18/11/2003
di Fabio Brotto
Le Croniche di Fabio Brotto costituiscono da tempo uno spazio di riflessione sulla scuola fra i più liberi e intelligenti. Ne pubblichiamo una dedicata alla professione docente, alla sua identità, ai gravi rischi che corre, alla straordinaria passione testimoniata dal fatto stesso che così pochi docenti vengano colpiti dalla «sindrome del burn-out».
Il Prof. Brotto ( brottof@libero.it ) insegna italiano e latino al Liceo Classico Antonio Canova di Treviso.
Le sue Cronache si trovano all’indirizzo: www.bibliosofia.net
(18 novembre 2003)
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Ho più volte sottolineato, in queste Croniche, il significato simbolico dell’abbassamento della cattedra. L’archetipo simbolico della dualità ALTO/BASSO è onnipresente nelle culture umane: l’alto è il positivo, il basso è il negativo (anche nella scuola: basso livello, basse retribuzioni, bassa considerazione, basse cattedre, bassi voti). Senza dubbio le classi docenti occidentali nel loro insieme, e quella italiana in particolare, hanno sperimentato, in una forma differente almeno in parte da una nazione all’altra, un sostanziale ABBASSAMENTO nel corso degli ultimi decenni. Abbassamento come perdita di significato, come svuotamento: il significato, la pienezza stanno altrove, non presso gli insegnanti. Colui che vede il significato risiedere non presso di sé ma presso l’altro (anche se molte a volte a torto, è un gioco di specchi) prova il risentimento (la spina di cui parla Canetti in Massa e potere non è altra cosa). Il risentimento preme per scaricarsi. Su che cosa si scaricherà il risentimento degli insegnanti, che si vedono tendenzialmente espropriati di ogni significato della loro azione didattica, di ogni elemento di valore, di ogni stima sociale, di ogni autonomia reale, ecc. ecc., mentre vedono il significato stesso appollaiarsi sulle spalle dei Dirigenti, in quest’epoca storica in qualche modo interpretati come partecipi di una (pseudo) cultura imprenditoriale? Non potendo -se non in casi rarissimi- scaricarsi sui Dirigenti, se non in forma molto mediata e contorta, esso si scaricherà sugli allievi. Anche qui però non in forma scoperta, ma travestita, nelle ambagi delle subdole griglie, dei manipolati indicatori, dei misuratori che solo a nominarli portano certi tecnici alle soglie dell’orgasmo. L’allievo, il cui essere giovane è già per molti docenti un fatto mimeticamente problematico -in quanto divenire pienamente adulti nella nostra società è cosa difficile, e una condizione giovanile indeterminata e informe, prolungata senza limiti, è il sogno più o meno segreto di moltissimi e costituisce oggi il codice fondamentale del desiderio- diventa così l’oggetto designato: su di lui si scaricherà il risentimento del docente. Lo studente dunque come rivale mimetico dell’insegnante, ma non già perché egli tenti di raggiungere il livello di conoscenza del maestro, bensì proprio perché agli occhi del maestro appare indifferente a quel livello, e al docente stesso che lo incarna. Siamo in una situazione paradossale di mimesi mancata. O forse sarebbe meglio definirla come mimesi rovesciata.
La maggior parte dei docenti vive la frustrante esperienza di classi che non studiano, di allievi che si impegnano poco. Il sistema nel suo insieme, e il PPS in particolare pensano che ciò non esista, o sia connesso a metodologie inadeguate. Il docente avveduto sa che non è così, ma fatica a cogliere la logica generale, ovvero il meccanismo in cui lui stesso è inserito, spesso neppure avverte il suo proprio risentimento e il rispettivo oggetto. Si va avanti nella nebbia, ma il risentimento lavora, corrode, e genera patologie, che poi esplodono all’improvviso. Mi piacerebbe sapere, a questo proposito, quanti docenti ogni anno vengano tolti dalle cattedre e addetti ad un lavoro impiegatizio per ragioni di collasso psicologico. Devono essere parecchi, ma occorrerebbe rovesciare l’ottica dell’Espresso e valorizzare la classe docente, nella quale così pochi vengono colpiti dalla «sindrome del burn-out».
Quanto ai giovani, gli esiti di una ulteriore paradossale oscillazione tra comandi opposti (double bind) come «siate solidali come studenti, aiutatevi a vicenda!» e «siate competitivi, ci si realizza nella competizione!» possono in molti casi essere violenti, in ogni caso sono spiritualmente devastanti.
(Vedi a questo proposito lo scritto di Dawn Perlmutter Iconoclastia postmoderna, http://www.bibliosofia.net/files/ICONOCLASTIA__POSTMODERNA.htm ).