04/09/2003
di Marco De Paoli
Il Diritto in generale, e quello italiano in particolare, può presentare norme contraddittorie, bizzarre, palesemente ingiuste. E tuttavia, la disposizione qui analizzata da Marco De Paoli va oltre ogni sensatezza ed equità. In base a essa, infatti, non sono pochi i docenti che vengono penalizzati non per aver ottenuto –negli anni precedenti- il soddisfacimento di una legittima richiesta ma solo per aver espresso il desiderio di ottenerla. Può accadere, pertanto, che i meriti culturali vengano posti ancora una volta in secondo piano rispetto a criteri puramente impiegatizi. Chi, come noi, difende la professionalità dei docenti non può che condividere l’indignazione dell’Autore.
Il Professor De Paoli è docente in un Liceo milanese ed è autore di importanti testi di filosofia della scienza.
(11 febbraio 2003)
L’Ordinanza Ministeriale. n.5 del 16.1.03 al punto D stabilisce il diritto a «10 punti per coloro che per un triennio (…) non abbiano presentato domanda di trasferimento». Questa disposizione non va confusa con i normali punti acquisiti per “continuità didattica”: sono proprio punti aggiuntivi dati a chi NON ha presentato domanda di trasferimento nell’ultimo triennio.
La cosa è veramente scandalosa: perché un conto è riconoscere la continuità didattica, un altro è punire la semplice presentazione di una domanda che oltretutto magari non ha avuto alcun seguito. Un docente può presentare domanda di trasferimento per i motivi più vari e più seri: ragioni di salute, esigenze di famiglia, di riavvicinamento al domicilio, incompatibilità sul lavoro, o anche solo desiderio di ampliare e arricchire gli orizzonti professionali e culturali. Perché mai questi dev’essere punito?
Oltretutto la cosa sembra incostituzionale perché una disposizione non può avere effetto retroattivo.
Insomma mi chiedo: dove stiamo andando? Da quale “intelligenza” derivano provvedimenti siffatti? Perché, ad esempio, chi ha vinto concorsi a pieni voti, chi ha pubblicato libri e saggi sulle migliori riviste può ritrovarsi –a causa di una normativa così insensata– sempre ultimo in tutte le graduatorie interne, sempre in bilico, sempre indietro a colleghi il cui solo merito è di aver figliato e di non essersi mossi da trent’anni?