“Il ricordo di Falcone”, sembra il titolo di un film. È passato quasi un quarto di secolo dalla morte del magistrato palermitano, sempre pronto ad andare oltre l’orario di lavoro per partecipare a seminari, interviste e presentazioni di libri, per insegnare la legalità e propagandare l’antimafia nelle scuole e tra i docenti.
E’ passato molto tempo dall’attentato mortale al magistrato, alla moglie ed alla sua scorta; nessuno ha dimenticato il sacrificio di vite per trasmettere il rispetto della legalità alle generazioni future; un sacrificio forse scritto da mano “acheropita”, quasi a voler trasmettere nel tempo l’insegnamento della vera “giustizia civile”.
Forse non è passato molto tempo perché a dispetto del ricordo sempre vivo di quel magistrato e di quell’attentato, del suo pensiero e del suo impegno, la situazione non sembra migliorata, anzi forse è peggiorata poiché oggi si tenta di sovvertire la logica della civile convivenza: la legalità, quella costituzionale, insomma la Nostra, è costantemente sotto attacco dei poteri forti che tendono a sostituirla con la legalità meramente formale a cui fa seguito un diffuso malcostume, la corruzione, l’attentato, il crollo dell’economia, la tensione sociale, il soffocamento tributario e, non ultimo, la distruzione della scuola pubblica.
Questa unico veicolo, insieme alle famiglie, di formazione delle future generazioni, non è un caso che magistrati dello spessore di Gratteri, Imposimato, Caselli, Colombo, etc … cercano costantemente il contatto con la scuola al fine di aiutare alla comprensione dei veri valori della vita comune. Proprio come si atteggiavano Falcone e Borsellino sempre pronti a guidare la crescita dei ragazzi, dei giovani degli studenti.
Nel ricordo di Falcone, docenti e studenti ritrovino la forza di combattere contro le riforme dello sfascio.