di Francesco Greco
Il Ministro dell’Istruzione, Prof. Patrizio Bianchi, nei giorni scorsi ha affermato “Non ci sono stati mai tanti soldi per la scuola” e, in una recente intervista, “In fatto di stipendi dei docenti, sul bilancio corrente stiamo facendo un ragionamento e sarà il Parlamento a dire la sua”.
Ci spiace, e non poco, che a fronte anche dell’enfasi sulla notevole disponibilità di risorse, ben 17,59 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, la questione degli stipendi pare sia ancora ferma alla fase interlocutoria del “ragionamento”, dunque, ben lontana, dalla messa in atto di linee di azione necessarie per cambiare la situazione miserevole delle retribuzioni dei docenti e per dare dignità ad una categoria che ormai sta impetuosamente scivolando verso l’area dell’indigenza economica, dopo aver perso ogni considerazione professionale e sociale.
Ci spiace, e non poco, che l’attuale Governo, non diversamente dai precedenti, si mostri tanto attento ad ogni minimo vagito delle istituzioni internazionali, spesso richiamati con la famigerata locuzione “ce lo chiede l’Europa” per farci ingurgitare l’amaro di provvedimenti infausti, mentre appare “distratto”, quasi incapace di raccogliere gli allarmi che emergono dalle indagini comparative, condotte dalle stesse istituzioni internazionali, che evidenziano il progressivo peggioramento degli stipendi dei docenti italiani, ormai in coda ad ogni classifica, e non solo europea, ed anche, all’interno del nostro Paese, in quelle di confronto con altre categorie professionali.
Ci spiace, e non poco, che il Governo, mentre giustamente riconosce la necessità di corrispondere un’indennità all’impegno dei medici dei pronto soccorso, dimentica che i docenti hanno lavorato anche in piena pandemia; dimentica che gli insegnanti della scuola dell’Infanzia sono andati a scuola anche nelle zone rosse. Eppure è noto che la scuola, grazie agli insegnanti, è l’istituzione che non si è mai fermata; grazie agli insegnanti si è evitato che la pandemia causasse un vero e proprio disastro educativo.
No, per loro nessun riconoscimento, NIET! Solo ragionamenti.
La sottovalutazione della condizione dei docenti e delle loro retribuzioni è, senz’altro, la rappresentazione plastica della sottovalutazione degli errori del passato, che purtroppo, come le festività ricorrenti, ogni governo pedissequamente rinnova.
La scuola e i docenti sono una componente troppo importante per lo sviluppo di un Paese e ciò può essere sottovalutato o per colpevole ignoranza, e riteniamo che non sia il caso degli attuali governanti, o, e sarebbe ancor più grave, per calcolo politico. Quest’ultima “ipotesi” ci porterebbe a settant’anni addietro e già allora persona più autorevole ne ha tracciato confini e prospettive.
Ad ognuno l’indipendenza di proprie libere valutazioni!
Per cui, molto probabilmente, l’epilogo dei ragionamenti produrrà la solita mancia di poche decine di euro, con la “benedizione” dei “sindacati firmatari” che siccome firmatari sono già “armati” di penna e pronti a firmare, in ragione della loro “integerrima solerzia firmataria”.
Ma fino a quando i docenti sono disposti ad assistere a queste stanche liturgie? Forse non sarebbe il caso che i docenti alzino la testa e chiedano il giusto riconoscimento del proprio lavoro? Forse non sarebbe giunto il momento perché chiedano retribuzioni europee? Anche perché “ce lo chiede l’Europa”!