di Redazione
riceviamo e pubblichiamo
L’opinione
In questa delicata fase di crisi sociale ed economica, che va di pari passo con la pandemia, è venuto ormai il momento di eliminare un antico privilegio di casta da prima Repubblica, puntualmente denunciato in inchieste giornalistiche. Ricordo in proposito il libro di Liviadotti “L’altra Casta”. A mio parere, i sindacalisti esonerati, nel nostro caso dall’insegnamento o dalle mansioni ATA, dovrebbero essere a carico dei bilanci delle organizzazioni sindacali di appartenenza e non pagati da noi contribuenti. I sindacalisti in esonero o in semiesonero li paghino gli iscritti al sindacato. Fin quando i sindacalisti di tutto il pubblico impiego e quelli della scuola saranno a carico dell’Amministrazione di appartenenza, cioè della controparte, i lavoratori non si sentiranno né garantiti, né tutelati. Si parla continuamente e giustamente dei costi della politica, si è ridotto il numero dei parlamentari, ma dei costi dei sindacalisti in esonero a carico del bilancio dello Stato nel pubblico impiego, nessuno parla mai. Ci sono sindacalisti che in passato hanno chiesto addirittura una proroga per non andare in pensione, e poi sono rimasti in esonero sindacale, inoltre nella scuola lo Stato paga due volte, sia il docente o l’ATA sindacalista in esonero o semiesonero, sia il suo supplente. Uno spreco di denaro pubblico che va avanti ormai da decenni, una stortura che dovrebbe essere finalmente sanata. Ci sono sindacalisti che dopo l’anno di prova, restano in esonero per 25-30 o quarant’anni e che vanno in pensione senza mai essere entrati in una scuola o in un’aula. Il Governo, il Parlamento, tutti i partititi, gli stessi sindacati del pubblico impiego diano finalmente un segnale concreto di responsabilità dopo anni di privilegi!
Libero Tassella