28/12/2004
di Francesca Fedele
Sezione AND Reggio Calabria
È quanto afferma lo studioso israeliano Reuven Feurstein, ideatore di un programma di apprendimento mediato conosciuto come metodo Feuerstein. Per lo psicologo israeliano “l’intelligenza non è un’abilità immodificabile la cui evoluzione avviene secondo stadi prefissati. E’ un potenziale dinamico sul quale è possibile intervenire in qualunque momento per favorire lo sviluppo e recuperare le carenze”.
Il metodo Feuerstein affonda le sue radici nella teoria della modificabilità cognitiva, ovvero nella convinzione che in ogni età e situazione l’individuo sia modificabile sul piano cognitivo e possa sviluppare le risorse ancora latenti se vi è la presenza di un mediatore che favorisca l’apprendimento. In questa prospettiva l’apprendimento-insegnamento non è un processo di ricezione passiva di informazioni, ma un nuovo universo condiviso di significati, un incontro e scambio tra costrutti personali e realtà soggettive di tutti i partecipanti in cui l’allievo, il mediatore e il compito sono i tre fattori chiave che influenzano l’intero processo.
Raccogliendo il pensiero di Piaget e soprattutto le linee teoriche di Vigotsky, Feuerstein riafferma che il linguaggio è il principale strumento per la mediazione, la costruzione della conoscenza e l’interiorizzazione delle operazioni cognitive. Tale funzione è da estendersi non solo al linguaggio verbale, ma a tutti i codici comunicativi.
Il metodo è un’applicazione della psicologia cognitiva alla pedagogia e si pone come obiettivo il potenziamento delle abilità cognitive dell’individuo.
Feuerstein definisce il disfunzionamento cognitivo come mancanza di esperienza di apprendimento mediato e, contro l’interpretazione innatistica dell’intelligenza, ne afferma la modificabilità non solo nel corso del periodo evolutivo, ma a qualsiasi età e in qualsiasi fase di sviluppo. Il quoziente di intelligenza racconta solo quello che l’individuo ha appreso fino a quel momento, non dice nulla su quello che potrebbe essere in grado di imparare con la giusta mediazione degli insegnanti.
All’interno della corrente mediativa, Feuerstein si distingue per aver messo a punto gli strumenti idonei a valutare le abilità cognitive attraverso un test che permette di determinare le capacità di apprendimento di un soggetto e i suoi bisogni di mediazione. È chiamato LPAD (learning potential assessment device), test di Valutazione del Potenziale di Apprendimento e di Adattamento.
La riflessione relativa ai risultati ottenuti con l’LPAD ha indotto lo studioso a mettere a punto un programma strutturato che consente il recupero delle carenze cognitive responsabili delle difficoltà di apprendimento. Questo programma si chiama PAS (instrumental enrichment program).
Il PAS viene inteso come supporto a una mediazione altamente intenzionale che consente di agire su ogni aspetto della struttura cognitiva dell’individuo e di recuperare i prerequisiti necessari alla costruzione di un sistema cognitivo meglio adattato alla complessità. Consta di 14 strumenti, cioè di fascicoli di esercizi che costituiscono la base di partenza per il lavoro di riflessione cognitiva attivato dall’individuo attraverso l’interazione con il mediatore che non dà risposte, ma indirizza, organizza e orienta sull’analisi dei processi di pensiero messi in atto durante la risoluzione del problema. Costituisce un valido complemento alle discipline scolastiche perché favorisce lo sviluppo delle abilità cognitive e metacognitive.
Il PAS non è soltanto una raccolta di esercizi carta-matita, ma un sistema complesso che, partendo da una teoria, definisce e procura i materiali strutturati destinati agli allievi, gli strumenti per la formazione dell’insegnante, per la programmazione della lezione, per il monitoraggio dell’esperienza di applicazione. Non è pensato per insegnare abilità specifiche o singole aree di contenuto, ma lo stesso processo di apprendimento. I materiali sono costituiti da quattordici eserciziari, detti “strumenti”, i cui titoli fanno riferimento ad uno specifico processo mentale, come: Organizzazione di Punti, Orientamento Spaziale e Temporale, Percezione Analitica, Confronti e Classificazione, ecc. Ogni eserciziario contiene una serie di prove che vengono presentate gradualmente e richiamate nel corso della somministrazione dell’intero Strumento per permettere al mediatore di esercitare il controllo sull’apprendimento prodotto dagli esercizi.
L’obiettivo principale del Piano di Arricchimento Strumentale consiste nel promuovere la propensione ad apprendere e ad essere modificati dall’esperienza di apprendimento.
Il PAS si propone di rendere l’individuo capace di apprendere nuove informazioni e di utilizzarle, di renderlo più efficiente nell’acquisizione di nuove tecniche e più pronto nel trovare nuove modalità di problem solving, dunque non mira ad ampliare il repertorio di conoscenze del soggetto, anche se di fatto questo accade.
Ai fini del potenziamento delle funzioni cognitive il PAS propone una serie di interventi specifici che mirano a:
– Correggere e potenziare le funzioni cognitive carenti;
– Sviluppare il pensiero riflessivo e l’interiorizza-zione;
– Mediare la motivazione intrinseca attraverso la formazione di abitudini;
– Mediare il cambiamento dell’immagine che l’al-lievo ha di sé;
– Produrre motivazione intrinseca al compito.
