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L’EDITORIALE. Tanti nodi vengono al pettine. Nei nuovi scenari futuri la centralità della scuola e della funzione docente

Nelle prossime settimane dovranno essere affrontate problematiche sempre più stringenti. Esse investono trasversalmente il mondo dalla scuola e interrogano in modo diretto la politica che dovrà dare risposte nel merito, senza rifugiarsi in scorciatoie o uscite populistiche

L’EDITORIALE.

Riforma dell’Esame di Stato, Carta del docente, emergenza stipendi, “classi pollaio”, accorpamenti e verticalizzazioni fra istituti scolastici, politiche scolastiche e problema spopolamento delle aree interne, educazione sentimentale e inclusione degli studenti alloglotti, tensioni e conflittualità crescenti sia all’interno delle scuole che con le famiglie. Un elenco che potrebbe continuare ancora a lungo toccando altri aspetti quali, ad esempio, il problema della progressione della carriera docente, la riforma della governance scolastica, sanzioni disciplinari e nuovo contratto.

Una serie formidabile di questioni che stanno ormai arrivando al loro punto di svolta e la cui soluzione non può più aspettare. E’ il caso della “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 settembre 2025, n. 127, recante misure urgenti per la riforma dell’esame di Stato del secondo ciclo di istruzione e per il regolare avvio dell’anno scolastico 2025/2026”, sottoposta all’esame della Camera a partire dal 27 ottobre e che dovrà essere approvata entro il prossimo 8 novembre 2025, pena la decadenza.

Com’è noto, oltre alla riforma dell’Esame di Stato, che tornerà ad essere “di maturità”, il testo approvato dal Senato il 15 ottobre 2025, introduce modifiche anche in merito alla Carta del docente, con l’estensione della platea al personale educativo e ai docenti con incarico annuale o fino al termine delle attività didattiche. Nel frattempo, però, nulla si sa ancora sulla sua riattivazione per l’anno scolastico 2025/26, già in forte ritardo rispetto agli anni precedenti, ma neanche sul suo ammontare, per il quale permangono degli elementi di incertezza. Infatti se viene riconosciuto, giustamente, il diritto a un numero maggiore di beneficiari mantenendo, tuttavia, la regola dell’invarianza finanziaria, c’è chi insinua l’ipotesi di una possibile riduzione rispetto ai 500 euro previsti. C’è da dire però che vi sono state ampie rassicurazioni di una riconferma, per quest’anno della medesima somma a favore di ogni docente beneficiario.

Oltre al nodo “Carta del docente” ve ne sono ancora altri e più complicati da sciogliere, che sollecitano in modo stringente la politica, al di là dei consueti recinti di appartenenze partitiche, di maggioranza o opposizione, a dare risposte e prospettive future, dalle quali dipende la sorte di larghe fasce di popolazione e di intere aree geografiche del Paese.

Per rimanere nell’ambito scolastico, la madre di tutte le questioni resta innanzitutto quella del giusto adeguamento degli stipendi dei docenti agli standard europei o, quantomeno, all’aumento del costo della vita, per evitare che si inneschino meccanismi che porteranno, entro breve tempo, una intera generazione alle soglie di una condizione di povertà. Del resto il numero crescente di docenti precari che rinunciano ad accettare contratti annuali o fino al termine delle attività didattiche in regioni, soprattutto del Nord, a causa di stipendi insufficienti a coprire spese di fitto e ogni altra necessità quotidiana, dimostra in modo inequivocabile la gravità della situazione, alla quale si potrà porre rimedio nell’unico modo possibile che, come sancisce la Costituzione, è quello di garantire al lavoratore una retribuzione “sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa“.

Un’altra grande criticità da attenzionare con immediatezza, riguarda il processo di spopolamento e abbandono di vaste aree interne della Penisola che porterà nel giro di qualche decennio alla scomparsa di centinaia di paesi e borghi che rappresentano uno dei tratti distintivi dell’identità nazionale e simbolo stesso dell’italianità. In tale contesto la scuola è centro e termometro pulsante delle profonde contraddizioni, ma potrebbe anche essere lo strumento per un rilancio su contenuti e basi nuove. Anche in questo caso la parola e l’onere delle decisioni passa alla “politica”, che dovrà dimostrarsi capace di governare i cambiamenti epocali in atto, operando scelte oculate che trasformino le emergenze in occasioni di ripensamento dei modelli di sviluppo e di rinascita basata su una nuova visione globale.

Pio G. Sangiovanni – Presidente nazionale AND

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