di Redazione.
A Rocca Priora un interessante convegno sull’inclusione scolastica e le crescenti difficoltà dei giovani
Proponiamo l’ampio servizio pubblicato dalla testata CastelliNotizie riguardante i lavori del convegno di cui avevamo dato notizia nei giorni scorsi, sul tema “Inclusione scolastica: strategie pratiche per l’accoglienza e le disabilità”, svoltosi a Rocca Priora (RM) su iniziativa della Responsabile AND di Roma e provincia Riccardina Sgaramella, in collaborazione con Angela Gentili, docente, scrittrice, grafologa ed esperta di comunicazione.
Ragazzi, scuola, diversità ed inclusione per una società meno fragile. Una richiesta d’aiuto che non si può ignorare ma che necessiterebbe di una ristrutturazione dei pilastri della società.
In una società in cui i ritmi della vita sono sempre più frenetici e il tempo trascorso in famiglia – quello reale, fatto di partecipazione e non di mera presenza – sempre meno, dove esistono ormai molteplici modelli familiari ed interculturali, diventa urgente rimettere l’individuo al centro, soprattutto i ragazzi e i bambini che sembrano essere in forte difficoltà, un disagio che purtroppo spesso non è percepito dagli adulti di riferimento e per cui è necessario un intervento coordinato di tutte quelle entità che ruotano intorno ai giovani, scuola e famiglia in primis.
“Riceviamo costantemente un grido di aiuto da parte dei bambini, dei ragazzi dall’età di tre anni fino all’università. Questo grido abbiamo il dovere e il compito di ascoltarlo tutti, genitori, famiglie, docenti, formatori ed esperti. I giovani sono il nostro futuro e se non li aiutiamo a crescere e a riprendere i valori della vita, quei valori che li aiutano a sviluppare la mente, sicuramente non ci sarà futuro. Le difficoltà che hanno i genitori, quelle che ha la scuola, sono i temi da affrontare”. Così Angela Gentili – docente, scrittrice ed esperta in comunicazione – ha introdotto il tavolo di lavoro organizzato insieme a Riccardina Sgaramella – dirigente dell’Associazione nazionale docenti per Roma e provincia- dedicato al delicato tema dell’inclusione, dell’accoglienza e della disabilità che si è tenuto nel pomeriggio di domenica 27 ottobre a Rocca Priora, nella parrocchia di San Giuseppe Artigiano.
Tra i relatori un’appassionata Maria Rita Parsi – psicologa, psicoterapeuta e attuale membro dell’Osservatorio nazionale dell’infanzia e l’adolescenza – che ha introdotto l’argomento della centralità dello sviluppo del bambino tra i tre e gli otto anni, spiegando l’importanza di quanto avviene in questo periodo della vita e i cui risultati saranno le basi dell’individuo adulto. Obiettivo del convegno non era solo quello di evidenziare le problematiche, ormai per lo più note, della società odierna, ma di stabilire un dialogo tra le parti coinvolte per proporre delle strategie funzionali alla risoluzione di tali problemi.
Al centro di tutto c’è l’individuo in formazione, prima bambino poi adolescente, ed accanto a lui quelli che dovrebbero essere i due pilastri della società: la famiglia e la scuola. Quali sono le difficoltà che queste due istituzioni stanno vivendo e quali le possibili soluzioni a queste problematiche?
Una parte delle risposte l’ha fornita la professoressa Parsi nel suo intervento. “A scuola arriva il patrimonio delle esperienze affettive, emotive, sentimentali e di imprinting dei bambini che si sono sviluppate in una fase dai tre agli otto anni. Di tutto questo non possono farsi carico solo gli insegnanti, che avrebbero bisogno di quattro lauree per far fronte a tutto ciò. C’è bisogno non solo di formazione ma anche di strumenti adeguati per crescere.
E come posizionare la scuola in tutto ciò? […] Come evidenziano gli studi portati avanti fin dal 1970 da La scuola al centro, in ogni istituto servirebbe un’equipe medico-antro-psico-socio-pedagogica che dovrebbe sostenere la scuola in un lavoro di ponte tra una condizione familiare che non può essere indagata in modo costante ed una condizione sociale che invece può essere controllata, educata, sostenuta e che fa prevenzione. Significa miliardi di recupero per tutto quello che invece si investe per affrontare problemi di sanità, criminalità e difficoltà sociale.”
Tutto ciò sarebbe utile anche contro la dispersione scolastica, che oggi vede l’abbandono degli studi anche da parte di ragazzi intellettivamente dotati non di una difficoltà scolastica ma per un disagio psicologico indotto dall’ ambiente che li circonda, tema trattato dalla dottoressa Maria Marzio, neuropsichiatra infantile, dirigente del servizio Tmsree della Asl Rm6/1.
“Ci sono vari tipi di disabilità, fisiche, sensoriali, mentali. Oggi voglio parlare di quelle mentali perché in questo momento tutta la parte delle dipendenze e della sofferenza è importante. Nella scuola e in tutti i contesti è necessario soffermarsi sulle difficoltà psichiche e sulle disabilità definite ‘altre’ che sono soltanto dei momenti della vita in cui c’è una condizione che non permette all’individuo di funzionare bene. Dal 2021 abbiamo assistito ad un aumento della sofferenza nei ragazzi, ad una condizione di chiusura e fragilità e questo è un aspetto che non possiamo trascurare per comprendere il momento che stiamo vivendo. Mi rendo conto nel mio lavoro alla Asl che negli ultimi anni le richieste sono aumentate in modo impressionante così come è aumentata la gravità dei casi. L’approccio medico in queste situazioni è quello delle certificazioni, della formazione, del lavoro di rete. Tra questi la formazione è l’aspetto prioritario perché permette l’individuazione precoce dei segnali, segnali che frequentemente non vengono colti e di conseguenza ci arrivano ragazzi che sono in uno stato di difficoltà, di disagio già avanzato.
