione nella gestione di formazione, assistenza tecnica, viaggi di istruzione, PON, forniture laboratoriali, ecc…

A fronte di questo quadro desolante  che viene occultato da un’immagine  falsamente  progressiva e innovativa  della scuola e del suo management, emerge invece la crisi di una scuola asservita e autoritaria, dove è  palese, anche se non espresso, il malessere e la crisi  degli insegnanti italiani, una scuola che non riesce a essere comunità educante e dove la parola democrazia ormai è solo declinata ma non vissuta: la carcassa di una grossa forma di parmigiano divorata all’interno dai topi, per citare il compagno  Antonio Amoretti, partigiano delle Quattro giornate di Napoli.

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