
di PIO G. SANGIOVANNI*.
Nella serata di domenica 12 ottobre 2025 Antonio Naddeo, presidente dell’ARAN, ha affermato su Linkedin: “ARAN Agenzia non ha mai proposto ai sindacati di allargare le possibilità per i dirigenti scolastici di sanzionare direttamente i docenti, senza coinvolgere l’Ufficio scolastico o organismi esterni alla scuola”. E ancora: “In nessun documento presentato nelle trattative del rinnovo contrattuale 2022-2024 è stata proposta questa norma”.
… Excusatio non petita, accusatio manifesta?
La notizia rilanciata nella pomeriggio di domenica 12 ottobre 2025, da Tecnica della scuola con un’ampia intervista al presidente dell’ANP di Roma Mario Rusconi su una presunta proposta dell’Aran di portare da 10 a 30 giorni il potere di sospensione di docenti e personale Ata da parte dei dirigenti scolastici, ci lascia sorpresi, allarmati e fortemente contrariati sotto tutti i punti di vista. Nonostante la parziale correzione del tiro del presidente Aran Antonio Naddeo, intervenuta in tarda serata, resta quella che, a nostro avviso, si configura come una pericolosa e subdola deriva autoritaria e punitiva che punta inopinatamente a colpire la figura del docente, perpetuando un atteggiamento pregiudizialmente lesivo della dignità professionale, del suo ruolo e funzione nella scuola italiana.
Premesso che si tratta di una improvvida uscita da parte dell’Agenzia, una sorta di “entrata a gamba tesa” nel pieno della fase contrattuale, ci preme ricordare, qualora ce ne fosse bisogno, che il Testo unico delle leggi sulla scuola nella parte in cui si affronta il merito della questione, stabilisce in modo inequivocabile la procedura e le competenze in materia di procedimento disciplinare nei confronti del personale scolastico. Norma che non è stata mai abrogata dai provvedimenti successivi, nonostante i tentativi di modifica introdotti dalla legge Madia, dai decreti attuativi e, meno che mai, dalla circolare Miur 88/2010 che, com’è noto, essendo un mero atto amministrativo non può pretendere, in modo artificioso, di cambiare o riscrivere una legge.
A tale proposito la Corte di Cassazione si è espressa in maniera molto chiara nell’affermare che in base ai principi di legalità e del giusto procedimento, la competenza dev’essere determinata in modo certo, anteriore al caso concreto ed oggettivo, prescindendo dal singolo procedimento disciplinare. E non è certamente un caso, che non si registrano iniziative di dirigenti scolastici che si sono avventurati in procedure che non abbiano applicato le disposizioni del Testo unico delle leggi sulla scuola.
Il presidente dell’Aran, attraverso il tardivo tentativo di raddrizzare il tiro, non ha fatto altro che confermare un disegno subdolo e inaccettabile di colpire il personale della scuola, servendosi del “braccio armato” dei dirigenti scolastici.
Vogliamo, infine, stigmatizzare le dichiarazioni del presidente dell’ANP romana che, utilizzando un tono paternalistico e ostentatamente bonario, ha di fatto dato il via libera dei dirigenti scolastici alla “pensata” dell’Aran, motivando tale atteggiamento con la scusa di evitare di creare un surplus di lavoro agli uffici scolastici regionali, che già sono oberati da notevole carico di lavoro. Assolutamente cinica ci sembra poi l’affermazione che concede ai docenti sanzionati di rivolgersi al giudice del lavoro competente. Cinica e sfrontata, in quanto si sa benissimo che, mentre i dirigenti in caso di contenzioso possono appoggiarsi all’Avvocatura dello Stato, i docenti invece, che Rusconi in un lapsus freudiano ha accostato al “personale impiegatizio”, se vogliono sperare di ottenere giustizia, devono pagare di tasca propria, con tutto quello che ciò comporta, sia in termini di tempo che di denaro.
Riteniamo, quindi, di dover stendere un velo pietoso su questo episodio che dimostra, in maniera inequivocabile, che siamo di fronte a un sistema che ha imboccato una pericolosa china che, se non si adotteranno i giusti e ragionevoli correttivi, lo condurrà ad implodere, con conseguenze inimmaginabili per la scuola italiana e per l’intero Paese.
Come AND ribadiamo con forza la necessità di una inversione di rotta, attraverso una nuova visione della governance dell’istituzione scolastica autentica “comunità educante e democratica”, in cui sia introdotta finalmente l’elettività degli organi di governo, compreso il preside e, andando più nello specifico del procedimento disciplinare e del relativo sistema di sanzioni, si istituisca un organismo veramente terzo (il Consiglio Superiore della Docenza) che si occupi legittimamente e in modo organico della materia disciplinare sottraendola, finalmente, all’arbitrio di una figura autocratica davvero fuori dal tempo e da ogni ragionevolezza.
Un organismo indipendente che gestisca in modo appropriato e competente anche il sistema di valutazione dei docenti, scandendo le tappe della progressione della carriera professionale.
Vogliamo, infine, lanciare un appello a tutte le organizzazioni sindacali affinché, nel rigettare in toto qualsiasi ipotesi di introduzione di forme subdole di ostracismo nei confronti dei docenti, si rendano disponibili ad aprire un confronto costruttivo sulla proposta dell’AND di riforma organica della governance della scuola, di cui vi è assoluto bisogno.
*Presidente nazionale AND