Il Disegno di Legge di Stabilità 2015 alla Sezione III, art. 28 “Riduzione delle spese ed interventi correttivi del Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca”, restaura il sistema di Esame di Stato con sei membri interni (i docenti delle materie di esame della classe del candidato) e il Presidente in qualità di membro esterno. Una formula già sperimentata in passato e che tante critiche si era attirata, a cominciare dal fatto che, ferma restando la professionalità e serietà dei docenti coinvolti, la scuola veniva additata come un “diplomificio” che sviliva il vero senso e valore della certificazione conclusiva del percorso di studi secondari di secondo caso.
Una questione, quella della ridefinizione del valore legale del diploma di studi superiori che già doveva fare i conti con il contesto europeo, ma che adesso, se verrà confermata la scelta di tornare alla precedente formula, diventerà ancora di più un elemento di ulteriore problematicità e sensibilità.
Intanto un dato sembra estremamente chiaro: il ripristino delle commissioni “interne” porterà ad un risparmio di 147 milioni di euro, esattamente la somma necessaria per dar corso alle assunzioni che dovrebbero eliminare il precariato dalla scuola italiana. Ma l’elemento che sta sollevando ulteriori proteste e polemiche, riguarda il fatto che i docenti designati dai consigli di classe e nominati dal dirigente scolastico, non percepiranno alcun compenso, infatti il testo del Disegno di Legge di Stabilità dice in modo perentorio che “Nulla è dovuto ad alcun titolo ai componenti interni”. Una decisione incomprensibile che inserisce chiari elementi di disparità di trattamento fra docenti che sono impegnati nelle commissioni d’esame ed i loro colleghi che ne sono esenti, o perché non designati dai rispettivi consigli di classe, o perché non svolgono il loro servizio nelle ultime classi che sono interessate alle prove di esame conclusivo del percorso di studi superiori.
Pio G. Sangiovanni