Note & Interventi

Chi governa la scuola? La Repubblica o i vescovi?

5/5/2002

Comunicato Stampa

L’inchiostro con cui si sta scrivendo, in questi giorni, il disegno di legge sugli insegnanti di religione cattolica mina in profondità la natura laica della scuola della Repubblica e rischia di aprire un’ulteriore frattura all’interno del sistema scolastico italiano.

Per i docenti di religione cattolica, che finora ricevono di volta in volta un incarico annuale di insegnamento, con il disegno di legge AC n. 2480, vengono «istituiti due distinti ruoli regionali, articolati per ambiti territoriali corrispondenti alle diocesi» (art. 1, comma 1); l’accesso al ruolo e il mantenimento in esso rimane sempre e sistematicamente sottoposto al placet dell’«ordinario diocesano», (art. 1, comma 3; art. 3, commi 4 e 9); nel caso in cui il gradimento del vescovo venga meno, il docente revocato «può fruire della mobilità professionale nel comparto del personale della scuola» e quindi, se «in possesso dei requisiti prescritti per l’insegnamento richiesto» può passare ad altra disciplina (art. 4, comma 3).

È sin troppo evidente che tale proposta pone una serie assai grave di interrogativi:

· è coerente con la Costituzione una norma che introduce un canale di reclutamento del personale insegnante palesemente difforme da quello vigente per ogni altra disciplina, ordine di studi, tipologia scolastica, da ogni altro tipo di impiego pubblico?

· è sensato e accettabile che un pubblico dipendente sia subordinato ad un’autorità diversa e difforme rispetto a quella della pubblica amministrazione?

· la fame di posti di lavoro -anche nella scuola- non farà di questa norma uno strumento surrettizio per entrare nei ruoli pubblici attraverso l’IRC, farsi dichiarare «inidonei» dal vescovo e passare poi ad altra disciplina come docente a tempo indeterminato?

In quanto Associazione professionale dei docenti, siamo laici e per la laicità dell’insegnamento, ma parliamo anche a nome dei nostri associati cattolici e ci chiediamo se invece di imporre tutto il proprio peso politico sulla struttura sempre più fragile della Repubblica, non sarebbe interesse morale e religioso della Chiesa cattolica fare sulla questione dell’IRC un passo indietro, accettando la rinuncia al controllo diretto dell’ora di religione in cambio dell’istituzione di una disciplina obbligatoria dedicata allo studio della storia delle religioni. Quanto più, infatti, è protetto in Italia l’insegnamento della «religione cattolica», tanto più gli italiani rimangono ignoranti in tema religioso, un argomento certamente essenziale per qualunque essere umano. Tale insegnamento dovrebbe essere impartito, naturalmente, da un docente reclutato con gli stessi strumenti giuridici che valgono per ogni altra disciplina e dovrebbe dipendere solo dalle istituzioni della Repubblica.

Sarebbe, questo, un modo per fermare quel processo di progressivo controllo della Chiesa cattolica sulla vita della nostra Nazione che ha impedito di attuare uno dei principi fondamentali della vita pubblica: «libera Chiesa in libero Stato». Per tutte queste ragioni, chiediamo al Parlamento di respingere una proposta che -al di là delle apparenze- non giova né alla scuola né alla Chiesa.

( 5 dicembre 2002 )

Prof. Francesco GRECO
Presidente dell’Associazione Nazionale Docenti

 

Pulsante per tornare all'inizio