
di REDAZIONE.
Riprendiamo e proponiamo volentieri l’intervento di saluto che una giovane maestra ha letto durante la cerimonia inaugurale del nuovo anno scolastico, svoltasi in uno dei tanti piccoli centri delle aree interne del nostro Paese, che si confrontano quotidianamente con il rischio reale dello spopolamento e abbandono. Sullo sfondo vi è la piena consapevolezza della drammaticità della crisi globale, segnata da una guerra mondiale non dichiarata ma ormai in atto, le cui innocenti vittime sacrificali sono innanzitutto i bambini, ai quali ogni giorno viene brutalmente negata, insieme ai più elementari diritti, ogni speranza di vita e di futuro.
Uno scritto che rappresenta anche un inno al valore dell’istruzione e della conoscenza, delle parole e delle idee, della cultura, del libro e della penna, come la vera forza per costruire un mondo migliore, di vera pace.
«Malala Yousafzai, sopravvissuta a un attentato per aver difeso il diritto delle bambine a studiare, ha detto: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.”
Questa frase racchiude un messaggio universale: l’istruzione è la forza più potente contro l’ignoranza, la violenza e l’ingiustizia. Non sono le armi a costruire un futuro migliore, ma le parole, le idee, la conoscenza che germogliano nella mente dei bambini e delle bambine quando viene data loro la possibilità di imparare.
Se guardiamo oggi alla condizione dei bambini di Gaza, questa frase assume un valore ancora più urgente e doloroso. Migliaia di scuole sono state distrutte o danneggiate, molte famiglie hanno perso la casa e la quotidianità dei più piccoli è segnata dalla paura, dalla mancanza di sicurezza e dalla privazione dei diritti fondamentali. Dove ci sarebbero dovuti essere banchi, lavagne e quaderni, ci sono macerie. Dove i bambini avrebbero dovuto giocare e imparare, si trovano invece a sopravvivere.
Eppure, proprio in questo contesto, il messaggio di Malala diventa un faro di resistenza. Ogni bambino che sogna di tornare a scuola, ogni insegnante che cerca di educare anche tra le difficoltà, ogni libro salvato dalle rovine, è un atto di speranza contro la logica della guerra. A Gaza, come in tanti altri luoghi colpiti da conflitti, il diritto all’istruzione non è solo un bisogno: è una forma di resilienza, un modo per immaginare un futuro diverso.
La frase di Malala ci ricorda che investire nell’istruzione dei bambini è l’unico cammino possibile per spezzare il ciclo della violenza. Dare loro la possibilità di avere una penna tra le mani, invece di crescere tra le armi, significa scommettere sulla pace e sulla dignità umana.»