
REDAZIONALE.
Il problema delle aree interne, del loro progressivo abbandono e spopolamento, investe la “politica” nella sua accezione più alta, che dovrà occuparsene con somma urgenza, senza rinviare o mettere in atto manovre dilatorie e di piccolo cabotaggio. È questo il dato che ci sembra dover cogliere dalla sentenza n. 2202 del 2025, con la quale il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha respinto, in quanto infondato, l’appello presentato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, dalla Regione Molise e dall’Ufficio scolastico regionale contro la sentenza del TAR Molise che aveva annullato la soppressione dell’autonomia scolastica dell’Istituto Comprensivo Dante Alighieri di Ripalimosani.
In sostanza, i giudici di Palazzo Spada hanno sottolineato il rilievo costituzionale della tutela delle zone di montagna ribadendo un principio fondamentale: le scuole montane non possono chiudere, se non in casi del tutto eccezionali, stante l’assoluta necessità di garantire il diritto allo studio nelle aree interne e meno accessibili, salvaguardando al contempo il tessuto sociale e culturale delle comunità montane, la cui tutela si inserisce nel quadro dei principi espressi dall’art. 44 Cost., (“la legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”) ed è stata, infatti, riconosciuta dal legislatore nazionale lungo tutto il percorso evolutivo che ha riguardato gli atti di organizzazione del settore scolastico, come confermato anche dall’art. 1, comma 557 della l. n. 197 del 2022, che ha introdotto nel testo dell’art. 19 del d.l. n. 98 del 2011 il comma 5-quater, ove espressamente viene contemplata la “necessità di salvaguardare le specificità delle istituzioni scolastiche situate nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche”.
Nel suo pronunciamento, il Consiglio di Stato ha ricordato che la normativa di settore riconosce il valore particolare di questi contesti territoriali, nei quali le scuole non svolgono solo una funzione educativa ma rappresentano un presidio di civiltà fondamentale per la coesione sociale e per il contrasto allo spopolamento, al degrado, abbandono e depauperamento di un patrimonio storico-artistico e antropologico-culturale inestimabile, sul quale affondano le radici stesse della nostra identità nazionale.
Ecco, dunque, il ruolo della “politica” di cui si diceva all’inizio. Il richiamo del Collegio giudicante all’articolo 44 della Costituzione italiana, che prevede “provvedimenti a favore delle zone montane”, è un principio che deve ispirare tutte le politiche pubbliche con l’obiettivo di colmare il divario tra territori centrali e periferici scongiurando in partenza il rischio reale di vedere soccombenti i secondi, cominciando ad esempio con l’obbligare i bambini e le famiglie ad affrontare spostamenti lunghi e difficili per raggiungere una scuola che apparirà inevitabilmente sempre più lontana, distante e scoraggiante, del tutto in contrasto con lo spirito della Costituzione.
Appare del tutto evidente, quindi, il fatto che la battaglia per la salvaguardia dei presidi scolastici nelle aree interne è soltanto il primo fondamentale passo, anche per l’alto valore simbolico, di una riorganizzazione più complessiva che disegni un nuovo modello di sistema paese, una visione organica capace finalmente di superare la perversa logica dell’applicazione pedissequa di freddi criteri di “razionalizzazione”, basata su numeri astratti, che sfocia da un lato in chiusure/accorpamenti di plessi strategici, dall’altro nelle mega istituzioni omnicomprensive dove, a dispetto della conclamata riduzione della popolazione scolastica, ritroviamo anche il fenomeno delle tanto detestate “classi pollaio”.
Alla luce anche delle iniziative e proposte portate avanti da anni dall’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) sarà decisiva l’organizzazione istituzionale dei Comuni sui territori, secondo un modello organizzativo da ripensare insieme, superando municipalismi e campanilismi. Un “pensiero a prova di futuro” sulla scuola, che sia nazionale, coinvolgente e capace anche di fare riferimento, valorizzandole, alle migliori pratiche sperimentate sui territori negli ultimi decenni.