Un altro mezzo che abbiamo per contrastare tutto ciò sono le leggi, che ci permettono di dare supporto ma negli anni mi sto rendendo conto che rischiamo di fare troppa medicalizzazione e questo rischia di non farci approfondire lo studio delle strategie che possono accompagnare chi ha delle difficoltà a trovare un nuovo punto di vista, differente da quello comunemente definito normale, che sia funzionale alla difficoltà specifica di un individuo. Ci sono ragazzi con un potenziale altissimo che non riescono ad andare a scuola non per difficoltà didattiche ma perché non riescono ad affrontare il disagio e la frustrazione. E’ importante riconoscere le differenze presenti in ogni individuo, valorizzarle e costruire dei legami, puntare sulle risorse e aiutare i ragazzi a dire ‘ce la posso fare’ oltre che, dico provocatoriamente, parlare non tanto di inclusione quanto di non esclusione”.
Anche l’intervento della dottoressa Sonia Scarpante – scrittrice, docente formatrice e presidente dell’associazione La cura del sé – è stato incentrato sul tema delle strategie che possono essere di supporto al vissuto del disagio e dell’isolamento. Uno degli strumenti individuati a questo proposito è la scrittura, che può essere terapeutica. Un concetto di scrittura come cura del sé, una scrittura catartica che ha la possibilità di curare i dolori tramite la forma epistolare, ma non solo. Uno strumento che può essere proposto in ambito scolastico, come oggi la dottoressa Scarpante -dopo aver sperimentato la potenza della scrittura su se stessa- sta facendo in molte scuole sia tramite la formazione di docenti che con il contatto diretto con i ragazzi . “Quello che ho raccolto tra i ragazzi è un mondo ricchissimo, siamo noi adulti che generalmente abbiamo dei giudizi e dei pregiudizi verso i giovani. Loro hanno una ricchezza vasta, un mondo meraviglioso che esce dal lavoro di gruppo che si fa insieme nel percorso di scrittura”.
Tanti interventi, un excursus su un mondo giovanile che forse troppo spesso viene giudicato senza averne una vera conoscenza, ragazzi considerati superficiali, violenti, bulli, social addicted che forse avrebbero bisogno solo di comprensione e di una guida nell’affrontare un mondo che oggi è diventato troppo veloce ed una società troppo esigente, che non dà alla persona il tempo di fermarsi e di poter ascoltare se stessa, affrontare le proprie fragilità con serenità, senza pensare alle performance, a raggiungere quegli standard sempre più elevati che ci vengono proposti non prendendo in considerazione proprio quelle differenze che rendono una persona un essere unico e che andrebbero invece valorizzate. Un discorso valido per ogni persona di qualsiasi età, ma particolarmente rilevante per un individuo in crescita per cui occorrerebbe principalmente una cura, come ha messo in evidenza la dottoressa Rachele Zaratti – logopedista operante presso il centro riabilitativo Nuova Sair – parlando dei bambini con disturbi specifici dell’apprendimento, ma che ben si applica ad ogni persona: la cura è l’empatia, che dovrebbe essere alla base di tutto. “Un tassello importante, che non può mancare per lavorare bene, è prima di tutto relazionarsi in modo adeguato ed appropriato con il bambino nella sua individualità, di capirlo, ascoltarlo ed accoglierlo creando un rapporto di fiducia, che dia modo al bambino di condividere con serenità le proprie criticità emotive e farsi guidare nella scoperta di questo suo mondo credendo in se stesso e nelle sue potenzialità. Per fare ciò occorre un’alleata indispensabile: l’empatia. Senza di essa il lavoro di tutte le persone coinvolte (famiglia, insegnanti, terapeuti) sarebbe incompleto. Serve lavorare in sinergia comprendendo il bambino e le sue difficoltà adattandoci alla sua modalità di apprendimento specifica. Possiamo aiutare i bambini sostenendoli e rafforzandoli, così li aiuteremo gettando le basi per l’autostima. L’obiettivo è di non farli sentire diversi o meno degli altri e tutto questo sarà un potenziamento per andare avanti e non un freno”.
Pietro Zocconali – giornalista e presidente dell’Associazione nazionale sociologi – ha chiuso la tavola rotonda estendendo il tema al problema dell’immagine vincente che la società, i mass e i social media spesso presentano: quella di chi nella vita ha raggiunto il successo grazie ad un pallone o alla partecipazione ad un reality, chi è diventato ricco come influencer… chiude i lavori con una provocazione: “ma allora, molti ragazzi si chiedono, ma vale la pena studiare?!”
Tanti temi interessanti ed intrecciati tra loro quelli presentati nell’arco di un pomeriggio, che certo non possono trovare una soluzione in un arco di tempo altrettanto breve ma che gettano le basi per un dialogo costruttivo finalizzato a trovare soluzioni per accompagnare i giovani di oggi a costruire la società di domani imparando prima di tutto a gestire le proprie fragilità trasformandole in potenzialità.
FONTE: testata CastelliNotizie