Ciò vuol dire che gli individui sono messi in grado di imparare intenzionalmente ed autonomamente, incrementando, modificando e talora cambiando le proprie competenze.
L’emergenza dei nuovi saperi e le loro peculiari modalità di organizzazione e trasmissione dipingono uno scenario in cui la prospettiva fondamentale è data dalla spendibilità delle competenze nelle diverse fasi della vita di una persona. Da qui si evince la necessità di un processo di formazione permanente e consapevole, inteso come capacità di autoapprendimento e adeguamento alle richieste di una società in continua e rapida evoluzione. La valorizzazione e lo sviluppo della dimensione metacognitiva garantisce all’individuo una dotazione di repertori di abilità dinamiche e flessibili che lo mettono in grado, in ogni momento della vita, di riadattare le proprie conoscenze e far fronte alle situazioni che si presentano come nuove. Lo mettono cioè in condizione di ri-apprendere in forma autonoma e consapevole, adeguata alle necessità consolidate ed emergenti della società complessa. L’imparare a imparare costituisce un’operazione intellettuale e comportamentale particolarmente difficile, operazione tuttavia indispensabile a fronte della complicata rete di conoscenze e di relazioni richieste da un contesto sociale e culturale radicalmente differente – nelle sue caratteristiche costitutive – rispetto a qualche decennio fa. Alla stabilità e alla certezza dei saperi, alla rassicurante immutabilità del bagaglio di conoscenze e di comportamenti tipici di una società statica e rigida, si contrappone oggi una società caratterizzata dai caratteri marcati della complessità, del cambiamento e della transizione continua. All’interno di tale quadro di riferimento, essere dotati di capacità metacognitive, significa essere in possesso della strumentazione idonea a fronteggiare, in forma esperta, tutti quei fattori connotativi dell’attuale società, potenzialmente fonte di disorientamento (in particolare a causa del repentino e della conseguente inutilizzabilità di quanto appreso). Tutto questo richiede, innanzitutto, la costruzione di un sistema di conoscenze, di abilità e di comportamenti costitutivamente e continuamente in grado di modificarsi, di aggiornarsi, di riadattarsi flessibilmente ai mutamenti che intervengono in ordine alle dinamiche dei mutamenti socio-economici e culturali.
Alla base della pedagogia moderna c’è la concezione che le conoscenze non possono essere apprese dall’esterno, ma sono costruite interiormente dagli individui con un’attività mentale e operativa propria. Applicando retrospettivamente un termine molto usato in epoca attuale, si può tranquillamente affermare che la pedagogia moderna è fondamentalmente costruttivistica. Per Piaget la costruzione personale non riguarda tanto i contenuti degli apprendimenti quanto invece le capacità logiche. Nella sua concezione, all’origine dello sviluppo mentale c’è l’interazione tra gli individui con la realtà materiale: gli oggetti e lo spazio “fisici”. Le strutture e le operazioni mentali si costituiscono attraverso il coordinamento e l’interiorizzazione delle azioni su e tra gli oggetti. Il cognitivismo ed il costruttivismo costituiscono dunque lo sfondo teorico della concezione di Feuerstein che mette in primo piano il ruolo delle relazioni sociali nei processi cognitivi, senza trascurare l’importanza delle variabili ambientali e affettivo – relazionali. Il punto centrale del suo metodo è l’intervento di mediazione degli insegnanti. Il cambiamento che il loro lavoro può indurre (ad esempio nei soggetti con ritardo mentale) non si limita ai comportamenti, alla superficie, ma interessa direttamente la struttura dei processi mentali e quindi resta stabile nel tempo. Al centro della mediazione, nei termini in cui viene proposta da Feuerstein, è la relazione tra un sapere e colui che apprende. La mediazione è innanzitutto un bisogno profondo dell’animo umano che rivendica il diritto di essere iscritto in una continuità non soltanto in forza e per virtù di un patrimonio genetico, ma anche a livello della sua esistenza psicologica, spirituale e dei valori di cui si riconosce portatore. Il mediatore agisce in modo che tutte le informazioni divengano conoscenze: ciò significa che offre ai discenti la possibilità di imparare a interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall’ambiente e, di conseguenza, di rendersi autonomi nell’apprendimento e di adattarsi con flessibilità ad ogni situazione nuova. Il metodo richiede tutta la dedizione, la capacità selettiva dell’educatore, la sua pazienza nel selezionare le nozioni e i principi utili al soggetto, la capacità di regolare i tempi dell’apprendimento che in alcuni sono più lenti. Gli ambiti di applicazione sono i più diversi: dal recupero dei ritardi mentali gravi alla formazione dei dirigenti d’azienda. Ho sperimentato personalmente il metodo con un gruppo di ragazzi di seconda media e i risultati sono stati lusinghieri. Rimane il neo dei costi degli strumenti del PAS, costi non agevoli per le famiglie poco abbienti. Ogni singolo strumento è prezzato intorno ai 25 € e, come ho detto prima, i fascicoli degli eserciziari sono quattordici. La spesa, dunque, è poco confacente con le esigenze di un’utenza in situazione di svantaggio che, ahimè, spesso è anche quella che appartiene ai ceti sociali più disagiati dal punto di vista economico.